Incidente con Suv

Ho assistito ad un incidente tra un anziano e un Suv, ovvero un passeggino. Una...

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Ho assistito ad un incidente tra un anziano e un Suv, ovvero un passeggino.

Una giovane mamma distratta che parla al cellulare mentre spinge il passeggino, che ormai sono dei SUV, accanto un’altra mamma con altro passeggino. Le giovani mamme che spingono il passeggino possono parlare al cellulare? Me lo chiedo dopo aver vissuto questa esperienza.

Una scena cruenta in cui un anziano è stato ferito, stretto in una morsa tra due passeggini. Una mamma tutta presa dal discorso con una sola mano che guida questo grosso passeggino e continua ad avanzare inesorabile mentre il figlio seduto, col ditino, indica l’anziano che avanza. Acuto il figlio, la mamma un po’ meno.

Oggi sono così sofisticati i passeggini che ci sarebbe bisogno della patente. Patente che, ad esempio, proibisca a due mammine amiche di procedere affiancate occupando tutto il marciapiede. Loro chiacchierano e gli altri devono buttarsi ai lati del marciapiede come provetti stuntman per non essere falciati. Ma non è tutta colpa delle mamme. Non tutte sono maleducate, pensando di essere le sole ad aver precedenza o di dover occupare tutto il marciapiede, ma hanno le loro colpe soprattutto i costruttori di questi passeggini. Ormai badano solo al design che all’effettivo scopo. Ci sono quelli con le gomme da neve che devi pompare al distributore. Altri che hanno il paraurti da Humvee. Ammortizzatori mai visti da Parigi-Dakar e certi hanno il sistema che li fa parcheggiare da soli.

Sono le strade di oggi, che sono diventate una giungla e la conseguenza è stata che l’uomo e la donna si sono attrezzati per sopravvivere in questa giungla. Perché dai passeggini possiamo passare tranquillamente anche a quello che ti viene addosso per la strada mentre cammina scrivendo messaggi al cellulare o quello che parlando da solo con le cuffiette attraversa magari con il rosso. È la solitudine dell’uomo “civilizzato” di queste “civili” città.

Camminare è un esercizio che molti non sanno più fare. Nessuno che ti guarda negli occhi e tutti presi da una volontaria distrazione. Camminare è un buco da riempire con qualcosa. Ci vuole sempre qualche cosa da fare, un qualcuno che ti parli, un sottofondo che ti sostenga, un rumore che ti aiuti (come una droga), perché nel silenzio l’uomo ormai è perso. Forse perché nel silenzio siamo costretti a fare i conti con noi stessi, a guardarci negli occhi e tutto questo oggi è insostenibile. “L’insostenibile leggerezza del silenzio”.

Vincenzo Vanacore

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