La sfida dell’Inghilterra: Theresa May illustra il manifesto per il Regno Unito

A Londra la premier Theresa May illustra il manifesto per il Regno Unito e promette:...

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A Londra la premier Theresa May illustra il manifesto per il Regno Unito e promette: “Un governo forte per sostenere la classe media”. L’ex premier socialista Manuel Valls, uno degli sfidanti di Marine Le Pen, presenta la sua agenda per il Paese, che vuole “più sicuro e laico”.

May: serve un governo forte per aiutare la classe media

La premier britannica illustrerà oggi il suo manifesto per il Regno Unito. Distanze da Thatcher e Cameron: il libero mercato non è la soluzione

LONDRA – La Gran Bretagna ai tempi della Brexit, ovvero una «società condivisa» in cui il libero mercato non è la soluzione di tutti i mali e lo Stato può e interviene per aiutare chi fa fatica ad arrivare a fine mese. Questa almeno è la visione di Theresa May, delineata ieri in un lungo articolo per il «Sunday Telegraph» e in un’intervista televisiva, e oggi con un discorso programmatico. È il tentativo della premier di imprimere il suo marchio al partito conservatore, come già avevano fatto i suoi predecessori, ma anche di riprendere l’iniziativa politica al termine di una settimana durissima, in cui l’hanno accusata d’incompetenza sulla Brexit e generale incapacità di prendere decisioni.

La premier si rivolge alla classe media «stritolata», che ce la fa a stento e vede la qualità di vita peggiorare rispetto alla generazione precedente. Il suo manifesto per una «shared society» rappresenta una rottura rispetto alla tradizione conservatrice. Per Margaret Thatcher, cui May viene spesso paragonata, «la società non esiste, esistono uomini e donne e le loro famiglie». David Cameron ci aveva provato con la «big society», idea secondo cui gli enti locali avrebbero dovuto occupare gli spazi lasciati vuoti da uno Stato sempre più piccolo. Per May, la Stato ha la responsabilità di agire per correggere le «ingiustizie più urgenti». «Credo fermamente che, nella vita, ci sia di più che non individualismo e interesse personale», ha detto.

Per un partito Tory che ancora oggi fa fatica a liberarsi del poco lusinghiero soprannome di «nasty party», partito senza cuore, si tratta di un tentativo di rinnovarsi; per la premier di un ritorno alle origini, in qualche modo. Figlia di un vicario, cresciuta in una solida casa «middle class», scuole per lo più statali prima di Oxford, May ha sempre detto di sentire la politica come vocazione e servizio alla comunità. Appena divenuta capo del governo nel luglio scorso, parlando fuori da Downing Street, aveva detto di volere una «società che funzioni per tutti, non per pochi privilegiati».

May vuole evitare che la sua premiership venga completamente assorbita dalla Brexit, tentativo probabilmente impossibile a fronte della questione più importante che il Paese si trovi ad affrontare dal dopoguerra. E resta comunque da vedere cosa voglia dire, nel concreto, «società condivisa». Finora la premier è stata prodiga di slogan («Brexit means Brexit», valga per tutti), ma povera di dettagli, e questo manifesto per ora non fa eccezione: concetti condivisibili (una «società più giusta»), promesse, poche proposte. Qualcosa in più rivelerà nel discorso di oggi. Intanto, nell’articolo sul «Telegraph», ha spiegato di volere risolvere il problema di case sempre più care; correggere le storture di un mercato che innalza sempre più il costo della vita; costruire una meritocrazia dove ciascun bambino abbia accesso a una buona scuola.

«Le famiglie che ce la fanno appena, non hanno bisogno di un governo che si tolga di mezzo; hanno bisogno di un governo che intervenga attivamente a sostegno di ciò che sta loro a cuore», ha scritto. È qui il passaggio chiave, il riferimento alla classe media schiacciata da anni di austerità dopo la crisi finanziaria del 2008. È un gruppo ribattezzato «Jams» («Just About Managing»), secondo una formula inventata dal cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, che comprende famiglie che guadagnano complessivamente tra i 14mila e 38mila euro l’anno circa. May vuole i loro voti per condannare all’irrilevanza elettorale il Labour di Jeremy Corbyn, che già rischia di perdere la «working class» tentata dai populisti dello Ukip.

Sotto pressione da giorni, May si prepara ad un 2017 cruciale, con l’avvio della Brexit entro fine marzo, l’apertura dei negoziati con Bruxelles, un incontro con Trump previsto in primavera, forse anche prima. A questo sta lavorando il ministro degli Esteri Boris Johnson, che ieri è sbarcato negli Usa, per incontrare lo staff del presidente eletto. Sulla Brexit l’anno è cominciato con critiche feroci. L’ambasciatore britannico presso la Ue, Ivan Rogers, dimessosi a sorpresa, ha accusato il governo di avere «idee confuse» e «giudizi infondati» sulla Brexit. May ha promesso che, finalmente, illustrerà le linee guida sulla Brexit in un discorso nelle prossime settimane. Intanto spiega che il Paese tornerà ad avere il controllo sull’immigrazione, e aggiunge «non è un gioco a somma zero».

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lastampa/May: serve un governo forte per aiutare la classe media ALESSANDRA RIZZO

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