Lasciarsi con un sms

Il Ct ha comunicato alla pallavolista Valentina Diouf che non sarà in campo in Brasile...

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Il Ct ha comunicato alla pallavolista Valentina Diouf che non sarà in campo in Brasile con un sms

L’ultimo caso è quello della pallavolista Valentina Diouf, una delle stelle della Nazionale italiana che ha scoperto la mancata convocazione per le Olimpiadi attraverso un sms inviatole dal ct Bonitta. Ma da Balotelli a Katy Perry di addii consumati sulla tastiera di un telefonino il recente passato è pieno. L’assenza di parole e sguardi è il sintomo di un’impotenza affettiva che preoccupa ed è questo l’argomento dell’articolo d’opinione di oggi a firma di Pierangelo Sapegno

L’impotenza affettiva di chi ti scarica con un sms PIERANGELO SAPEGNO

Nell’era degli smartphone, la terribile ansia di mollare qualcuno trova ancora una volta la sua scorciatoia più vile: quella di un sms. È un’arte difficile quella di deludere qualcuno, ma farlo senza le parole e senza gli occhi da guardare è peggio di un tradimento.

Il suo sms, Valentina Diouf, nazionale di volley e star dei mondiali 2014, immagine della nuova Italia, con la sua pelle nera e l’accento lumbard, l’ha ricevuto alle 8 e 30 del mattino. «Buongiorno, con sofferenza ti scrivo che non farai parte del gruppo». Niente Olimpiadi. Firmato Marco Bonitta, il suo allenatore. Quando lei l’ha chiamato lui le ha spiegato solo che «non voleva disturbarla al telefono». Perché le parole se ne stanno zitte sulla soglia di un addio, quando contano gli sguardi, il coraggio che bisogna trovare, anche il dolore.

Un sms non ha niente di tutto questo, nemmeno la sofferenza lontana di una lettera. E’ fatto di cuoricini, di faccine che sorridono, di pollici sollevati e parole ristrette, come se dovessero sfuggire persino al loro significato complesso. Borges diceva che «con ogni addio impari», e impari che «i doni non sono promesse», che quello che ti resta alla fine in fondo è sempre la delusione di un inganno.

«Sono stata trattata in un modo disumano», ha detto Valentina. «Si aspettava che gli rispondessi con una faccina e un grazie?». Eppure nell’era degli smartphone, l’sms può diventare davvero tutto quel mondo così grande che ci sovrasta in un addio. Anche la cantante Katy Perry ha raccontato che il suo maritino Russell Brand ha posto fine al loro matrimonio con un semplice sms: «Da allora non l’ho più sentito». Ma abbiamo davvero perso il coraggio delle parole? Christian Iannuzzi, deputato del M5S, ha scritto su twitter: «Ringrazio Alessio Villarosa per l’sms in cui mi avvisa dell’espulsione dal gruppo parlamentare. Attendo motivazioni». Aida Yespica è stata lasciata da Leonardo Gonzales, cento giorni dopo le nozze, con tre parole soltanto sul cellulare: «Aida è finita». Balotelli ci ha messo più rabbia per mollare Melissa Castagnoli mentre stava per salire sul palco del Chiambretti Night: «Sei una bambina stupida, il vero problema non è bambina ma stupida! Salutami il nano che va bene per te».

Al di là dei toni così diversi, stringati o verbosi, quello che accomuna tutte queste storie è il senso di incomunicabilità che trasmettono, questa impotenza affettiva che stiamo coltivando nella nostra vita così arruffata, nei nostri giorni pieni di cose da fare e forse troppo vuoti di sentimenti. Abbiamo perso qualcosa nell’era degli sms. Di sicuro, il rispetto delle persone, con cui puoi aver condiviso anche solo un lavoro, o il sogno di una medaglia a Rio.

C’è nell’aridità dell’sms, in quel fischiettare fastidioso che l’annuncia, nella sua assenza di parole e di sguardi, persino il segnale pericoloso di una sorta di macelleria sociale. La mancanza di qualcuno che ha fatto parte di un pezzo della tua vita non si può sbrigare così.

Quando perdi tutto questo, diceva Pablo Neruda, senti la notte immensa. «Più immensa senza di te».

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