Unità adieu. In Francia, con il massacro di Nizza, sembra morta anche l’unità

Unità adieu. Tempi bui e tristi per la Francia ma anche per noi tutti. Il...

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Unità adieu. Tempi bui e tristi per la Francia ma anche per noi tutti. Il terrorismo spinto e bastardo, senza remore alcuna che può esplodere anche alla porta accanto, sta creando una crepa anche negli occidentali. In me l’ha creata di sicuro (leggi QUI la mia opionone). Fatto sta che in tanti cominciano a chiedersi dov’è che si sta andando e cosa si sta facendo per abbattere questi bastardi che ora appaiono allo sbando, ora ben organizzati, ora … ora …. ed intanto ORA decine di vittime innocenti, tra cui sempre più bambini, vengono immolate – anche dal nostro NI – sull’altare del political correct o del cosiddetto civismo. In Francia, François Hollande, sembra non sapere più che fare o dire. Proprio ieri si è trovato a dire che l’impegno militare contro l’Isis continua e ad annunciare che la portaerei Charles De Gaulle era appena ripartita verso il Medio Oriente. Ma ora, e sempre di più, si muore qui in casa nostra e quel camion impazzito sul lungomare di Nizza ha allargato un cuneo drammatico nella società francese. E ci riguarda tutti.

Questo è quanto Cesare Martinetti esprime nel suo Editoriale di oggi che, a seguire, vi proponiamo. Buona lettura!

E ora la Francia si scopre divisa CESARE MARTINETTI

Il massacro di Nizza, per chi ancora ci credeva, ha tolto ogni alibi alla politica. L’unità nazionale, dilagata spontaneamente per le strade di Parigi e di Francia dopo l’attacco a Charlie Hebdo (7 gennaio 2015), è silenziosamente evaporata. Nei giorni del Bataclan (13 novembre) era prevalso il dolore e lo smarrimento alla retorica nazionale. Ieri l’onda d’urto della Promenade des Anglais si è tradotta in accuse e scaricabarile, a destra e a sinistra. Unità adieu.

François Hollande, indubbiamente il presidente più sventurato della Quinta Repubblica, nella sua pur ammirabile compostezza, non guadagnerà i punti perduti com’era accaduto l’anno scorso. Il folle attacco del guerriero solitario franco-tunisino che viveva in un quartiere popolare di Nizza Est ha mandato in frantumi quel che restava dello spirito unitario. All’Eliseo le parole d’ordine restano quelle del 2015: «unité, cohésion, faire bloc». Tanto più che l’attentato è avvenuto la sera del 14 luglio, grande giorno di festa popolare, dopo la sfilata militare sugli Champs Elysées e la tradizionale intervista televisiva del presidente, nella quale Hollande aveva rilanciato l’allarme terrorismo ma anche sfoggiato la fierezza di un Paese che pur sotto attacco aveva conservato i suoi valori.

Ieri il presidente ha subito annunciato la proroga dello stato di emergenza che doveva cadere il 26 luglio. In questi mesi di contestazioni sociali le misure d’«urgence» hanno prodotto lacerazioni e polemiche infinite: alla sfida di piazza dei casseurs, le forze di polizia hanno risposto con una durezza spesso ingiustificata contro i manifestanti. E adesso ci si chiede se davvero quest’emergenza che si va perennizzando serva a qualcosa.

La mattina del 14 luglio trentamila poliziotti hanno vigilato sulla sicurezza di Parigi; poche ore dopo un folle di nome Mohammed ha facilmente superato il cordone poliziesco di Nizza fingendo di dover consegnare dei gelati ai bar della passeggiata a mare. Persino un ultramoderato come Alain Juppé, sindaco di Bordeaux ed ex primo ministro, l’uomo per ora in testa a tutti i sondaggi per le presidenziali 2017, non ha trattenuto l’attacco al governo: la strage si poteva evitare.

Gli effetti sulla psicologia sociale per l’orrore provocato da una carneficina così feroce sono imprevedibili e a questo punto è persino sproporzionato misurare le polemiche tra destra e sinistra, governo e opposizione di fronte a un evento talmente inaccettabile. È chiaro a tutti che c’è qualcosa di più grande in ballo, un attacco come quello di Nizza mette in gioco la sicurezza di tutti. Nel mirino non ci sono i vignettisti della Rive gauche parigina e nemmeno i frequentatori multietnici dei locali intorno alla Bastiglia come il Bataclan: c’è il popolo del 14 luglio.

François Hollande ha detto ieri che l’impegno militare contro l’Isis continua, la portaerei Charles De Gaulle era appena ripartita verso il Medio Oriente. Ma quel camion impazzito sul lungomare di Nizza ha allargato un cuneo drammatico nella società francese. E ci riguarda tutti.

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