Il giorno delle due Americhe, alle origini della rivolta

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L’America che ha eletto Trump mette in evidenza le opposte identità delle due americhe. Donald Trump entra per la prima volta alla Casa Bianca e incontra Barack Obama mentre in migliaia protestano contro il presidente eletto in oltre 25 città. Tra i due leader va in scena la prima stretta di mano accompagnata da toni cordiali in diretta tv. Ma le differenze restano: il tycoon rilancia su taglio di tasse e volontà di cancellare la riforma della Sanità. Trump intanto inizia a lavorare sulla squadra dell’amministrazione: i primi nomi sono Giuliani, Christie, Walker e Flynn.

La prima stretta di mano tra Donald e Barack: “Ma le divergenze restano”

Nel faccia a faccia alla Casa Bianca Trump rilancia su tasse e sanità

NEW YORK – Il primo, quello che aveva definito l’altro un pericoloso irresponsabile a cui non era possibile affidare i codici delle armi nucleari, comincia così: «Abbiamo avuto un incontro eccellente, faremo tutto il possibile affinché abbiate successo». Il secondo, quello che aveva messo in discussione persino la cittadinanza americana del primo, e quindi il suo diritto a vivere nella Casa Bianca, abbassa la testa e sussurra: «Un uomo buono, un uomo molto buono».

Guardando le immagini dell’incontro di ieri mattina alla Casa Bianca fra il presidente americano Obama e il presidente eletto Trump, il primo mai avvenuto tra loro, non sarebbe stato facile immaginare gli attacchi al limite dell’insulto che queste due persone si sono scambiate negli ultimi otto anni. Soprattutto durante la campagna elettorale appena finita, in cui non solo Barack, ma anche sua moglie Michelle, hanno fatto tutto il possibile per passare le chiavi a Hillary Clinton. La forza della democrazia americana però è proprio questa: il popolo ha deciso, Trump è il nuovo presidente, e quindi quello uscente deve accettare il verdetto e aiutarlo a lavorare bene.

Di prima mattina Donald ha parlato con la premier britannica Theresa May, invitandola negli Usa. Il terzo leader sentito, dopo l’israeliano Netanyahu e l’egiziano al Sisi. Niente Putin, che però ha confermato di aver avuto contatti con la campagna. Poi è partito da New York sul suo aereo, portando la moglie Melania, il genero Jared Kushner che sta emergendo come braccio destro, e la portavoce Hope Hicks. Una volta arrivati alla Casa Bianca, si sono divisi: Trump solo nell’ufficio Ovale con Obama; Melania negli appartamenti privati con Michelle; Kushner a spasso nel South Lawn col chief of staff Denis McDonough, alimentando le speculazioni che il capo di gabinetto sarà lui; Hope col portavoce Josh Earnest, anche se nella comunicazione dell’amministrazione lavorerà di sicuro anche la manager Kellyanne Conway.

Nell’Ufficio Ovale il primo a parlare è stato Obama: «Ho avuto una conversazione eccellente col presidente eletto. Abbiamo parlato di questioni organizzative, politica estera e interna. La mia priorità nei prossimi due mesi è facilitare una transizione che assicuri il suo successo». Quindi ha passato la parola a Trump: «Questo incontro doveva durare 10 o 15 minuti, ma abbiamo parlato per un’ora e mezza e potevamo andare oltre. Abbiamo discusso molte situazioni, alcune magnifiche e altre difficili. Conto di continuare ad interagire con lui e ricevere consigli. Mi ha spiegato alcune difficoltà, e cose davvero grandi realizzate».

Donald riconosce le grandi cose ottenute da Barack? Magari salverà un pezzo della riforma sanitaria? L’empatia sembrava così intensa, che poco dopo il portavoce Earnest ha dovuto chiarire: «Non hanno risolto, e nemmeno discusso, le loro differenze. In campagna elettorale il presidente ha detto che Clinton era più qualificata, e resta di questa idea. L’incontro però è stato eccellente perché hanno coordinato la transizione, e ciò è buono per il Paese». I funzionari della Casa Bianca faranno anche un paio di prove, a dicembre, per simulare una crisi e insegnare ai successori come si gestisce. Quanto alla politica estera, «hanno parlato dei temi del prossimo viaggio del presidente», che a metà novembre sarà in Germania per incontrare i leader europei, tra cui l’italiano Renzi. Non sono state pubblicate foto di Michelle e Melania, ma Earnest ha negato che la First lady abbia voluto nascondersi.

Subito dopo Trump è andato a Capitol Hill, per incontrare lo Speaker della Camera Ryan e il leader del Senato McConnell, e indicando le sue priorità legislative ha fugato ogni dubbio di marce indietro: «Guardiamo fortemente all’immigrazione, i confini, la sanità e il lavoro, molto lavoro». Allora un giornalista gli ha chiesto se imporrà il bando per gli immigrati islamici, e lui è diventato subito presidenziale: «Arrivederci e grazie».

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