Condominio Italia: come lo si gestisce?

Condominio Italia: come lo si gestisce? EDITORIALE Nel suo editoriale Carlo Cottarelli immagina l’Italia come un...

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Condominio Italia: come lo si gestisce? EDITORIALE

Nel suo editoriale Carlo Cottarelli immagina l’Italia come un amministratore di condominio e si chiede perché «nella gestione dei nostri soldi di solito siamo molto attenti, mentre nella gestione dei soldi pubblici (che pure sono nostri anche se in modo meno diretto) dovremmo comportarci diversamente?». Per questo motivo illustra tre domande da porre a chi intende amministrare l’Italia per «capire meglio le implicazioni per il percorso di risanamento dei conti pubblici delle nuove iniziative di spesa o di tassazione».

Tre quesiti sui conti dello Stato

Scegliereste come amministratore del vostro condominio qualcuno che vi promette un nuovo ascensore, un sistema di riscaldamento più efficiente e una riverniciatura degli esterni, ma non vi dice quali saranno le spese totali del condominio, le rate condominiali e, soprattutto, se alla fine i conti torneranno?

Non credo. Nella gestione dei nostri soldi di solito siamo molto attenti. Perché allora nella gestione dei soldi pubblici (che pure sono nostri anche se in modo meno diretto) dovremmo comportarci diversamente? Si stanno avvicinando le elezioni generali e, come in passato, i vari partiti e movimenti politici promettono agli abitanti del condominio Italia migliori pensioni, redditi di cittadinanza e tasse più basse. Talvolta fanno qualche sforzo per indicare da dove arriveranno le necessarie coperture, ma in modo piuttosto generico.

Ma non mi preoccupa solo l’assenza di chiare informazioni sulle fonti di copertura di nuove iniziative di spesa o di detassazione. Mi preoccupa anche la mancanza di una visione d’insieme del bilancio pubblico in cui tali nuove iniziative si inserirebbero. Chiarisco: i partiti politici non sembrano intenzionati a dirci quale sarà il totale della spesa pubblica, il totale delle tasse, il possibile squilibrio tra le prime e le seconde (cioè il deficit) e quindi quanto intendano aumentare (vorrei dire ridurre ma non mi sembra questo il caso) il debito pubblico. Non è così in altri Paesi, inclusi gli Stati Uniti, dove è pratica comune indicare, almeno in termini generali, i principali obiettivi di bilancio per gli anni di futuro governo.

A dire il vero c’è stata una novità quest’anno. Matteo Renzi ha scritto in un suo recente libro che intende portare il deficit al 2,9 per cento del Pil per cinque anni. A me sembra un’idea pericolosa visto il nostro livello di debito pubblico e la nostra provata esposizione al rischio di attacchi speculativi. Ma almeno è stato chiaro. Detto questo, il 2,9 per cento non è ancora parte del programma elettorale del Pd. Inoltre, il livello del deficit non è sufficiente a descrivere la politica dei conti pubblici che si intende perseguire. Cosa servirebbe?

Mi piacerebbe che chi intende amministrare il condominio Italia risponda, prima delle elezioni e come parte del proprio programma elettorale, a tre domande. Primo, quale livello del deficit e del saldo primario delle pubbliche amministrazioni, espresso in percentuale del Pil, il vostro governo intende mantenere, anno per anno, nella prossima legislatura? Secondo, quale sarà il corrispondente livello delle spese e delle entrate pubbliche, sempre rispetto al Pil? Terzo, quale sarà il rapporto tra debito pubblico e Pil? Sarebbe naturalmente opportuno anche essere informati sugli andamenti economici in cui questi obiettivi si inquadrano (tasso di crescita del Pil, tasso di inflazione) e, magari, avere anche un’indicazione di come gli obiettivi di finanza pubblica sarebbero variati se la crescita risultasse diversa da quella ipotizzata.

Ricevere una risposta a queste domande ci consentirebbe anche di capire meglio le implicazioni per il percorso di risanamento dei conti pubblici delle nuove iniziative di spesa o di tassazione: se certe risorse che potrebbero essere usate per ridurre il debito pubblico, saranno invece utilizzate per nuove iniziative, la riduzione del debito sarà meno marcata, o sarà di nuovo posticipata. C’è chi dirà che sono domande cui è impossibile rispondere prima che il governo si sia insediato e abbia la possibilità di guardare i conti pubblici dall’interno. È una scusa. C’è ovviamente un margine di incertezza prima che i futuri governanti abbiano accesso alle potenti risorse della Ragioneria Generale dello Stato. Ma come cittadino sarei ben disposto ad accettare revisioni al quadro di finanza pubblica promesso prima delle elezioni se effettivamente motivate da nuove informazioni. C’è anche chi dirà che definire un quadro pluriennale di finanza pubblica richiede tempo e non può essere fatto prima delle elezioni. Anche questa è una scusa. Il quadro di finanza pubblica dovrà comunque essere definito entro metà aprile perché il Documento di Economia e Finanza deve per legge essere presentato dal governo entro tale scadenza. Il mio punto è proprio questo. Quello che il futuro governo intende fare con i conti pubblici dovrebbe essere reso noto agli elettori non un mese dopo le elezioni ma due o tre mesi prima delle elezioni. Non mi sembra una richiesta irragionevole per chi intende amministrare il condominio Italia.

vivicentro.it/EDITORIALE
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lastampa/Tre quesiti sui conti dello Stato CARLO COTTARELLI

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