Piepoli: Il No avanti nel referendum

Il referendum sulla riforma costituzionale è alle porte: secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto Piepoli è avanti...

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Il referendum sulla riforma costituzionale è alle porte: secondo l’ultimo sondaggio dell’Istituto Piepoli è avanti il No. Non meno di due italiani su tre voteranno di pancia, quasi che il referendum fosse un plebiscito su Renzi. Inoltre, l’opinione pubblica vede nella vittoria di Trump un fattore rafforzativo della vittoria del No. Cuperlo e Verdini, invece, risultano ininfluenti sul risultato.

Ultimo giorno di sondaggi: il No ancora avanti di otto punti

Per almeno due italiani su tre sarà un plebiscito sul premier. Trump non aiuta il Sì, Cuperlo e Verdini ininfluenti sul risultato

Dopo il «tempo della Brexit» e il «tempo di Trump» c’è il «tempo del referendum». A partire da oggi non si potranno più pubblicare sondaggi, il che significa che il Referendum sulla Riforma Costituzionale è alle porte.

Quasi tutti gli italiani si dimostrano informati sulla data del referendum e tre quarti pensano di essere informati anche sui suoi contenuti. Noi sappiamo a priori che si tende a sopravvalutare questa informazione: alcuni test eseguiti indicano una conoscenza corretta della riforma in un italiano su tre. Non meno di due italiani su tre, tuttavia, voteranno di pancia, quasi che il referendum fosse pro o contro l’attuale presidente del Consiglio.

Qualsiasi sia la ragione che spingerà gli italiani a votare, la ricerca ci dice che la maggioranza della popolazione andrà a votare. Non si tratterà del 90%, come dice il nostro sondaggio, ma probabilmente si supererà il 50% e potremmo arrivare a 30 milioni di voti validi. Ci troviamo di fronte a un paradosso: rispetto ai referendum recenti, non validi perché non avevano raggiunto il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto, questo non ha bisogno di quorum ma lo avrebbe comunque superato.

Il trend mostrato dagli intervistati è stabile per il No in misura che sembra essere solo marginalmente discutibile. Cosa ci dice infatti il trend, avendo noi compiuto finora 12 rilevazioni in 7 mesi? Che il Sì aveva cominciato alla grande a maggio per essere doppiato dal No a metà luglio. Dopo questo mese non c’è stata praticamente storia: una continua maggioranza di No.

A questo punto si aggiungono altri paradossi: il primo è dato dagli indecisi che di solito tendono a schierarsi su posizioni positive mentre in questo caso aggiungono marginalmente acqua al mulino del No. Ma ancora più paradossali i perché di questa probabile vittoria del No. L’opinione pubblica infatti vede nella vittoria del presidente Usa, Donald Trump, un fattore rafforzativo della vittoria del No.

A questo si aggiunge un secondo fattore disgregativo che è il Sì di Denis Verdini, interpretato dall’opinione pubblica come un «amico del giaguaro Trump». Il Sì di Verdini infatti aumenterebbe la possibilità, secondo gli intervistati, di scissione del Pd. Ma cosa sta avvenendo nel Pd? Gli italiani, che hanno un fondamentale buon senso, pensano in maggioranza che la presenza di Gianni Cuperlo all’interno della coalizione del Sì non cambi molto le carte in tavola. In ogni caso le tensioni all’interno del Pd potrebbero per una certa parte dell’opinione pubblica essere un elemento per chiarire che il Pd in questo momento ha due anime che non stanno più bene insieme e che potenzialmente hanno vie diverse da perseguire.

Il vero pericolo quindi è una scissione del Pd, con una maggioranza intorno a Renzi e una minoranza intorno a D’Alema: situazione che porterebbe il Pd su quote inferiori alle attuali e non sufficienti, nel corso dei prossimi anni, a fargli governare il Paese.

Ma è tutto così semplice? Le forze internazionali e le forze locali unite anche controvoglia nell’obiettivo di una sconfitta di Renzi al referendum? Di regola la politica italiana ha portato a soluzioni creative molto diverse da quanto l’opinione pubblica si aspettasse e in questo momento il ricercatore si augura che una soluzione appartenente al pensiero andreottiano del «tutto si aggiusta» prenda corpo per un futuro migliore del Paese, malgrado il pessimismo piuttosto diffuso dell’opinione pubblica sul proprio futuro.

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