La Casa Bianca attacca la Merkel: “Sfrutta l’euro contro Ue e Usa”

Sul fronte europeo, il numero uno del Consiglio per gli scambi commerciali della Casa Bianca attacca...

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Sul fronte europeo, il numero uno del Consiglio per gli scambi commerciali della Casa Bianca attacca le politiche di Angela Merkel, dicendo che con l’euro debole Berlino approfitta degli Stati Uniti e dei partner europei. La risposta di Merkel è immediata, a difesa dell’indipendenza della Bce. La polemica apre un’inedita fase di tensioni Usa-Ue.

Trump all’attacco della Germania: “Sfrutta l’euro contro Ue e Usa”

Navarro: “Merkel usa a suo vantaggio una moneta sottovalutata. Il Ttip è morto”. Licenziato il segretario alla Giustizia che si è opposto al decreto sugli immigrati

L’amministrazione Trump colpisce diritto al cuore dell’Europa con un attacco alla Germania di Angela Merkel e alle sue strategie commerciali «egemoniche». L’affondo arriva per voce di Peter Navarro, numero uno del Consiglio nazionale per il commercio, la nuova cabina di regia sulla politica degli scambi voluta da Donald Trump.

La Germania sta usando un euro «esageratamente sottovalutato» per «approfittarsi» degli Stati Uniti e dei suoi partner europei, dice il «trader-in-chief» in un’intervista al «Financial Times». Lo zar del commercio Usa va oltre definendo Berlino «tra i maggiori ostacoli a considerare il Ttip un accordo bilaterale, perché la Germania sfrutta gli altri Paesi Ue e gli Usa con un implicito Deutsche Mark» sottostimato. La conclusione è lapidaria: «Il Ttip è morto». La cancelliera Merkel liquida da parte sua le accuse di Navarro in appena tre frasi. La Germania ha sempre chiesto che la Banca centrale europea seguisse una politica indipendente, «così come ha fatto la Bundesbank quando non c’era ancora l’euro», ha chiarito la cancelliera da Stoccolma. «Pertanto non eserciteremo nessuna influenza sul comportamento della Bce e per questo non posso, né voglio cambiare nulla della situazione così com’è». Per il resto ci impegniamo per stare sul mercato mondiale «con prodotti competitivi e nell’ambito di una concorrenza equa».

Gli attacchi di Navarro arrivano però neanche 24 ore dopo la diffusione, da parte dell’istituto economico Ifo, di nuovi dati secondo cui nel 2016 la Germania è tornata ad essere il Paese col più alto avanzo delle partite correnti al mondo, scavalcando la Cina. Il surplus di Berlino ammonta a 297 miliardi di dollari, quello di Pechino a 245. Gli Stati Uniti mostrano invece il più alto deficit delle partite correnti al mondo, con 478 miliardi di dollari. Il governo tedesco, aveva spiegato lunedì una portavoce del ministero federale dell’Economia, condivide la posizione della Commissione europea secondo cui l’avanzo delle partite correnti è da considerarsi «elevato», tuttavia ritiene che ciò «non rappresenti uno squilibrio eccessivo». Elementi questi che tuttavia sembrano suffragare le accuse di Navarro e conferiscono forza agli attacchi da Ovest nei confronti della Germania.

Trump nel frattempo è impegnato sul fronte interno a contrastare l’azione di protesta contro i suoi decreti in materia di migranti e rifugiati. Proteste che sono costate la poltrona al segretario alla Giustizia Sally Yates dopo il suo rifiuto di attuare le disposizioni contenute nei decreti esecutivi su rifugiati e immigrati. Yates, ministro superstite di Obama designata a guidare il dicastero sino alla conferma da parte del Senato del designato Jeff Session, aveva annunciato lunedì sera il boicottaggio: «Fino a quando sarò alla guida di questo dipartimento, il decreto non sarà difeso», avverte Yates. I legali del dipartimento così non avrebbero difeso nelle aule di tribunale il decreto di Trump.

Per il Presidente si è trattato di un tradimento in piena regola, meritevole di licenziamento. «Yates ha tradito il dipartimento di Giustizia rifiutando di attuare un ordine messo a punto per difendere i cittadini americani», ha replicato la Casa Bianca. E dopo il licenziamento (in stile «The Apprentice» afferma qualcuno), Trump ha nominato ministro ad interim Dana Boente, procuratore della Virginia, che ha subito affermato di essere pronto a «fare il proprio dovere» e a difendere l’ordine esecutivo del presidente. Il quale sembra godere di un sostegno interno (almeno sulla questione dei decreti) maggiore di quello che lo ha trascinato alla Casa Bianca. A suggerirlo è un sondaggio Rasmussen Reports secondo cui il 57% degli aventi diritto al voto sostiene le misure adottate da Trump in materia di rifugiati e migranti, a fronte di un 33% di contrari e il 10% di indecisi.

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