L’analisi di Scalfari sulla “Democrazia”: cos’è, dov’è?

Come ogni domenica anche oggi, come editoriale, vi proponiamo quanto scritto da Scalfari che oggi...

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Come ogni domenica anche oggi, come editoriale, vi proponiamo quanto scritto da Scalfari che oggi si esercita in una analisi a tutto tondo del termine “democrazia”: cosa vuol dire, cosa è, dove è praticata, dove no?, e ci traccia quindi un esaudiente cammino e percorso di analisi, conoscenza e riflessioni.

L’editoriale di Scalfari di oggi è titolato:

Il Califfo e il fulmine di Zeus sul popolo sovrano

Leggiamolo!

SOLTANTO l’Is, il Daesh, il Califfato o comunque vogliate chiamarlo non difendono la democrazia ma un Dio proprio, un proprio Allah che fa giustizia di tutti gli altri Dei, ovunque siano e comunque si chiamino. In realtà il vero Dio per il Califfato è il Califfato medesimo, depositario di tutto il bene e nemico senza quartiere di tutto il male. Il terrorismo è l’arma del Califfato per sterminare il male. Ricordate gli dei olimpici? Zeus aveva il fulmine, Nettuno le tempeste del mare, Vulcano il fuoco e Ade i tartassati degli Inferi. Il Califfato prosegue questa tradizione e il terrorismo ricorda il fulmine di Zeus e gli Inferi di Ade.

In tutti gli altri Paesi, specie quelli del Medio Oriente e della civiltà occidentale, la democrazia è la parola ricorrente sia pure in diversi significati che variano col variare della storia e delle diverse religioni. Noi in America, in Europa e in Italia ci siamo spesso dichiarati tali salvo nei frequenti casi di potere assoluto. In quella situazione però il potere assoluto e accentrato nella mani di una sola persona e del ristrettissimo gruppo dei suoi consiglieri, si diceva venisse usato per il bene del popolo. Ma quale popolo? Quello governato e sottomesso alla sovranità del Capo, che fosse Re o Papa o duca o marchese o cardinale o vescovo. La democrazia era assente nella pratica, ma presente nel ricordo è la speranza di un futuro migliore costantemente perseguito e auspicato. Ma anche la democrazia presupponeva un potere affidato al popolo.

A quel popolo che governava quel territorio, lo difendeva e spesso pensava di estenderne i confini aggredendo altri popoli. In che modo? Non certo con pacifica predicazione ma con la guerra, difensiva o offensiva. La storia di tutto il mondo è caratterizzata da questi valori, anche se chiamarli tali è alquanto abusivo. Valori? Ideali? Oppure, più realisticamente, finalità. Obiettivi, speranze futuribili?

Ho scritto di queste cose in alcuni miei libri ma in particolare in quello intitolato “L’uomo che non credeva in Dio” e un altro dal titolo “L’amore, la sfida, il destino”, ma non è stata materia dei miei servizi giornalistici. Credo che ora sia il momento di farlo per rendere più comprensibile ciò che accade tutti i giorni e in tutti i Paesi del mondo, “croce e delizia al cor”, ma molto più croce che delizia e non soltanto al cor ma anche al corpo e dunque alla vita.

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La democrazia è il potere affidato al popolo. Ma qual è il popolo sovrano? Come si configura socialmente? Un tempo, poco più di cent’anni fa, in quasi tutti i paesi era limitato ai maschi ed anche al censo. I maschi poveri erano esenti dalle imposte e quindi dal voto. Sudditi, non sovrani. Ma la rivoluzione inglese guidata da Cromwell e quella francese del 1789 modificarono la visione del popolo sovrano. In Inghilterra e in Francia più rapidamente che altrove. L’Italia fu l’ultima ad allinearsi alla modernità nel voto tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Quando, almeno in teoria, i popoli erano ovunque sovrani. Questa sovranità si manifesta con tre valori (questa volta bisogna chiamarli tali): la libertà, l’eguaglianza, la fratellanza. La loro bandiera fu il tricolore francese, acquisito in Italia circa un secolo dopo e cioè nel 1861 quando Cavour proclamò il Regno d’Italia.

