Entro 40 mila euro senza consultazione di altri competitori

Il D.Lgs. 50/2016 prevede che gli Enti possono affidare per forniture inferiori a 40 mila...

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Il D.Lgs. 50/2016 prevede che gli Enti possono affidare per forniture inferiori a 40 mila euro senza consultazione di due o più operatori.

Una breve premessa che vale sempre in ogni mio scritto: non c’è alcun intento polemico o prevenzione nei confronti di alcuno e nella fattispecie del precedente governo di centrosinistra, caso mai amarezza, come in genere nulla di soggettivo. E ciò vale verso chiunque e ogni cosa, tranne corruzione, violenza e criminalità. Esprimerei (fino a che posso) il medesimo biasimo anche nei confronti dell’attuale neoGoverno 5stelle-lega qualora trovassi situazioni analoghe. Ma non posso non notare che, a mio avviso e negli anni, il centrosinistra con certe sue leggi fumose ha solo peggiorato l’Italia, ma il centrodestra le ha respirate opportunamente tutte. E viceversa.

Ma andiamo al punto.

Qualche tempo addietro, mentre contestavo per l’ennesima volta un comportamento opaco della politica di un Ente locale, mi sono sentito dire (con sarcasmo): “ma la norma lo consente”. Ed è vero.

Nello specifico trattasi di una legge, l’art. 36 comma 2 lettera a, del D.Lgs. 50/2016 -Codice dei contratti- e ss. mm.ii.  per cui le stazioni appaltanti possono procedere all’affidamento per forniture inferiori alla somma di € 40.000,00 anche senza previa consultazione di due o più operatori economici.

Ciò permette agli Enti di dare gli appalti a chi vogliono (in regola) e senza confronti con altri competitori quando sono importi minori di quarantamila euro. S’immagini in concreto cosa possa anche significare: clientelismo, voto di scambio, mazzette, mercimonio, ecc.

Ovviamente la norma è stata anche subito recepita in Sicilia. E figurarsi, poiché se c’è qualcosa che unisce l’Italia e gli italiani, dalle Alpi a Capo Passero, è l’ipocrisia etica e l’incarnata manciugghia nel sistema pubblico-politico, dagli scranni più alti all’ultimo sgabello, attraverso norme criminali fatte da trasversali governi e parlamentari interiormente corrotti e con l’avallo di istituzioni, caste, corporazioni, sindacati, ordini professionali, associazioni, esperti, competenti, ecc. compiacenti, conniventi e convittuali. Il tutto condito dalla generale omertà di Stato.

Vane anche le Linee Guida n. 4 dell’Anac (Autorità Anti Corruzione) che chiedono motivazione e rotazione agli Enti nelle loro delibere.

Ciò in quanto, al di là di direttive e circolari, OPERATIVAMENTE CHI CONTROLLA ? Quasi nessuno più. E certo non lo può fare il cittadino seppure di sana volontà, poiché si espone anche a rischi ritorsivi e trasversali di ogni genere e tipo, da quelli legali e giudiziari (con costi economici di tempo e salute) a quelli sociali dei tanti che sono dentro la manciugghia, fino a delinquenziali e mafiosi.

Dal 2001 poi, con la legge sul decentramento voluta da un governo di centrosinistra e nello stesso anno confermata da un altro di centrodestra, invece che un’era di civile e sociale compartecipazione locale alla crescita complessiva, è iniziata al contrario la babilonia pubblico-politica in Italia, specialmente dentro Regioni e Comuni. Con il tempo sono stati anche rimossi degli Organi di controllo (quale Comitato regionale di controllo e Commissione provinciale di controllo) e pertanto le verifiche, rimanendo quelle possibili e sporadiche di qualche Magistratura (e parrebbe a leggere i giornali più al Nord che al Sud) non hanno di certo arginato la scatenata frenesia arraffatrice. I territori, soprattutto regionali e locali, sono così rimasti nelle mani della corruzione legalizzata, oltre che parallelamente, guarda caso, in quelle della delinquenza.

