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Home » Italia-Ue, ecco le 6 ragioni di conflitto MARCO ZATTERIN*

Italia-Ue, ecco le 6 ragioni di conflitto MARCO ZATTERIN*

di Redazione
5 anni fa
in Opinioni
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Bilanci, banche e Caso Ilva, ma anche rapporti con Russia e Turchia. La strategia di Renzi nei confronti di Bruxelles

Una parte di voglia di necessario cambiamento, una parte di difesa preventiva rispetto a possibili stangate su dossier molto sensibili e una parte di occhio alla politica interna dove la componente di chi gode quando si parla male di Bruxelles è rilevante. Ecco le tre principali ragioni che alimentano la strategia muscolare di Matteo Renzi nei confronti dell’Unione europea. Tre motivi forti, di cui il secondo è certamente il più concreto. Perché in questo momento, i dossier caldi italiani aperti nella capitale dell’Unione sono sei, almeno.

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BILANCIO

Bene che il deficit sia sotto il 3% del pil, però l’Italia è in ritardo nella correzione del debito, almeno rispetto agli obiettivi concordati con l’Ue. Renzi promette 16 miliardi di flessibilità e di maggiori spese che non ha ancora in tasca. La metà circa è sicura. Il resto va negoziato. Con la trattativa per la clausola migranti/sicurezza (0,2 punti di pil) e quella per gli investimenti (0,3) che richiederanno molto lavoro sino ad aprile. L’aria che tira in queste ore è che non le avremo tutte e che si rischia una procedura per debito eccessivo. L’attivismo quasi scettico amareggia Bruxelles. Tuttavia c’è tempo. E il ministro Padoan è uomo che, quassù, raccoglie consensi.

ILVA

Oggi la Commissione europea avvia un’indagine formale sui presunti aiuti di stato concessi al sito siderurgico tarantino. Nel mirino è la legittimità del prestito ponte da 300 milioni deciso ai primi di dicembre, ma anche gli 800 milioni stanziati con la legge di Stabilità 2016 e i fondi già erogati per l’emergenza ambientale, altri 400 milioni. Ora c’è un periodo di consultazione per arrivare ad una quadra nel rispetto delle norme comunitarie che prevedono che lo stato si comporti come un qualunque azionista privato nel gestire le sue partecipazioni. Meglio che una procedura di infrazione. La buona novella attesa è che i servizi della commissaria Vestager assicurano l’intenzione di non interferire con le iniziative che saranno prese dal governo per porre rimedio al danno ecologico, proprio in considerazione dell’urgenza vitale degli interventi. L’inchiesta, insomma, non blocca gli interventi per l’ambiente. Però obbliga i futuri acquirenti del gruppo a rimborsare tutti soldi spesi. Il che rappresenta un ostacolo non da poco per la cessione che il governo ha promesso entro giugno.

BANCHE

Altro caso intricato per Padoan. I salvataggi delle ultime settimane, effettuati secondo i consigli di Bruxelles, non dovrebbero generare problemi, salvo errori ed omissioni. E’ intanto partito il negoziato per la bad bank in cui far confluire i crediti incagliati del sistema nazionale. E’ uno strumento vitale per la sicurezza delle banche e il rilancio degli impieghi, cruciale per far ripartire l’economia. Migranti. Infrazione dolorosa per la presa delle impronte. E’ stata «alla carriera» più che per l’interpretazione più recente. Roma deve convincere l’Ue a prendersi in carico di chi arriva assicurando tutti che la vigilanza sulle frontiere è salda. Tutti devono fare la propria parte e l’Italia per prima. Ma, stavolta, per ballare bisogna essere in Ventotto.

RUSSIA E GAS

Renzi pensa a riprendere a parlare con Mosca e riaprire il senso delle sanzioni post Ucraina. In mezzo, c’è il gasdotto Nord Stream che collega la Russia alla Germania. Bruxelles non ha avuto da ridire mentre ha bocciato il quasi speculare South Stream che doveva rifornire la penisola. E’ un comportamento squilibrato, ha tuonato il premier, forte di una decina di alleati. Sarà un duello interessante per questo 2016.

TURCHIA

L’Italia ha bloccato per ragioni tecniche (vuole che si valuti se i soldi possono venire tutti al bilancio Ue) il dibattito sul fondo da 3 miliardi per i rifugiati in Turchia e nessuno lo ha davvero gradito fra gli altri ventisette dell’Ecofin. Il no impedisce di andare avanti. Senza i soldi, è difficile che Ankara faccia quello che ha promesso, cioè bloccare i flussi e colpire i trafficanti. Senza i turchi, i rifugiati continueranno ad arrivare. *lastampa

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