Brexit, quei giovani che hanno disertato il voto

C’è stato un conflitto generazionale dietro i risultati di Brexit? Anziani sotto tiro, sono loro...

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C’è stato un conflitto generazionale dietro i risultati di Brexit? Anziani sotto tiro, sono loro la causa di Brexit, contro i giovani convinti dell’Europa. Né l’una né l’altra delle affermazioni è confermata dai dati. Partiamo dai giovani.

La verità è che, se i dati commentati da Enrico Letta, e stimati anche da Ipsos, sono corretti, sono andati a votare in pochi, il 36% tra i 18 e 24 anni contro più dell’80% degli ultrasessantacinquenni. Il che vuol dire che i giovani non sono proprio scesi in campo. Ma ciò è avvenuto per un referendum in cui c’è stata una grande partecipazione popolare, come il Regno Unito non vedeva da tempo, dal 1992, oltre il 70%, a fronte di un 50% delle ultime elezioni. Il primo interrogativo che dovremmo porci è perché i giovani non si sono interessati a Brexit, e gli altri sì. Il 75% dei giovani, stimato prima delle elezioni, e quindi difficile da considerare, avrebbe votato contro Brexit, per il «remain» ma, attenzione, si tratterebbe del 75% del 36% che ha votato contro Brexit, cioè solo di poco più del 10% dei giovani britannici. Tutti gli altri a casa, disinteressati, o disinformati. Possono essere questi rappresentativi dei giovani al punto da considerarli parte di un conflitto generazionale?

Assolutamente no. Ma veniamo agli anziani. Può essere che abbiano votato in tanti per Brexit. Ma possono gli anziani da soli aver determinato questa vittoria? No, sono troppo pochi. Gli anziani nel Regno Unito rappresentano il 22% della popolazione, ma secondo la stima Ipsos Mori hanno raggiunto il 29% tra i votanti. I sondaggi di Ipsos Mori prima del referendum evidenziavano una maggiore tendenza anche delle classi sociali basse a schierarsi per uscire dall’Ue, pure tra i giovani, specie con titolo di studio più basso. Chi si schierava per uscire dall’Ue lo faceva molto per paura, degli immigrati e per le difficoltà economiche che incontrava. I giovani rappresentano il 29% della popolazione e il 22% dei votanti. la scarsa partecipazione al voto dei giovani, tendenzialmente più favorevoli all’Europa, ha penalizzato il fronte del «remain». Ma perché la generazione dell’Erasmus, dell’Europa senza confini non si è attivata e non è andata neanche a votare? Il Regno Unito è chiaramente un Paese spaccato a metà, ma non è emerso nessun conflitto generazionale, semplicemente perché i giovani si sono defilati dal voto e gli anziani da soli non avrebbero potuto determinarlo. Ma voglio porre un problema a mio avviso più grave su cui soffermarci. I cittadini del Regno Unito non brillano, in generale, per «patriottismo europeo». L’indagine condotta dalla Commissione Europea nel 2015, Eurobarometro, rilevava che il 64% dei cittadini britannici si sentono solo tali, piuttosto che anche europei. Era il Paese in cui questa percentuale si presentava più alta, contro una media del 38% di tutta Europa. E, attenzione, neanche tra i giovani la maggioranza si sentiva, insieme, britannica ed europea. I cittadini del Regno Unito sono anche quelli tra gli europei che conoscono meno i diritti come europei, e questo anche tra i giovani.

Stiamo attenti quindi quando analizziamo i dati. Non semplifichiamo troppo l’analisi, non forziamola; certo i giovani si sentono un po’ più europei degli adulti e degli anziani, ma il problema è che la coscienza europea è bassa e, quindi, diventa fragile, soprattutto in momenti critici come questi, quando il referendum per l’uscita dall’Europa può diventare la canalizzazione di uno scontento che riguarda altri aspetti. C’è da chiedersi quanta informazione seria è stata diffusa alla vigilia del voto, quanto abbia giocato la demagogia, la paura, le migrazioni. E non si può che richiamare l’attenzione sull’irresponsabilità da parte dell’inquilino di Downing Street nell’usare una questione così delicata in un momento così critico, per semplici giochi di potere. Cameron avrebbe dovuto sapere che la coscienza europea nel suo Paese era così bassa e che quindi esponeva il Paese e l’Europa tutta a rischi elevati. Il Regno Unito merita di meglio che politici così spregiudicati, specie in questo momento.

Ma questa va considerata come una lezione per tutti. Quanto realmente in tutti i nostri Paesi la coscienza europea è incardinata e viva? Quanto un referendum può spazzarla via per motivi estranei al referendum stesso? Forse mai prima d’ora, seppure per uno choc così enorme come l’uscita dall’Unione di uno Stato membro così importante, un tema riguardante l’Unione era stato così sentito, discusso, partecipato, sofferto. Se la classe dirigente europea saprà farsi tale ed affrontare le cause profonde, l’Europa, seppur ferita, muoverà i suoi passi verso la formazione di un popolo e di una diffusa coscienza europea. Ma tutto ciò non potrà venire solo dall’alto. I giovani a questo punto devono farsi avanti.

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vivicentro.it/editoriale  –  lastampa / Brexit, quei giovani che hanno disertato il voto LINDA LAURA SABBADINI

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