Comunali, Renzi: “Non siamo contenti, a Napoli risultato peggiore”. Salvini: “Premier stra-indebolito da voto”

Il segretario del Pd: “Non siamo tra quelli che dicono di aver vinto”. E annuncia...

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Il segretario del Pd: “Non siamo tra quelli che dicono di aver vinto”. E annuncia commissariamento per il capoluogo campano. Meloni: “Mai a ballottaggio senza aiutino di Berlusconi”. Giachetti: “Partita aperta”

ROMA – Il giorno dopo le elezioni Comunali, mentre ci si prepara al rush finale del 19 giugno, quando i ballottaggi assegneranno le poltrone di sindaco, è il momento dei bilanci e delle analisi. “Il Pd? Noi non siamo contenti. Non siamo come gli altri che indossano il sorriso di ordinanza, volevamo fare meglio soprattutto a Napoli, dove c’e’ il risultato peggiore del Pd”, ha detto il premierMatteo Renzi in conferenza stampa, non nascondendo la delusione per i numeri delle consultazioni del 5 giugno, anche se precisa che il Pd “su 1.300 sindaci ne porta a casa quasi 1.000. Ci siamo consolidati come prima comunità politica nazionale ed europea”. E lancia una frecciata agli avversari: “Da parte mia tanta solidarietà e tenerezza a quei politici che oggi brindano a percentuali da prefisso telefonico in città importantissime”. Poi annuncia che alla direzione del Pd, dopo i ballottaggi, proporrà il commissariamento del Pd napoletano. Ma loda il risultato di Roberto Giachetti a Roma: “Ha fatto un mezzo miracolo. Onore al merito, è stata una campagna molto molto difficile e ora c’è, è in campo. Se la giocherà al ballottaggio”. E aggiunge: “Vorremmo anche l’altro mezzo”.

Nessun impatto su referendum. “Con i ballottaggi si riparte sempre dallo zero a zero, auguri e in bocca al lupo. Comunque sarà un giudizio locale a decidere”, ha proseguito Renzi, che ritiene che “gli italiani votano sulla base di ciò che propone l’esperienza amministrativa locale. Sanno scegliere, fanno zapping sulla scheda elettorale”, ribadendo che le elezioni amministrative non sono un test nazionale. Né hanno un impatto sul referendum: “Sono partite profondamente diverse. Ho detto che non avrei considerato valore nazionale delle elezioni amministrative e mi pare di essere stato un buon profeta nel dirlo per come sono andate. Allo stesso modo confermo che il referendum avrà ripercussioni sul governo”, ha proseguito ancora una volta. E ha precistao: “Il voto di protesta oggi c’è, ma io penso che sul referendum non potranno che votare sì”.

Italicum. Sulla base del sistema elettorale per le comunali, Matteo Renzi conferma la linea sull’Italicum: “Noi siamo quelli che sostengono il premio alla lista e non alla coalizione, lo confermo su tutta la linea oggi, non è che cambiano idea: il premio va alla lista”. E aggiunge, parlando di alleanze: “Sulle alleanze noi siamo perché il Pd, come volle Walter Veltroni, faccia il partito a vocazione maggioritaria”.

Voto libero. Il premier risponde a distanza agli avversari che hanno dichiarato che al ballottaggio i voti dei loro sostenitori non andranno mai al Pd: “Brunetta, Fedriga e Quagliariello
dicono che i loro elettori non daranno mai il voto al Pd? Con tutto il rispetto profondo che abbiamo, voi pensate che i loro elettori, sempre che ci siano, decidano come votare sulla base di cosa dice Brunetta o sulla base di quello che lo convince di più? Ognuno, ad esempio a Roma con Raggi e Giachetti, voterà come crede sulla base di quanto il candidato lo convincerà”.

Le reazioni. “Non ho mai visto il presidente del Consiglio dei Ministri così imbarazzato come oggi in conferenza stampa. I cittadini gli hanno restituito il ‘ciaone’ e lui finge di nulla”, ha scritto su Facebook, subito dopo la lunga conferenza stampa, il M5s Luigi Di Maio. “Invece di cambiare registro e iniziare a spiegare agli italiani che ha sbagliato, oggi passa il tempo a vantarsi per i risultati ottenuti nelle uniche città dove il M5s non si è presentato. Contento lui…Matteo, ritorna sulla terra. La tua propaganda non funziona più”.

Contro il premier punta il dito anche il leader del Lega, Matteo Salvini: “Renzi esce stra-indebolito dal voto”, commenta a Radio Padania: “Adesso vinciamo i ballottaggi, poi parte la battaglia per il referendum per cacciare Renzi. Mentre il risultato dei 5 Stelle merita rispetto e andrà analizzato perché loro sono anti-sistema e contro la cricca europea”. Salvini si è detto anche “dispiaciuto” per l’esclusione di Giorgia Meloni dal ballottaggio a Roma, auspicando l’unità del centrodestra: “Mi spiace davvero, di cuore, per la Meloni. Ma lì purtroppo Berlusconi ha sbagliato, guardando al passato… “Adesso – ha aggiunto – bisogna ricostruire il centrodestra, ma su nuove basi e non certo sulle poltrone o guardando al passato. Un centrodestra forte, libero e orgoglioso”.

