Germania verso un nuovo voto

L’appello alla responsabilità cade nel vuoto: la Germania tornerà con probabilità alle urne per scegliere un...

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L’appello alla responsabilità cade nel vuoto: la Germania tornerà con probabilità alle urne per scegliere un nuovo governo dopo che i partiti non hanno trovato un’intesa. La cancelliera Angela Merkel è all’angolo ma cerca subito il riscatto proprio al voto, ricompattando le fila del partito.

La cancelliera all’angolo cerca subito il riscatto: c’è spazio per una soluzione

Dopo il flop dei negoziati il partito e i bavaresi si ricompattano. E nel giorno più nero Francoforte perde l’Autorità bancaria Ue

BERLINO – «Sono pronta a ricandidarmi come capolista della Cdu alla Cancelleria nel caso venissero indette elezioni anticipate».

Con questa dichiarazione rilasciata ieri sera in un’intervista esclusiva alla televisione pubblica tedesca Zdf, Angela Merkel ha girato nuovamente la frittata, trasformando la sconfitta subita domenica notte in seguito al fallimento delle trattative per un governo formato Giamaica, in un possibile riscatto in extremis. La cancelliera alla guida della Germania da ormai 12 anni non si vuole dare per vinta e a tutti coloro che già la davano per spacciata risponde con la proverbiale freddezza scientifica di leader politica laureata in Fisica che da sempre la contraddistingue. Secondo lei esistono ancora spazi di manovra per la formazione di una maggioranza di governo alternativa a quella nero-verde-gialla insieme al Partito liberale e a quello dei Verdi.

Merkel fa appello al senso di responsabilità e alla ragion di Stato dei socialdemocratici e nonostante il no secco ad una riedizione della Grosse Koalition rinnovato ancora ieri dal leader dell’Spd Martin Schulz, conta ancora su questa opzione. «Il fallimento del governo Giamaica potrebbe paradossalmente rafforzare la cancelliera», sostiene il politologo Gero Neugebauer. «In seguito all’offesa subita dai Liberali, molti suoi colleghi di partito ed anche ex avversari all’interno della Cdu e Csu fanno di nuovo cerchio attorno alla cancelliera, l’unica vera leader in grado di garantire un risultato dignitoso nell’eventualità di elezioni anticipate». Eventualità preferita dalla stessa cancelliera, che resta diffidente nei confronti di un governo di minoranza. «È un modello mai sperimentato prima in Germania e che poco si presta ad affrontare le sfide future interne, come quelle internazionali», ha spiegato ieri sera nel corso dell’intervista televisiva.

Ma al più tardi dalla fatidica notte fra domenica e lunedì scorso, l’autorità granitica e inossidabile di Angela Merkel ha subito ugualmente qualche graffio e per la prima volta nel corso del suo lunghissimo cancellierato, sembra essere in difficoltà.

Da «Donna più potente del mondo», come venne eletta dal settimanale Forbes già pochi mesi dopo la sua conquista del potere in cancelleria nell’ormai lontanissimo autunno del 2005, Angela Merkel sembra essere tornata in queste ore nei panni poco lusinghieri di «fanciulla venuta dall’Est» o di «pupilla di Helmut Kohl», gli appellativi affibiategli all’avvio della sua carriera politica all’indomani dell’unificazione tedesca. Difficile da credere che una donna politica alla guida della Germania (e dell’Europa?) da ormai dodici anni consecutivi, che una statista che dal suo ufficio nel centro di Berlino ha già visto passare tre presidenti degli Stati Uniti, quattro presidenti francesi, sette presidenti del Consiglio italiani e così via, si trovi oggi a dover fare i conti con una situazione rischiosa e delicata provocata dal «tradimento» di un giovane rampollo della politica tedesca del calibro di Christian Lindner, leader di un Partito liberale che alle ultime elezioni legislative è riuscito a raccogliere sì e no il 10% dei consensi.

Quella di queste ultime ore è un’Angela Merkel con le spalle al muro, perseguitata dalla sfortuna e che ha perso la sua bacchetta magica e il suo fiuto per gli umori della gente comune come quello dei potenti della terra. Con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca e la fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione europea ha perso importanti alleati nell’emisfero occidentale. Con la Russia di Putin è ai ferri corti, con molti partner dell’Eurozona i rapporti sono compromessi dalla sua linea dura in fatto di rigore fiscale e disciplina di bilancio e a causa dell’apertura delle frontiere tedesche a quasi un milione di profughi, la sua popolarità è in costante discesa anche all’interno del suo Paese. Alle ultime elezioni federali del 24 settembre i cristiano-democratici hanno perso quasi il 9% dei consensi, la destra populista della AfD è entrata in parlamento e il tentativo di dar vita ad una coalizione giamaicana assieme a Liberali e Verdi è fallita nella gelida notte di domenica. Come se tutto ciò non bastasse anche l’autorità bancaria europea Eba non si trasferirà da Londra a Francoforte, bensì a Parigi. Segno forse di una nuova diffidenza nei confronti dell’affidabilità e stabilità di una Germania ingovernabile?

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