Questa vince, questa perde. Salvini, Di Maio , Mattarella: il gioco delle 3 carte

Nuovo giorno, nuova pena, solito gioco delle 3 carte. Protagonisti sempre Salvini e Di Maio:...

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Nuovo giorno, nuova pena, solito gioco delle 3 carte. Protagonisti sempre Salvini e Di Maio: il banco ed il finto giocatore; ed un ormai prossimo 77nne Mattarella che i due cercano di irretire e far giocare.

Ieri c’è stata la comparsata della schermaglia Salvini-Di Maio dove si è visto in scena la commedia: Trattative per il Governo. Sottotitolo: va avanti tu che a me vien da ridere.

Ma seguiamo lo spettacolo.

Giorno: ieri.

Ambientazione: palazzi romani, panoramica esterno con gente che va e gente che viene. Giornalisti, fotografi e qualche politico in passerella. A questo punto, seguendone qualcuno, carrellata lungo il transatlantico fino alla bouvette per un caffè e due chiacchiere. Poi in aula a cazzeggiare quel tanto che basta a far passare la giornata senza troppa monotonia.

Dissolvenza e si entra sul vivo della trama.

Zoom, primo piano su Di Maio mentre dichiara di essere pronto a offrire «ministeri importanti» a Salvini ma aggiunge: «O faccio io il premier, o non se ne fa nulla».

Perfetto, sembra proprio di vedere Marlon Brando nei panni di don Vito Corleone (il “padrino”) quando dice: gli farò un’offerta che non potrà rifiutare (I’m going to make him an offer he can’t refuse.).

Ancora dissolvenza e questa volta zoom su Salvini.

Il segretario della Lega raccoglie l’assist e, a sua volta, apre al reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia grillino, e, secondo copione, ribatte: «ok, allora nessuno».

Nota di regia: tanto per condire e ben puntellare ulteriormente il tutto, ecco portato in campo anche il fattore B con il primo, Di Maio, che non vuole ritrovarsi insieme a Berlusconi e l’altro, Salvini, che viceversa se lo porta dietro.

Entrambi, sembra che lo tengono lì a maggior sicurezza, come la testa d’aglio che ci si mette al collo nei film per tenere lontano il vampiro.

Nella fattispecie: l’onere di governare.

Che dire. Sceneggiatura sublime.

Testo perfetto e magistralmente recitato dagli attori in campo che recitano le reciproche battute nei tempi e nei modi dovuti per accontentare il rispettivo gregge.  Soprattutto, per creare la giusta suspense utile ad aprire al prosieguo del vero gioco: lasciare il cerino acceso nelle mani di qualcun altro.

Eh sì, perché sebbene entrambi sembrino lottare per ottenere la poltrona di Capo del Governo, in realtà così non appare essere (visto il come si pongono).

Di fatto si saranno resi conto che il tempo delle chiacchiere pre-elettorali è finito e che ora, andando a governare, dovrebbero far si che le fanfaluche dette siano realizzate: cosa impossibile!

Impossibile soprattutto se si dovesse tener conto del quanto ha sempre detto anche il grande Totò: è la somma che da il totale. Come anche, magari, di alcune leggi basilari della fisica che enunciano:

1) l’impermeabilità dei corpi solidi;

2) due forze uguali e contrarie, qualora dovessero incontrarsi, si annullerebbero.

 

Lega e M5S, di fatto, sono due treni che, in virtù del via libera ottenuto il 4 Marzo, sono partiti a gran velocità verso la loro meta ma, purtroppo, il binario è uno solo e loro – di fatto – viaggiano verso punti opposti (sono +10 e -10) per cui, visto che due corpi non possono penetrarsi tra di loro, sono destinati ad uno scontro catastrofico oppure …..

Oppure a fermarsi per evitare una catastrofe che, comunque sia, sarebbe inevitabile sia per legge fisica che matematica.

Eh sì: perchè da non dimenticare che c’è anche il fattore somma che è quello che darebbe il totale e qui, se per pura ipotesi la si volesse considerare attuabile, ignorando l’algebra, sarebbe un totale proibitivo per qualsiasi Nazione, figuriamoci per l’incerottata (ed indebitata) Italia.

Questo è il quanto, di fatto, ben raffigura il reale stato delle cose.

E di questo si son di certo resi conto anche Salvini e Di Maio che potranno essere tutto ed il contrario di tutto ma, di certo, stupidi non sono e di certo non dormivano quando a scuola, il prof di fisica, ha spiegato le leggi di cui sopra; men che meno quando la prof di matematica ha spiegato la differenza tra somma matematica e somma algebrica.

In conclusione: a nessuno dei due, in realtà, conviene realmente prendersi in mano il cerino che loro stessi hanno acceso e tenerselo fino alla fine, scottandosi.

Che fare allora? Eccoci quindi al gioco delle 3 carte: questa vince, questa perde!

Gioco che prevede, appunto, due soci in campo (il mazziere ed il compare finto giocatore) e l’irretimento di un terzo soggetto che si prova a trascinare in campo per ottenere che si adatti a passare il cerino nelle mani di un terzo.

Mazziere e compare sono chiaramente Salvini e Di Maio con il primo che, in risposta alle parole di Di Maio: «O faccio io il premier, o non se ne fa nulla», risponde con un: «ok, allora nessuno» e lancia lì una possibile apertura ad un presidente del Consiglio terzo.

Il terzo “soggetto”, secondo loro, dovrebbe essere nientemeno che il Presidente.

Ma qui il copione, per ora, incespica perché, come scritto all’inizio, si dà il caso che il 77enne Mattarella, per età ed anche perché siculo (Palermo), ben conosce il “gioco” e sembra sorridere sornione alla strana coppia longocampa mentre pensa: picciotti, a mia non me fragate.

Ed allora ecco che, a sua volta, detta le sue condizioni di “gioco” dalle quali si evince che, se Matteo Salvini e Luigi Di Maio continueranno con puntigli e veti senza presentargli una prospettiva seria di governo, nessuno dei due riceverà l’incarico (come sembra che in realtà preferiscano) ma non passerà il cerino ad un terzo per cui: potrebbe andare anche a un bis di consultazioni.

Nel frattempo lui sta lì che osserva e aspetta da vecchia e saggia volpe del rottamato passato, e a chi gli chiedesse lumi più chiari, è quasi certo che ripeterebbe il mantra che recita dal 4 marzo:

«Avete sbagliato indirizzo, il Capo dello Stato è come un notaio, lui può solo prendere atto, i veri attori sono i partiti, è a loro che tocca scoprire le carte, e prima lo faranno più presto il paese avrà il suo governo»

Ecco e questo è: aspettare!

Aspettare e, al solito, stringere tutto lo stringibile e recitare: io speriamo che me la cavo

Stanislao Barretta

vivicentro.it/EDITORIALI

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