Inversione di tendenza su fiducia elettori. Un lavoro straordinario considerando il punto di partenza: Giachetti è più che soddisfatto del risultato: “Adesso si azzera tutto, c’è un secondo tempo da giocare e ce lo giocheremo fino alla fine, fino all’ultimo giorno”, ha garantito. “C’è una città arrabbiata che ha voluto manifestare questa rabbia e io non sottovaluto nulla. Ma ora cambia tutto, c’è da scegliere un sindaco o una sindaca. C’è la faccia mia e della Raggi”. Ed esclude categoricamente qualsiasi accordo con Marchini.

Poi lancia un appello all’avversaria: “Rivolgo un appello a Raggi e al suo staff di non complicare il ballottaggio obbligando l’altro a rincorrerla. Se non ha paura che tra la rabbia e il voto positivo si perda qualcosa, facciamo il confronto e vinca il migliore”.

Per Giachetti è ingiusto attribuire a Renzi la colpa dei dati deludenti: “Io penso che il 17% del Pd, che è comunque un risultato importate rispetto a come stavamo qualche mese fa è il risultato di un passato che pesa, delle responsabilità in Mafia Capitale, ma anche della amministrazione di questi tre anni di Marino. Sarebbe ingiusto attribuirlo a Renzi”.

Alle accuse di Giachetti risponde a distanza l’ex sindaco della Capitale,Ignazio Marino, che critica duramente l’operato del Pd: “Il risultato del primo turno a Roma propone con forza il problema di un Partito Democratico che ha rotto il proprio rapporto con la città. Dati alla mano, il calo del consenso verso il Partito Democratico romano è drammatico e sarebbe un grave errore sottovalutarlo o fingere di ignorarne le cause. Da quando fu commissariato, nel 2014, e interamente affidato per ordine di Matteo Renzi a Matteo Orfini, il Partito Democratico romano ha mancato i risultati sperati e necessari. Non si sono visti né l’auspicato ricambio di classe dirigente, né la necessaria pulizia”, ha scritto nel suo blog.

Amaro in bocca.Si sente di aver “lisciato il miracolo” la candidata di Fratelli d’Italia al Campidoglio: “Arrivare così vicino al ballottaggio e a una possibile vittoria è come perdere ai rigori in finale della Coppa del mondo”, ha dettoGiorgia Meloni che non nega che i risultati “hanno lasciato l’amaro in bocca“. Ma la spinta per arrivare alla sfida finale, al leader del Pd, secondo Meloni, è arrivata grazie all’ex Cavaliere: “Renzi e il Pd, se non avessero avuto l’aiutino di Berlusconi e Forza Italia, non sarebbero arrivati al ballottaggio a Roma. Il Partito democratico è arrivato al 17 % – prosegue –  se lui lo saluta come grande risultato non si rende conto dei risultati disastrosi del suo governo”.

E se l’ex Cavaliere ha aiutato il premier, di certo non ha dato una mano a lei: “Io credo che da parte di Berlusconi fosse voluto non fare arrivare Giorgia Meloni al ballottaggio per mandarci Roberto Giachetti perché serviva a impedire il domino che avrebbe mandato a casa Matteo Renzi”, ha detto Meloni, che non vede, nell’impresa di Giachetti, alcun miracolo: “Mi fa sorridere sentir dire che Giachetti ha fatto il miracolo. Se è un miracolo arrivare tre punti sopra di noi che siamo quello che vedete qui…Con il presidente del Consiglio che scende in campo non mi sembra un gran miracolo. Se avessero perse tutte le città, Renzi avrebbe dovuto dimettersi”.  Sul prossimo appuntamento, Meloni non vuole dare alcun orientamento: “Non potrei mai dare indicazioni di voto per un candidato di Renzi – spiega durante una conferenza stampa -, ma non me la sento neanche di darle per il M5s. L’idea che mi sono fatta in questa campagna è di pressappochismo. Non mi sento di mettere la mia faccia”.

Amareggiato dal risultato anche Stefano Fassina: “Non sono contento, speravo di riuscire a intercettare un pezzetto di voti andati al M5s. L’autonomia del nostro profilo è ancora incompiuta, non abbiamo un posizionamento nazionale chiaro, abbiamo prospettive contraddittorie al nostro interno e questo non ci ha consentito di intercettare fino in fondo la domanda di radicale discontinuità che è emersa dal voto”, ha detto, facendo autocritica.

