La Rai scivola. Dio perdona, Internet no. ALBERTO MATTIOLI*

Almeno non pioveva. Per il resto, alla seratona di San Silvestro di Raiuno è successo di...

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Almeno non pioveva. Per il resto, alla seratona di San Silvestro di Raiuno è successo di tutto e di più, come da indimenticato slogan aziendale. Gli italiani fatti brindare al 2016 nel 2015, perché per un imprecisato «errore tecnico» prima è scomparso dallo schermo l’orologione e poi quando è finalmente riapparso era sfasato. La bestemmia inviata per sms che per un altro errore, questa volta «umano», scorre sul rullo degli auguri dei telespettatori insieme a insulti, anticipazioni del finale di «Star Wars» e altra ordinaria spazzatura da social. E aggiungete, se vi scandalizza ancora, il «Vaffanculo» della canzone di Masini andata in onda poco dopo la (presunta) mezzanotte, con l’aggravante del solito pistolotto moralistico prêt-à-penser sulle aziende che licenziano. Evidentemente questo «Anno che verrà» in diretta da Matera è nato male, e non solo perché l’anno è venuto con un anticipo di almeno 40 secondi. Già per un malore il povero Claudio Lippi aveva dovuto dare forfait.  

 

La Rai si difende come può. Giancarlo Leone, direttore di rete molto nel mirino, annuncia la sospensione di chi ha commesso l’errore umano e indagini su quello tecnico. L’ufficio stampa fa notare che gli ascolti sono buoni (31,4 per cento di share salito al 48 in prossimità dell’anno nuovo) e in ogni caso nettamente superiori a quelli della concorrenza. Ma Dio perdona, Internet no. In rete, i più ferrati nei grandi classici della cinematografia citano il primo «Fantozzi», quando al veglione l’orchestrina del viscido maestro Canello, che ha un altro impegno, manda avanti gli orologi e fa brindare il Ragioniere alle dieci e mezza. E su Twitter dilagano sfottò, ironie, minacce di non pagare il canone, dietrologie, battute («Renzi: nuovo successo del governo, vi abbiamo portato nel ‘16 in anticipo») e anche minacciosi cinguettii di onorevoli con conti da regolare, anche dell’azionista di riferimento dell’azienda, il Pd. Il caso politico, insomma, c’è tutto. 

 

C’è però anche un caso televisivo. La trasmissione avrebbe dovuto celebrare Matera come prossima ventura Capitale europea della cultura, ma di cultura non c’era proprio traccia. Era uno show predigerito con il bravo presentatore e i graditi ospiti, insomma il solito paleovarietà di una Rai che si vorrebbe rinnovata e che invece risulta vecchia nei contenuti e soprattutto nel linguaggio. Orologi a parte, sempre indietro, ferma nel suo eterno, democristiano ritorno del sempre uguale. 

Non solo. Il picco di share in prossimità della sedicente mezzanotte dimostra che per molti italiani Raiuno è ancora la rete «mamma», pedagogica e autorevole, in qualche modo «istituzionale» come ai tempi di Fanfani. Sbagliare l’ora dei botti è come sbagliare il discorso di Mattarella o la Messa del Papa. Un incidente, certo, ma il danno di Capodanno è più grave perché colpisce e affonda l’ammiraglia in quello che la caratterizza di più: la sua ufficialità. Gli orologi regolati sul fuso di Matera dimostrano che si è fuso qualcosa. 

*lastampa

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