Singolare è stata pure l’evidente coincidenza (presumibilmente anche questa preordinata) che a seguito di annose propagande di blasonati (lampanti allineati) nei media, a cominciare dalla televisione pubblica, i controlli si sono soprattutto dirottati nei confronti dei privati. Mentre della pubblica amministrazione non si è quasi più parlato.

Per cui la corruzione (legalizzata da norme delinquenziali) ha permesso di creare un faraonico sistema pubblico-politico dalle fisionomie feudali-oppressive (per usare un eufemismo poiché da siciliano dovrei citare un altro temine), il cui concetto culturale di fondo è: far pagare il pizzo con l’estorsione fiscale ai contribuenti che hanno i beni alla luce del sole oppure dichiarano il reddito (mentre gli evasori, guarda caso sconosciuti solo allo Stato, invece sono stati tranquilli e tutt’ora lo sono in molti); quindi accrescere il debito pubblico chiedendo prestiti sul mercato internazionale (tanto poi pagano a cominciare dagli interessi i sottomessi contribuenti); così facendosi forzosamente mantenere anche molto lautamente senza di fatto e notoriamente neppure lavorare, anzi trasformando, per legge e giurisprudenza compiacente, questa oppressione lecita dai connotati tiranni, in costituzionali “diritti acquisiti”.

Infine, il potere politico-istituzionale-dispotico si è completato accrescendo le rispettive cerchie legittimate attraverso pletore clientelari, elettorali, nepotismo, familismo, voto di scambio, raccomandazioni, nomine, incarichi, posticini, appalti, riciclaggio, prostituzione, logge, confraternite, fondazioni, unioni, gal, consorzi, distribuendo impieghi a tempo poi da regolarizzare con qualche leggina prima delle lezioni, perciò precariato e in genere distribuendo avanzi e molliche (tutto sempre a carico degli assoggettati buoi-contribuenti) così producendo orde di codazzi smaniosi anche loro di mercimonio sopra chiunque ed ogni cosa, pur di ottenere o arraffare qualcosa.

Tutto ciò mediante annose norme deviate, fatte da trasversali Governi e Parlamentari mentalmente corrotti e che dopo ci fanno persino la morale antimafia. Un decennale Stato, quello italiano, che dallo scranno più alto all’ultimo sgabello è, a detta di tutti (seppure a bassa voce per timore) culturalmente marcio. E purtroppo nella sua quasi totalità, poiché chi seppure al suo interno mantiene un comportamento etico, poi per quieto vivere o paura, di solito è omertoso, dunque anche implicitamente complice.

In recenti articoli, il neo Ministro della Giustizia, Bonafede e quello della Pubblica Amministrazione, Bongiorno, hanno annunciato un sostanziale lavoro generale di revisione normativo. Non posso che augurare ad entrambi di farlo in modo oggettivo e finalmente nell’interesse primario dei cittadini.

Le leggi civili e non corrotte sono infatti quelle che in una Nazione democratica, repubblicana e occidentale, come l’Italia, fanno concretamente la differenza. E sarebbe ora che anche nella scuola dell’obbligo si introduca lo studio basilare dei “diritti e doveri” (insegnato però da un laureato in legge) per fare comprendere, quanto meno alle nuove generazioni e di riflesso si spera anche a noi adulti, che le norme, in quanto efficaci ed esecutive, incidono e condizionano moltissimo la nostra esistenza. Conoscerle ci eviterebbe anche tanti problemi causati spesso solo da insipienza legislativa e soprattutto ci aiuterebbe a vigilare, prevenire e contestare con coscienza e conoscenza le leggi mentalmente corrotte e criminali, pertanto riconoscere e individuare i politici e soprattutto governanti e parlamentari, falsi e deviati dentro.

Il titolo, tra l’ironico e l’amaro, che ho dato all’immagine è: Io ti do quasi 40 mila e tu mi dai mazzettina.

Adduso Sebastiano.

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