Napoli, un cittadino su due non paga il biglietto del pullman

Ecco il piano per salvare l’ANM Secondo i dati raccolti dall’ANM, un napoletano su due...

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Ecco il piano per salvare l’ANM

Secondo i dati raccolti dall’ANM, un napoletano su due non paga il biglietto del pullman viaggiando, di fatto, gratis. I picchi percentuali si registrano in periferia con il 70 per cento ma il 30 per cento dei ‘portoghesi’ arrivano da Chiaia, una delle zone più in di Napoli dove questo tipo di problemi non si dovrebbero conoscere.

Nicola Pascale, amministratore unico dell’azienda napoletana, spiega: “Negli ultimi 2 mesi abbiamo raggiunto risultati positivi grazie all’intensificazione del lavoro delle squadre di controllori. In aprile abbiamo elevato 500 verbali in più rispetto a marzo, con un incremento del 20 per cento in un mese. Sono incrementi certificati da una società di revisione. L’azione di risanamento dell’azienda passa attraverso i ricavi da traffico, non lasceremo a terra nemmeno un euro”.
Il recupero delle vendite perdute è la speranza verso la salvezza e insieme il filo conduttore del piano che Anm presenterà al tribunale il 2 luglio. Centocinquanta milioni di debiti da rateizzare con erario, fornitori e banche, di cui 40 milioni da suddividere in pagamenti dilazionati negli anni grazie a un accordo da chiudere nei prossimi giorni con l’Agenzia delle Entrate e 80 dovuti ai fornitori. Cinquecento prepensionamenti previsti nel triennio, riqualificazione del personale, abbattimento dei costi, contrasto all’evasione, lotta a sprechi e inefficienze.

L’azienda non ha nessun debito con gli enti previdenziali, lo scoglio più grande restano i 40 milioni dovuti al fisco, i più difficili da rinviare. Il piano salva-Anm prevede un anno di attuazione (fino al 2019) poi c’è la possibilità di una proroga per altri 3 anni. Il piano funziona se si è capaci di soddisfare i creditori “privilegiati” (quelli più importanti) entro il 31 dicembre del 2019. Dopo l’approvazione in assemblea dei soci, il piano sarà consegnato in tribunale. Il giudice e i commissari dovranno valutarne la fattibilità e se non ci saranno richieste di integrazione (come è accaduto con Atac), in 5-6 mesi dovrebbe arrivare il responso: salvezza o crac. L’azienda è piegata dall’alta evasione sul servizio bus, più contenuto invece il dato su metro e funicolari: 8 per cento sulla Linea 1 (ridotto grazie alle ultime verifiche) e 4 sulle funicolari.

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