Dunque popolo sovrano, tutti coloro che la legge autorizzava a votare e questo avviene sia pure con diverse modalità in tutti i Paesi della civiltà occidentale e in quelli che il colonialismo rese o tentò di rendere simili ai nostri. Accade però che molti cittadini elettori non abbiano voglia di esercitare quel loro diritto e se ne astengono. Fisiologicamente il 20 per cento degli elettori non esercita il suo diritto, ma in molti Paesi la quota degli astenuti è cresciuta, ormai si aggira intorno al 30 e in certo casi al 40 per cento con punte estreme che arrivano addirittura al 50 per cento. In questi casi la sovranità è in mano ad un popolo ampiamente falcidiato, composto a sua volta da due categorie assai diverse tra loro: una consapevole dei suoi diritti e degli interessi generali che lo Stato democratico deve rappresentare; l’altra di persone che perseguono l’interesse proprio e dei loro capi locali e qui emergono anche fenomeni di corruzione che inquinano i risultati elettorali.

Infine c’è un fenomeno che spesso accade e cioè il fascino di un Capo, il suo carisma che si impone a masse di elettori. Di questo fenomeno ho parlato qualche settimana fa citando un brano estremamente significativo di Paul Valéry sulla dittatura. Lo ricordo perché è un fenomeno ormai abbastanza diffuso, che mina dall’interno la democrazia, il popolo sovrano e i valori generali dei quali uno Stato democratico dovrebbe essere depositario. Personalmente non credo molto al popolo sovrano. Credo piuttosto ad una classe dirigente che guida l’economia, le banche, la cultura, la scienza e naturalmente la politica.

Questa classe dirigente ha come base di sostegno il popolo sovrano; base di sostegno, non più di questo, ma una base di sostegno è comunque fondamentale; se la base cede, l’intera classe dirigente precipita nella crisi e nella sconfitta. Quanto alla politica, da che mondo è mondo essa si compone di un’oligarchia con al vertice un Capo il quale è l’espressione dell’oligarchia. Aristotele, che metteva la politica in cima a tutto, l’affidava ad un’oligarchia e così è sempre stato. Se manca l’oligarchia c’è un sovrano assoluto, con la soppressione della libertà.

Infine la libertà ha bisogno dell’eguaglianza la quale a sua volta ha bisogno della libertà e tutte e due si uniscono in nome della fratellanza che personalmente vedo così come papa Francesco vede lo Spirito Santo nel suo rapporto con Dio padre e il figlio Cristo. Perdonerete questa citazione un po’ ardita, ma è per dire che la fratellanza trasforma in umanesimo la libertà e l’eguaglianza. Bisogna amare il popolo e operare per il suo bene, scegliere la pace e non la guerra, l’amore e non il potere.

Stiamo attraversando un periodo amarissimo; il Califfato l’avevamo ormai imparato a conoscere, ma il sultanato turco è l’ultimo dei disastri che l’area balcanica e mediterranea sta attraversando. Ci vorrà molta forza d’animo e molta speranza di futuro per attraversare l’Inferno che c’è caduto addosso. Ed ora un poscritto dedicato a Matteo Renzi. Ho saputo da una fonte molto attendibile che non posso citare per ragioni di deontologia professionale, che Renzi ha deciso di metter mano alla riforma elettorale in modo drastico e prima del referendum costituzionale. Quindi entro qualche settimana. Sarebbe un passo decisivo e positivo per la democrazia italiana. Mi auguro che la mia fonte colga il vero e lo auguro al nostro Paese.

vivicentro.it/editoriale

vivicentro – L’analisi di Scalfari sulla “Democrazia”: cos’è, dov’è?

repubblica – Il Califfo e il fulmine di Zeus sul popolo sovrano di EUGENIO SCALFARI

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