Tutt’altro lo spirito del candidato milanese Giuseppe Sala: “Primi al primo turno! Grazie di cuore a tutti i cittadini milanesi che hanno scelto di sostenere me e la mia coalizione. Adesso andiamo tutti insieme a vincere al ballottaggio” ha scritto sulla sua pagina Facebook il candidato sindaco del centrosinistra a Milano. Sala definisce il 42% conquistato al primo turno “un risultato tutt’altro che disprezzabile”. “È un ottimo risultato – ha fatto notare – che ci responsabilizza, un ottimo punto di partenza per il ballottaggio”.

L’avversario, Stefano Parisi, ha citato una metafora di Renzi per commentare i dati: lui ha parlato di un rigore che doveva tirare Beppe Sala “e il rigore – ha detto in conferenza stampa – lo abbiamo parato e il prossimo lo tiriamo noi fra 15 giorni”. Poi ha aggiunto: “A Milano è iniziata la rigenerazione del centrodestra, abbiamo creato una coalizione che può essere di esempio per tutto il Paese”.

Pd in difficoltà – “Le elezioni amministrative dicono che Renzi è davvero in difficoltà. Non a caso da giorni metteva le mani avanti. Ovunque, il Pd e i suoi candidati sono indietro rispetto alle attese”, è stata l’analisi di Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e Riformisti, che ritiene, però, che serve un centrodestra davvero nuovo per contrastare il nuovo bipolarismo nazionale tra M5s e Pd: “Oggi, nonostante esista una maggioranza potenziale di elettori di centrodestra nel Paese, il centrodestra ‘ufficiale’ rischia ,e sceglie,di essere fuori partita”, ha detto. “Noi Conservatori e Riformisti – prosegue Fitto – proponiamo un profondo cambiamento nel metodo con le primarie , e nel programma con scelte serie e credibili. Al centrodestra non basterà “appiccicare” in qualche modo quello che c’è . Manca una componente innovativa, liberale, riformatrice. Ci candidiamo a organizzarla.

Di bisogno di centrosinistra parla Roberto Speranza, deputato che guida Sinistra riformista, area della minoranza Pd. Il risultato del voto “è un primo segnale che dice che dove c’è il centrosinistra ci sono i risultati migliori. Se invece ci sono alleanze improprie, guardando a destra o a Verdini, gli elettori si voltano dall’altra parte”. Speranza comunque aggiunge che ora “tutto il Pd deve impegnarsi per vincere. L’analisi di questo voto potremo farla. Metterei un attimo da parte la vicenda del referendum, impegniamoci solo sui ballottaggi: se dovessi dire una cosa anche a Renzi, in queste due settimane evitiamo di sovrapporre troppo altre questioni, del refererendum possiamo occuparci dopo, ora proviamo a vincere nelle principali città italiane”. Speranza conclude: “Noi siamo stati molto uniti nelle elezioni amministrative, se mentre fai queste elezioni amministrative dici che la sfida vera è ottobre, rischi di non creare le condizioni ideali per la vittoria dei nostri”.

Su Facebook Gianni Cuperlo si dice preoccupato perché “nel voto di ieri si è espresso un distacco preoccupante tra una parte ampia degli elettori della sinistra e il principale partito che vorrebbe e dovrebbe rappresentarli”. “Nei prossimi quindici giorni bisogna fare due cose – prosegue il rappresentante della minoranza  Dem-: convincere chi al primo turno ha scelto la sinistra e il centrosinistra  che deve tornare alle urne per sostenere i candidati del nostro campo. L’altro impegno è allargare il consenso anche a quanti, e sono molti, hanno deciso ieri di mandare un segnale al partito più grande manifestando in quel modo (non votando il Pd o disertando il seggio) difficoltà, disagio, dissenso”.

Non tutti la pensano così: il risultato ottenuto dal Pd a Roma, per il candidato del centrosinistra a Torino, Piero Fassino, così come per Debora Serracchiani, è molto buono. “Il risultato di Virginia Raggi non è novità. Giachetti è partito in condizioni proibitive e ha ottenuto un grande risultato”, ha detto il sindaco uscente di Torino, che ha ottenuto il 41,9% e andrà al ballottaggio con Chiara Appendino (M5S) che ha ottenuto il 30,9%. “I ballottaggi – ha aggiunto – sono sempre aperti. Credo che a Roma due candidati che vanno al ballottaggio puntano a raccogliere il massimo dei risultati”.

Tutti contro. “Credo non si sia mai verificato nella storia del nostro Paese che al primo turno il sindaco uscente, senza soldi, avendo contro il governo nazionale, avendo contro una campagna di informazione, avendo contro i principali partiti del nostro Paese, avendo contro la camorra e una miriade di poteri forti, arriva primo e stacca di 20 punti il candidato che andrà al ballotaggio”, ha detto il sindaco uscente di Napoli, Luigi de Magistris. E ha annunciato: “Oggi ha inizio una rivoluzione che farà parlare di Napoli, nei prossimi 5 anni, nel mondo”.

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