Primo Maggio 2020 con le pandemie Covid, Renzi, Salvini e Meloni

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Il Primo Maggio è conosciuto e ricordato come la Festa del lavoro,  una festa proletaria sorta nel contesto delle lotte portate avanti con forza dal movimento operaio internazionale.

Primo Maggio 2020 con le pandemie Covid, Renzi, Salvini e Meloni

Oggi siamo immersi nel pieno di una crisi devastante e senza precedenti dal secondo dopoguerra ad oggi. Una crisi profonda e strutturale che, questa volta, parte da un minuscolo microbo che sta devastando corpi ed economia in tutto il mondo.

Una crisi socio-sanitaria-economica quindi, oltre che politica, che esige soluzioni per una fuoriuscita definitiva da un sistema che ha sempre messo al primo posto il profitto purché sia senza tener in alcun conto gli altri aspetti, e le altre necessità, del vivere, ma vivere sul serio in salute e serenità.

Ed allora ecco che, per il profitto anzitutto, nel corso degli anni si sono smantellate intere produzioni, come quelle, ad esempio, delle mascherine sanitarie, con la conseguenza di farci ritrovare oggi in grave affanno oltre che alla mercé di quanti, comunque e a prescindere, ancora oggi ed anche su questo, continuano a speculare e a pensare solo non dico all’utile, che comunque è sacrosanto, ma all’utile esagerato, speculativo, e questo proprio non va.
E questa è una delle cose che sarà da “curare” insieme al virus mettendo in campo serio vaccino per debellarlo tenendo sempre d’occhio che si ha a che fare con persone molto abili ad aggirare qualsiasi cosa, e a creare anche discussioni superflue ed inutili tanto per far “ammuina”, ben coadiuvati anche da certi spudorati cosiddetti politici del tipo di Salvini, Meloni e l’immancabile Renzi.

Un esempio? Il costo fissato, dal governo, per le mascherine a 50 centesimi CHIARENDO SIN DA SUBITO che quanto speso in più dai venditori per acquisti precedenti sarà loro RIMBORSATO al 100%.

EBBENE, apriti cielo!

È partito subito un immediato piagnisteo che puntava sul dire che, a quel prezzo, ci avrebbero rimesso perché le hanno acquistato a prezzo maggiore, facendo così orecchi da mercanti al già dichiarato dal Governo nel merito e quindi al rimborso che avrebbero avuto.

POI, visto che si è cominciato a ben riririripetere e riririchiarire il concetto del RIMBORSO, ecco che, tanto per, hanno cominciato a dire che, a venderle a 65 centesimi ci avrebbero rimesso sostando così in avanti il costo di 15 centesimi (provando così a far passare nella mente dei cittadini come regolare un 65 al posto del chiaro 50 governativo) e ribadendo ancora il falso “ci rimettiamo”.

POI, ancora, ecco arrivare i lamenti di chi ha ricominciato a produrre mascherine convinti però di poterle vendere ai costi speculanti e da sciacalli ai quali ormai erano sul mercato per cui ora, a venderle a quel costo, la cosa non sarebbe per loro più remunerativa per cui, eccoli li ad operare non solo un rapido ritorno al quando la produzione fu debellata e sepolta in Italia ma anche magari a pretendere danni (vedrete che arriveranno anche a questo con il Caporale Salvini e la Meloni, nonché l’attendente Renzi, a dire che hanno ragione).

Insomma, questi chiedono, pretendono, di guadagnare quanto vogliono, comunque di più, con buona pace del loro essersi presentati come salvatori e servitori della Patria subito pronti ad ingegnarsi ed attrezzarsi per produrre quanto necessitava e non già invece, come chi ha adocchiato una gallina dalle uova d’oro e che se ne è subito appropriato mettendola a covare per il loro profitto, e non per il millantato “bene della patria” per cui non si accontentano di un lecito utile d’esercizio magari anche “ridotto” proprio per il bene comune.

E questo è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero portare e che utilizzo perché di sicuro da tutti risaputo, vuoi in versione scorretta che in versione corretta. Insomma, è il sistema capitalista tout-court contro il quale nulla ho ma che, se persiste a porsi al primo posto ed in primo piano sempre e comunque, ignorando che così si sta divorando ogni risorsa umana e del pianeta, pregiudicando il futuro fino ad un punto di irreversibilità storica calpestando, anzi, continuando a calpestare, nel cammino, ogni forma di convivenza umana, diventa insopportabile ed intollerabile.
E questi sono innegabili dati di fatto che ancora oggi si potrebbero vedere solo se si volesse volerlo soffermandosi magari un attimo a mettere in moto il cervello per poi ragionare con la propria testa e non con le parole interessate di altri, industriali o politici che siano.

