Non c’è rosa senza spine. In Italia? Niente rose, ma tante spine! (VIDEO)

Piccola prefazione (quasi) d’obblico a: Non c’è rosa senza spine ….. Per puro caso, o...

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Piccola prefazione (quasi) d’obblico a: Non c’è rosa senza spine ….. Per puro caso, o forse per i tanti corsi e ricorsi storici, oggi, 25 Aprile, Festa della liberazione, mi ritrovo a scrivere di un’Italia liberata – allora – dall’invasore ma non da se stessa e dalle sue manie suicide per cui eccola poi a liberarsi, “secondo alcuni saccenti pensieri”, dai Politici di professione e, soprattutto, da quella che si ricorda come la “prima Repubblica” per consegnarla a politicanti minuscoli che si beavano, ed ancor oggi si beano, del loro NON essere politici ed anzi, fanno a gara ad appuntarsi la medaglietta di cartone del “rottamatore” “picconatore” “innovatore”.

Bah! Probabimente mi sbaglio, probabilmente sono io a vedere le cose in modo distorto, ma – sempre secondo me –  fatto sta che stiamo correndo verso le macerie lasciate dalla guerra il 25 Aprile del 1945 (1 mese e 6 giorni dopo la mia nascita tanto per annotarne bene epoca e data) senza avere però ne spina dorsale, ne doti morali, ne capacità “Politiche” degli Uomini che c’erano all’epoca e che seppero far risorgere l’Italia mentre questi … bah, lasciamo perdere e  veniamo ora ai fatti – politici – di oggi, 25 Aprile 2018, annotando che, appena circa 18 ore fa scrivevamo: “Consultazioni FICO: per ora il Pd ha detto ‘sì’ a Mattarella, non al M5s” (VIDEO) evidenziando, nel contempo, un facile “MA” espresso con un:

“Ciò non vorrà automaticamente dire che tutto procederà liscio e velocemente perché ci sarà ancora da capire se tutto il Pd seguirà la linea esposta da Martina.
Per questo lo stesso segretario reggente ha annunciato la convocazione di una direzione nei prossimi giorni. E quella sarà la sede in cui i nodi potrebbero venire al pettine: si verificherà cioè se Matteo Renzi bloccherà anche questa apertura, se avrà la maggioranza o se passerà la linea dialogante esposta da Dario Franceschini.”

A seguire poi, ultimato anche l’incontro tra Fico e la delegazione dei pentastellati, abbiamo scritto:

“Di Maio pronuncia le parole magiche: «Qualsiasi discorso con la Lega si chiude qui»” (VIDEO) dando così nota di quello che appariva essere l’attuazione del passo chiesto dal Partito democratico, come precondizione per aprire una trattativa per un possibile governo.

Queste le “rose” di ieri, ma già ne segnalavamo le spine. Spine che non hanno mancato di pungere ed allora ecco oggi venir fuori la goccia di sangue renziano che adesso, cadendo sull’embrione di trattativa appena abbozzata, sin da subito comincia ad allargarsi pretendendo un posto di peso nell’eventuale esecutivo; cosa che può equivalere al “fattore B” in terra salviniana per cui, parimenti, rischia di far naufragare i progetti come, facilmente, avevamo messo in conto e come oggi scrive anche Fabio Martini nel suo editoriale su La Stampa espresso in un: “Quello tra Pd e M5S sarà un dialogo pieno di ostacoli”.

L’argomento/evento appassiona e sollecita anche le penne di Friedman e Cottarellie che, a loro volta e sempre su La Stampa di oggi esprimono la loro Opinione / Analisi sulla crisi in atto.

Nel farlo, Friedman sostiene che, in questa fase di stallo, si debba trovare il governo che nuoccia meno al Paese: “Un esecutivo formato da Pd-M5S o un ritorno alle urne farebbero meno danni rispetto a un’alleanza tra la formazione di Di Maio e la Lega”. Insomma il classico: piuttosto che…. meglio il piuttosto!

Cottarelli, invece, prende in esame i programmi elettorali dei partiti e fa emergere che, a sorpresa, i punti di contatto tra Pd, M5S e Lega sono oltre 50.

Intanto, in tutto questo, risalta ancora un Mattarella che appare impegnato a studiare l’ultima carta per evitare di tornare a votare: un governo con premier politico e ministri tecnici ma, riecco l’immancabile e sempre-presente “MA”: come la prenderebbe Salvini? E i Cinque Stelle con un Di Maio che sembra disposto a limare le diversità per trovare un’intesa a tutti i costi?

In molti giudicano, forse per questo, Di Maio come un democristiano travestito da rivoluzionario e di fatto, a me che Democristiano sono sempre stato e resto pur se mi sono fermato “a” e “con” Aldo Moro, qualcosa di antico mi torna alla memoria. Ma intendiamoci, mi riferisco all’antico buono, a quello di “Antiquariato d’arte e di eccelso livello”, non certo al “vecchio in genere”, magari anche di Ikeana manufattura.

Ed allora ecco che, non so come ne perché (forse perché ben si adatta all’attuale stallo?), mi è tornato in mente un pensiero scritto proprio da Aldo Moro sul finire degli anni ’60:

«Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo».

Cosa dire se non annotare che questa è la riprova che i grandi pensieri, di grandi personalità, non muoiono ne perdono mai di valore e Moro, indubitabilmente, faceva parte di quella schiera di VERI GRANDI POLITICI di cui tanto si sente oggi la mancanza e dei quali, checché ne dicano e pensino i detrattori della tanto disprezzata Prima Repubblica (che PRESE un’Italia in rovina, letteralmente e materialmente parlando, facendola risorgere), tanto ci sarebbe bisogno ed invece ….

Invece eccoci qui a dover continuare a recitare il nostro mantra e ad augurarci, come da troppo tempo siamo costretti a fare: io speriamo che me la cavo.

Stanislao Barretta

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