Settimana con intrecci esplosivi tra governo, manovra e votazioni UE

L’incontro tra Salvini e le parti sociali rende ancora più arduo il dibattito nel governo...

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L’incontro tra Salvini e le parti sociali rende ancora più arduo il dibattito nel governo Sullo sfondo anche l’ormai prossimo voto sulla Von der Leyen alla Commissione UE

Settimana con intrecci esplosivi tra governo, manovra e votazioni UE

Il dibattito sulla manovra parte in salita dopo l’incontro tra Salvini e le parti sociali. Più lo spread scende, minori sono gli interessi da pagare sul debito pubblico, che ammonta a 2364,7 miliardi di euro.

Ieri, lunedì 15 luglio 2019, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha convocato al Viminale 43 parti sociali,  presentandosi con l’ex sottosegretario Armando Siri, indagato per corruzione.

Alla fine Salvini, nella sua veste del “faccio tutto mi”, ha espresso l’intenzione di rivedere le parti sociali all’inizio di agosto, per poi presentare in Parlamento la manovra economica 2020 già a settembre. accorciando così i tempi visto che, di solito, la manovra arriva in Parlamento nella seconda metà di ottobre.

Inutile dire che l’incontro ha suscitato un mare di proteste nell’opposizione ed anche nel governo stesso.

Il primo a lamentarsene è stato il Presidente del Consiglio Conte che, anzi, è sceso ad incontrare la stampa per stigmatizzare “la scorrettezza” di Salvini e precisare che la manovra « Non si fa altrove, non si fa oggi e tengo a precisare che i tempi li decide il presidente del Consiglio». 

Tra i 43 “convocati”, ovviamente, c’era anche il leader della Cgil, Maurizio Landini, che non solo è stato tra i primi a parlare,  ma anche a contestare, a Salvini, il decreto sbloccacantieri che, a suo dire, favorisce «le infiltrazioni della criminalità organizzata attraverso appalti e subappalti». Poi ha lasciato subito la riunione per, ufficialmente, recarsi a Bologna per i funerali dello storico leader della Fiom Bruno Papignani.

Sul tavolo i contratti pubblici da rinnovare, la spending review e la decisione sugli 80 euro di Renzi. 

Sul tavolo ci sono i contratti pubblici da rinnovare, reddito di cittadinanza, quota 100 da confermare e le spese indifferibili. Il compito di far quadrare i conti, che attende il ministro dell’Economia Tria (e non certo Salvini), fa tremare le vene ai polsi e fa indignare la leggerezza (e la strumentalizzazione) con la quale Salvini tratta il tutto.

Intanto, con votazione dalle 18, il Parlamento europeo concederà o meno la fiducia a Ursula Von der Leyen, la popolare tedesca candidata a sostituire Jean Claude Juncker alla guida della Commissione Ue. La gran parte dei socialisti, tra cui il Pd e il Psoe, dovrebbe votare sì ed anche il premier Conte, che ieri ha avuto un colloquio con Angela Merkel, ha invitato i partiti della maggioranza a sostenere il tentativo di Von der Leyen.

Il Movimento 5 Stelle, che conta 14 eurodeputati tra i non iscritti, ha incontrato la candidata tedesca e si dichiara possibilista.

Comunque sia, sia pur con numeri non eclatanti, la Von der Leyen dovrebbe risultare vincente con buona pace di Salvini e di Mara Bizzotto che, con la Lega che conta 29 eurodeputati nel gruppo di Identità e Democrazia con Le Pen e AfD, non sono riusciti ancora ad avere il piacere di un rendez-vous con la ministra della Difesa di Berlino per cui, ad ora, l’unico incontro che la Lega è riuscita ad avere con la Von der Leyen, resta quello che aveva avuto il capogruppo Marco Zanni.

E questo provoca l’indignata dichiarazione della Bizzotto che ci tiene ad annotare che la «Von der Leyen dovrà trovare i voti e non mi sembra che la situazione sia così chiara e delineata».

Poi, tanto per fare buon peso, la Bizzotto aggiunge che la Lega finora non ha ottenuto nulla in Europa, neppure nelle commissioni parlamentari (ma va? Chissà perché. Comunque nessuno se ne era accorto!), e parla di «vergognoso e antidemocratico cordone sanitario contro la Lega e il gruppo di Identità e democrazia». 

E questo ci porta alla partita sui futuri commissari che oramai è entrata nel vivo.

L’Italia, fa sapere anche il M5S, guarda al suo posto e non intende rinunciare ad ottenere una posizione di riguardo nel futuro esecutivo comunitario, come la Concorrenza o l’Industria, se non il Commercio.

Ma questa non è una partita che si giocherà oggi (e, comunque, già si sa che sarà in salita per la Lega). E’ una partita che si aprirà subito dopo la conferma della candidata presidente Ursula Von der Leyen che, quasi a voler sfidare il destino che l’attende tra poche ore, ieri ha fatto sapere che si dimetterà dalla sua carica di ministro della Difesa tedesca esattamente il giorno dopo parole commentate dalla cancelliera tedesca con un lapidario « E’ chiaro che vuole entrare con tutta la forza in una nuova fase della sua vita» sono «fiduciosa» sul risultato.

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