E, come per le mascherine, granellino del mondo sanitario che attualmente ci sta stremando, anche per la sanità, nel corso di anni, mattone dopo mattone, ospedale dopo ospedale, struttura dopo struttura, si è provveduto a destrutturare quello che era il vero modello di sanità italiano per spostarci su quella delle regioni e, in esse, dal pubblico al privato.
Privato che, com’è naturale, com’era prevedibile e come gli è stato colpevolmente consentito, ha saputo ben scegliere dal cesto disponibile tutta la frutta migliore e tutte le mandorle lasciando, al pubblico, allo Stato, tutto il resto del “cucuzzaro” oneroso e più difficile da poter sorreggere, spacciando poi il tutto come Modello di Sanità corretta etichettata, ad esempio, come Sanità Lombarda. Purtroppo però l’etichetta tale era e resta, ed è un’etichetta fatta molto grande in modo da poter nascondere, dietro di essa, quanto di fatto realmente hanno operato: malattie “redditizie” (specialistiche) a loro, tutte le altre allo stato dove, al caso, ri-smistano quanti non riescono più a trattare vuoi per utile che anche per competenza ed attrezzature.

E questo è!

Anni fa, correva il 2016, il nostro amico e collaboratore, Lucio Garofalo, proprio per il Primo Maggio scriveva:

“Ho avuto la fortuna di leggere i romanzi di Robert Silverberg, che prefiguravano tutto ciò. Scritti durante gli anni ’60, Silverberg, portando fino alle estreme conseguenze i problemi che si offrivano già nella sua epoca, tenta di prevedere gli scenari storici che ne scaturirebbero.
Si tratta soltanto di fantascienza? La fantascienza è un’attività seria, una sorta di sondaggio del futuro ed intuire come in determinate condizioni di crisi planetaria si potrebbero modificare i costumi ed i comportamenti umani, è uno sforzo che esige una notevole dose di intelligenza analitica e creativa.

Nei suoi romanzi, Silverberg descrive i residui umani del pianeta ricondotti ad uno stato in cui l’indole istintuale degli esseri umani riprende il sopravvento sulla civiltà come l’abbiamo conosciuta.

La storia non presuppone teleologie, non ha in sé leggi meccanicistiche come quelle formulate per il mondo naturale, né implica determinismi di sorta. Vi sono limiti oggettivi alla sopravvivenza stessa dell’umanità. L’unica risposta logica è ancora la razionalità con cui poter gestire il pianeta e le sue risorse in un senso più egualitario e prospettico.
Ma non è detto che ciò possa avvenire, poiché il tempo non è affatto un fattore secondario nel determinare gli eventi. Un evento, per definizione, è qualcosa che sarebbe potuto anche non verificarsi.
Pertanto, l’interrogativo comporta un primo corollario: in quali tempi sarebbe possibile? Ed implica un secondo corollario: cosa rimarrebbe all’umanità come risorse vitali sulle quali fare perno per rigenerarsi oltre il capitalismo?
Oggi nessuno è in grado di determinare la velocità di progressione della crisi e molti eventi decisivi non trovano alcun preannuncio, a sufficiente distanza di tempo, per preparare eventuali rimedi.

Ma oggi non è più il tempo degli indugi.”

Ecco, appunto, OGGI.

Un oggi che, 4 anni dopo, ci ritrova ancora a persistere e ad annaspare sempre nello stesso mare e a lottare sempre contro gli stessi marosi che, mentre portano in alto sull’onda i pochi ben equipaggiati, portano sempre più al fondo i tant’altri che, alla fin fine, comunque e a prescindere, sono quelli che hanno costruito quel quid sul quale i primi continuano a navigare tranquillamente, e a ergersi sulle onde.

Che dire se non, amaramente, prendere atto che altri 4 anni sono inutilmente passati e che, semmai qualcosa è cambiato, lo ha fatto in peggio vuoi nel sociale-sanitario che nel politico, e quindi in quello che dovrebbe formare il motore della nave Italia per ben farla navigare in mari tranquilli.

Ed invece, con i grattacapi che abbiamo, con l’affanno con il quale proviamo ad andare avanti, ci ritroviamo con parte della (non) politica portata avanti da politicanti di vario genere (tanto per non far nome i soliti: Salvini, Meloni, Renzi) che provano anch’essi ad approfittare della situazione per sparlare della parte a loro non gradita, e fa niente se per farlo si rendono, di fatto, ridicoli continuando a sbraitare, squittire, che il governo le sta sbagliando tutte, ma proprio tutte, e questo a prescindere.

Se il Governo fa o dice bianco, loro dicono nero, e viceversa, e poi ancora viceversa.

Ultimamente, ad esempio, sia Salvini che Meloni dicono: è facile presentare ordinanze a getto continuo senza dire niente.

Orbene, i suddetti, ascoltandoli ed analizzando quanto dicono su e per tutto, tralasciano e non vedono che è ancora più facile dire tanto senza nulla fare ne, di utile indicare nel concreto. O meglio, a ben vedere e a dire il vero, questi lo sanno benissimo ma sanno anche che, però, ragionare non è cosa da tutti visto che richiede anche intelligenza, per cui è più facile, e sicuro, che i loro referenti tutto bevano e a tutto plaudino senza fare uno sforzo di razionale e concreto ragionamento.

Poi c’è anche il guastatore Renzi che continua ad essere il classico verme nel cesto governativo che prova a farlo marcire del tutto o, per chi ama gli annediti “storici”, a fare il partorito dal cavallo di Troia. Ma anche questo è altro (italico male e malessere) per cui non resta che ripetere, oggi come da ormai troppo tempo: Io speriamo che me la cavo!

e a dirci, con Battiato:

Primo Maggio 2020 con le pandemie Covid, Renzi, Salvini e Meloni / Stanislao Barretta

COLLEGATA:

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