Siamo da vent’anni sull’orlo di un burrone e i gialloverde promettono: andremo avanti!

Sono vent’anni che l’Italia è sull’orlo di un burrone e che l’economia italiana fa schifo,...

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Sono vent’anni che l’Italia è sull’orlo di un burrone e che l’economia italiana fa schifo, si affannano a dichiarare una volta sì e l’altra pure i Due Ministri “prezzemolini”, nonché Vice-Premier, Di Maio e Salvini e, invariabilmente, chiudono sottolineando che loro “puotono” tutto visto che sono stati eletti (e gli altri devono per questo tacere): state pure tranquilli, dicono, ora ci siamo noi e, dopo vent’anni passati con un’economia schifosa e in bilico sul burrone, questo governo farà fare a tutti un “passo avanti”.

E sarà quello fatale, aggiungo io vedendo ed analizzando quanto di concreto c’è e stanno realmente facendo e realizzando per cui, a ben osservare tutto, il timore che il passo avanti verso il burrone sia lì lì per essere fatto aumenta di giorno in giorno. Di fatto, l’economia rallenta, i conti pubblici peggiorano e questo vuol dire una sola cosa: il piede per fare il fatidico passo avanti (sul ciglio del burrone) è già stato alzato.

Al momento, di realmente già approvato e realizzato, praticamente c’è nulla, o quasi, se ci rifacciamo alle loro mirabolanti promesse bandiera per cui, di reale e concreto abbiamo che, ad ora, c’è ancora:

niente
  • reddito di cittadinanza, (con, inoltre, il Movimento Cinque Stelle che è già pronto a rivederlo per puntare, in via sperimentale, sull’allargamento del Rei)
  • decreto dignità,
  • “superamento” della legge Fornero,
  • flat tax
  • decreto sicurezza
  • rimborso ai truffati dalle banche (e quand’anche dovesse passare, i paletti sono talmente tardi che sarà una beffa nella beffa con in più l’obbligo a rinunciare ad ogni ulteriore e futura rivalsa legale sulle banche stesse per cui un dubbio viene: Cui prodest?: a chi giova? – “Cui prodest scelus, is fecit”:   la cui traduzione in italiano è: “Ha commesso il crimine colui al quale esso giova“; e così è, sarebbe, sarà)
  • etc, etc, etc

«Parliamo di provvedimenti di un programma di legislatura», ha puntualizzato il ministro Giovanni Tria. Come a dire che se ne parlerà a babbo morto, quando l’economia lo permetterà. Quindi nemmeno nel 2019, par di capire, visto che la crescita del Pil continuerà a contrarsi. L’unica cosa possibile, per raggranellare due euro in più, è il maxi condono – pardon, pace – fiscale – proposto da Matteo Salvini ma, quand’anche fatto (perché anche per questo siamo sempre e solo alle chiacchiere, al detto, al desiderata, al proposto e nulla più: ma il DUO vendono questi desiata come cose fatte – sic!) dura un anno e quindi non potrà finanziare interventi strutturali ed anche per questo, forse, la Lega propone ora un emendamento che punta ad ampliare la sanatoria a Imu e Tasi (e ai primi 100 parlamentari che appoggeranno la proposta, in omaggio una batteria di pentole in acciaio inox).

Intanto, sempre ieri, il Ministro Tria ha incontrato, a Roma, il presidente dell’ eurogruppo Mário Centeno, ed è stato un “botta e risposta” che, se un passo avanti ha fatto fare, è proprio quello di cui sopra.

Nell’incontro, infatti, c’è stato il classico discorso tra sordi con Tria che ha portato avanti la difesa della manovra ad oltranza come già aveva fatto nelle audizioni in Parlamento.

Il lietmotiv è e resta che la legge di bilancio sarà espansiva per contrastare il rallentamento dell’economia ma – e questo per il contentino agli italioti – non ci sarà nessuna patrimoniale. Poi, con il presidente dell’eurogruppo Mário Centeno, chiarisce che i fondamentali non cambiano perché, per evitare la procedura di infrazione, servirebbe una manovra suicida:

Per evitare questa procedura di un debito basato su quanto affermato, – afferma TRIA – noi dovremmo fare una manovra di restrizione fiscale violentissima che, per un’economia in forte rallentamento, sarebbe attualmente un suicidio”.

QUESTE le dichiarazioni in sala stampa del Ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria  dopo l’incontro con l presidente dell’ eurogruppo Mário Centeno (ASCOLTAmp3)

E Mario Centeno risponde (ASCOLTA – mp3):

“Ringrazio il ministro Giovanni Tria per l’ospitalità di cui mi ha fatto oggetto […] Con il ministro Tria abbiamo avuto la possibilità di parlare di vari argomenti e anche degli argomenti che sono all’ordine del giorno dell’eurogruppo. Uno di questi argomenti e la legge finanziaria Europea, la manovra che è stata rigettata dalla commissione europea all’inizio di questa settimana. I ministri dell’eurogruppo hanno discusso questa questione in un modo aperto e costruttivo. C’è un chiaro sostegno per le valutazioni fatte dalla commissione che volgono all’attuazione delle nostre regole fiscali. Le nostre regole non sono fine a se stesso, le regole devono creare, e per questo sono state create, le condizioni per una crescita economica sostenibile e io ho detto alla Commissione che bisogna continuare su questa strada in maniera saggia e risoluta.

Con Giovanni (ndr: Tria) abbiamo discusso il nuovo piano finanziario. È nell’interesse di tutto, di tutti, che il dialogo in corso tra l’Unione Europea è la Commissione produca risultati positivi.

Ci sono dei dubbi nel mercato che aleggiano, appunto, sul mercato e sulla strategia finanziaria dell’Unione.

Dall’Italia questa strategia è portata avanti con una serie di costi per lo Stato Italiano, le aziende italiane ed i cittadini italiani. Questa revisione è una nuova opportunità per togliere tutti i dubbi e per riaffermare la fiducia degli Imprenditori sia interni che esterni, degli investitori e dei partner europei, e questo è un elemento chiave per la crescita.

Non ho dubbi – ha concluso Centeno – sull’impegno dell’Europa, dell’Italia, per l’euro e delle politiche per creare una crescita sostenibile. È essenziale che la legge di bilancio dimostri esattamente questi impegni. Grazie”

Ma sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini non mollano e quindi, con loro, Tria e Conte.

E questo è. Che facciamo? E per quanto ancora? Il piede per il fatidico passo avanti mentre si resta sul ciglio di un burrone è già stato alzato. Lasciamo completare l’azione?

Ed allora continuiamo a recitare: “Io speriamo che me la cavo” e a cantare, con Battiato, Povera Patria!

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