Cinque terremoti in 67 giorni

Cinque terremoti in 67 giorni. L’ultimo, che ieri ha colpito cento comuni tra Umbria e...

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Cinque terremoti in 67 giorni. L’ultimo, che ieri ha colpito cento comuni tra Umbria e Marche, ha seminato tra gli italiani la paura del sisma senza fine. Molti borghi, che avevano resistito alla scossa di agosto, ora sono disabitati. Gli sfollati in fuga dall’incubo sono centomila. I sindaci parlano di una «migrazione epocale».

Quello che sta accadendo sull’Appennino viene definito «contagio sismico», un fenomeno già osservato in Turchia e California, che produce danni a cascata.

Senza fine

L’Italia trema ancora: coinvolti 100 Comuni, il dramma degli sfollati. Interi paesi scomparsi

Cinque terremoti in 67 giorni hanno gettato una moltitudine di italiani nella paura del sisma senza fine. La nostra è un’antica e orgogliosa nazione, composta da gente che lavora duro e famiglie che si sacrificano per i figli: più volte siamo stati colpiti dai sismi e abbiamo sempre saputo reagire. Ma questa sfida è diversa da quelle già attraversate: la ripetizione a breve distanza di tempo di scosse superiori ad una magnitudo 5, 6 e oltre, a volte causate da faglie distinte, fa percepire a milioni di concittadini da Amatrice a Norcia, da Bologna a Roma, la paura di essere nella morsa di un terremoto ininterrotto. Dentro un tunnel di scosse destinato a durare. È un orizzonte di paura che va oltre il bilancio di vittime e danni perché rende difficile parlare di ricostruzione e paventa il rischio di esodi di massa da vaste regioni dell’Italia Centrale. Per questo i nostri concittadini che vivono in questa situazione senza precedenti devono sapere che noi tutti, l’Italia intera, è con loro. Quali saranno le loro sofferenze e indipendentemente da quanto tempo servirà per superarle, saremo al loro fianco. Raccontando le loro storie come se fossero le nostre. Chiedendo a governo e autorità locali di occuparsi dei loro figli e dei loro anziani come se fossero i nostri. Esigendo dalla protezione soccorsi e aiuti come se fossero per noi. Salvando i loro sogni di prosperità e successo come se fossero i nostri. Perché è proprio quando una nazione viene ferita in ciò che ha di più caro che può trovare dentro se stessa la forza per essere più unita, riuscendo a superare le sfide più ardue.

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