Negoziato Ue sulle Ong. Migranti: c’è intesa tra Italia, Francia e Germania

Trovato l’accordo tra Italia, Francia e Germania sulle Ong. A quanto si apprende, la questione migranti avrebbe...

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Trovato l’accordo tra Italia, Francia e Germania sulle Ong. A quanto si apprende, la questione migranti avrebbe fatto registrare a Parigi una “piena intesa” per il sostegno all’Italia da parte di Francia e Germania su un nuovo codice di comportamento per le Ong al fine di migliorare la gestione dei flussi migratori.

Migranti, un patto sul ruolo delle Ong tra Italia, Francia e Germania

Ieri maratona dei ministri dell’Interno per raggiungere un accordo Minniti propone un protocollo d’azione comune per il Mediterraneo. Il ministro degli Interni Marco Minniti, incontrando i colleghi francese e tedesco, rispettivamente Gérard Collomb e Thomas de Maizière, ha ribadito la richiesta di un accordo forte. L’Italia incassa la solidarietà di Francia e Germania, ma arrivare a un’intesa concreta al vertice di Tallinn, che inizia giovedì, non sarà facile.

PARIGI – È stata una prima tappa, quella di ieri sera a Parigi, in previsione del Consiglio di Affari generali, che vedrà riuniti a Tallinn, in Estonia, i ministri degli Interni dei Paesi dell’Unione, tra giovedì e venerdì prossimi.

Ieri, invece, nella capitale francese si sono incontrati per una cena di lavoro Marco Minniti, il ministro degli Interni italiano, e i suoi colleghi francese e tedesco, rispettivamente Gérard Collomb e Thomas de Maizière. L’obiettivo, appunto, era iniziare a preparare un «approccio coordinato», come è stato definito da fonti francesi, in vista dell’appuntamento di Tallinn. E una base di accordo per rispondere all’Sos che arriva da Roma: la necessità di aiutare l’Italia nell’emergenza migranti.

Non è stato facile in una fase in cui la Francia di Emmanuel Macron vive di contraddizioni nel settore. Proprio Collomb, in una recente trasferta a Calais, ha intimato alle Ong che assistono i migranti di andare «a esprimere le loro professionalità altrove». E ancora lui ha accelerato i respingimenti di clandestini alla frontiera con l’Italia. Ieri sera, nella riunione che si è prolungata fino a tardi, oltre il previsto, fonti vicine al ministro francese hanno comunque evocato un approccio «abbastanza disponibile» nei confronti di Roma, sottolineando «la necessità di arrivare a un approccio concertato sui flussi migratori del Mediterraneo centrale per vedere come possiamo aiutare al meglio gli italiani».

Il problema, al momento, è proprio quel «come». Un primo, importante, passo è stato compiuto ieri sera: Parigi, Roma e Berlino hanno lavorato a un patto per regolamentare l’attività delle Ong nel Mediterraneo.

Battagliero, Minniti ha ribadito le sue richieste, in particolare quella di un protocollo d’azione per le navi delle Ong straniere che operano nel Mediterraneo, perché, una volta salvati i migranti, accedano non solo ai porti italiani, ma pure a quelli di altri Paesi (e proprio la Francia, come la Spagna, potrebbero figurare fra questi, anche se in tarda serata niente era stato deciso al riguardo al mini-vertice di Parigi). L’Italia vuole, inoltre, più trasparenza nell’azione di queste Ong. E poi, ancora, la richiesta da parte del nostro Paese di una più equa distribuzione dei migranti in arrivo, con forme di ricollocamento in destinazioni diverse dall’Italia.

Alla riunione a Parigi era presente anche Dimitris Avramopoulos, commissario europeo alle migrazioni. Bruxelles potrebbe stanziare nuovi fondi per l’Italia, destinati all’accoglienza dei migranti, ma soprattutto intervenire nei Paesi di origine di questi flussi. Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, rispettivamente presidente della Commissione e dell’Unione europea, saranno, invece, presenti mercoledì alla sessione plenaria del Parlamento europeo, destinata ancora all’emergenza migranti.

Ma l’obiettivo è di arrivare a qualcosa di concreto a Tallinn, anche sulla base del primo confronto di ieri sera a Parigi. Non sarà facile. Ieri Andres Anvelt, il ministro degli Interni estone, ha messo le mani avanti, sottolineando che «non daremo nessuna risposta» ma «ascolteremo l’Italia, per vedere come affrontare la questione della protezione delle frontiere, dei porti e le relazioni con la Libia». Niente di più.

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