Ischia a volo d’uccello: ricordo di Giovanni Verde

La storia dell’isola d’ Ischia è storia di gloria e di vergogna, di tradimenti e...

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La storia dell’isola d’ Ischia è storia di gloria e di vergogna, di tradimenti e di fedeltà, di eroismo e di viltà, di dolore e di gioia, di generosità e di vendetta, di feste e di lutti. Se ogni terra ha la sua leggenda, poche però, possono vantarne una così bella come il mito leggendario che canta poeticamente le origini dell’isola, lo scoglio turrito ed or cadente, che fu eletto da Ariosto a sua dimora per studiarvi intorno il suo poema e, via via, attraverso i secoli ospitò il Pontano, il Panormita, il Sannazaro, Fabrizio Colonna, Torquato Tasso, Giovanbattista Vico, e tutta una schiera di principi del sangue, di guerrieri e di artisti. (Dal saggio “Ischia a volo di uccello” di Giovanni Verde).

Semmai avesse bisogno di una presentazione, Giovanni Verde (Forio 1880-1956) lo fa da solo, proponendosi così, tra il serio e il faceto, così come vive la sua intensa vita a cavallo tra le due guerre (partecipa alla prima col grado di Capitano) e dona ai suoi contemporanei e ai posteri un’attenta analisi della vita sociale, cercando tra le righe delle difficoltà degli anni bellici e postbellici la chiave ironica che ne attutisse la durezza. E lo fa con I miei versi giocosi; con Quando ne imbrocco una e con la commedia N’zaurt! (Sposati!) rappresentata la prima volta al cinema Moderno di Forio, agli inizi degli anni cinquanta, nella quale il padre detta al figlio orfano, ma ormai in età di accasarsi, il vademecum per ottenere una moglie perfetta. Solo conoscendo le virtù, e i difetti dell’eventuale suocera potrà scegliere un buon partito ed evitare di finire nel gregge degli ammogliati. Giovanni, laureato in giurisprudenza, si dedicò maggiormente alla poesia e alle arti figurative; a Napoli frequentò i cenacoli letterari e conobbe numerosi scrittori e artisti, come Gabriele D’Annunzio, Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio e Ferdinando Russo. Collaborò ai quotidiani fondati da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao Il Mattino e Il Giorno; diresse i periodici isolani Il Gerone e L’Aquilotto, quest’ultimo da lui stesso fondato nel 1921. Finita la Prima Guerra, ideò e compose il monumento a Vittorio Emanuele III, donato poi alla città di Gorizia. Insegnò storia e diritto, a Napoli, nelle scuole tecniche. Tornato a Forio, dopo la seconda guerra mondiale, volse la sua attenzione alla ricerca di notizie, e specialmente ai miti, concernenti l’isola d’Ischia: La leggenda d’Ischia e La saga di Pitecusa, pubblicata postuma nel 1973 e il saggio A volo d’uccello.

Fu il primo Direttore del Museo Civico Giovanni Maltese, ove curò la fruizione delle opere dell’eclettico scultore e poeta foriano, (del cui cenacolo culturale era stato, fino alla dipartita del Maestro, assiduo frequentatore), e fece pubblicare i ”Sonetti inediti” dello scultore, poesie in vernacolo con l’aggiunta di un glossario e di un saggio sul dialetto foriano. Furono da lui composte le epigrafi al Cardinale Luigi Lavitrano (Basilica di S. Maria di Loreto) e all’eroe foriano Luca Balsofiore. Scrisse inoltre il testo per una lapide commemorativa del Torrione.

Giovanni Verde amò con vera passione Forio e l’isola d’Ischia. Negli ultimi anni si dedicò alla costituzione del Gruppo Marinai d’Italia di Forio La sua produzione poetica si caratterizza per un’intelligente ironia e autoironia, attraverso la quale coglie gli aspetti genuini della vita foriana.

Le figlie Anita e Wanda, tracciano una memoria inedita del padre, una lucida testimonianza di raccolte, lettere, percorsi, poesie e foto di sculture e, nello scorso inverno, danno alle stampe: “Tutto quello che fu resta presente” per sensibilizzare soprattutto i giovani a una conoscenza della ricchezza del patrimonio storico e culturale isolano.

Luigi Castaldi

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