IL PUNTO sulla situazione politica ed economica del paese gialloverde

IL PUNTO del 111218. Qualcuno ricorda le “rimesse degli emigrati” italiani come voce importante – un...

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IL PUNTO del 111218. Qualcuno ricorda le “rimesse degli emigrati” italiani come voce importante – un tempo – dei nostri flussi finanziari in entrata? Oggi il percorso è inverso: chi lavora qui manda soldi al paese d’origine.

E questo ci porta alla Lega ed al suo emendamento al decreto fiscale tassa all’1,5 per cento i “money transfer” che va ad aggiungersi ad altre più o meno piccole vessazioni, economiche e non, che Salvini sforna a ciclo continuo contro gli immigrati.

Per inciso, questo provvedimento è già stato approvato da uno dei rami del Parlamento e tra il popolino leghista c’è la vulgata del: sono soldi nostri per cui, se li mandano all’estero, è giusto che paghino. SIC! L’apoteosi dell’arroganza e dell’ignoranza del popolino in genere, attualmente quello in auge: gli italioti leghisti ai quali (se non fosse che sono intellettualmente acefali e quindi non in grado di comprendere) verrebbe da far notare e chiedere:

NOSTRI? Soldi Nostri? In che senso? Perché? Che forse hanno lavorato loro per guadagnarseli? Proprio per niente!

Se poi ci si aggiunge che essendo frutto di lavoro, su di essi sono stati glià pagate tasse varie e contributi ne più ne meno di quelli (semmai) pagati da loro la domanda è: perché dovrebbero pagare ancora qualcosa, fosse anche un centesimo? Che forse qualcuno dice a loro come usare i loro soldi? Assurdo, ridicolo. Da arroganti ignoranti, insomma, ma in ottima compagnia visto che questo provvedimento è già stato approvato da uno dei rami del Parlamento dove però minor fortuna ha avuto l’iniziativa pentastellata di tassare le bevande gassate che è stata bocciata dal partner di governo. Del resto per combattere l’obesità più che un’imposta serve educare i cittadini a non adottare dannose scelte alimentari e non a coccolare ignoranza e arroganza. Ma tant’è!

Intanto i “nostri” continuano a giocare con il reddito di cittadinanza, un pasticcio logico-istituzionale che un po’ vuole essere strumento anti-povertà e un po’ vuole riattivare l’occupazione e di sicuro sarà diverso dal reddito di inclusione, oggi già in funzione, e tutto questo mentre l’intero paese continua a camminare sul filo di un rasoio che scatterà tra 36 ore circa e mentre sullo sfondo si rafforza il rischio di recessione, segnalato dall’indice Pmi che, riflettendo il complesso dell’economia, segnala un preoccupante ristagno a un livello sotto la media dell’Eurozona e sotto anche ad altri paesi in rallentamento come la Germania.

Io speriamo che me la cavo!

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