Pasqua è alle porte. Un Governo molto meno. La tempesta resta!

Pasqua è ormai alle porte, tutti i parlamentari sono a quelle di casa loro ed...

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Pasqua è ormai alle porte, tutti i parlamentari sono a quelle di casa loro ed anche noi, come si suol dire, pacifici e tranquilli nelle nostre.

Oddio, a dire il vero, anche se la Pasqua a tutti dovrebbe portare pace e serenità, tanto tranquilli mica tanto – e chi è senza lavoro nemmeno tanto pacifico – ma, per questi tre giorni (vigilia, Pasqua e pasquetta), facciamo finta che così sia.

Del resto, anche Di Maio, nel salutare la platea, ci ha tenuto a rassicurare tutti: “a Pasqua e Pasquetta potete stare tranquilli” .

Ipse dixit! E noi gli crediamo!

Gli crediamo non tanto perché l’ha detto lui, ma perché ben conosciamo i nostri politici.
Ben sappiamo che quando si tratta di lavorare con mascelle, chiappe al sole e quant’altro connesso a vacanze et similia, non sono secondi a nessuno e si tuffano indefessamente nella bisogna.

In attesa di risentirli, proviamo a fare un po’ di conticini. No, non quelli per andare in ferie per questi giorni, ma quelli che riguardano la situazione post 4 Marzo e la problematica di darci un governo.

Vale la pena, nell’attesa, ricordare che la maggioranza necessaria alla Camera è di 316 voti e al Senato è di 161 per cui: come se ne verrà fuori?

Facendo riferimento al Fact Checking dell’Agi, ed al quanto da noi annotato in questi giorni, si evince che le combinazioni matematicamente possibili sono 4:

  1. Il governo che sulla carta avrebbe più voti sarebbe quello di tutto il centrodestra con il M5s. Alla Camera potrebbe contare su 487 seggi e al Senato su 246. Una maggioranza ampia che potrebbe ‘permettersi’ anche di perdere qualche voto in caso di dissensi di alcuni parlamentari dei diversi gruppi.
  2. Quello giallo-verde, quello circoscritto a una alleanza tra Lega e M5s, avrebbe la maggioranza, ma ovviamente più risicata (347 voti alla camera e 167 al Senato), ma potrebbe avere anche l’appoggio di Fratelli d’Italia, raggiungendo dunque 379 voti alla Camera e 185 al Senato.
  3. Il governo di tutto il centrodestra con il Pd avrebbe molti voti, 376 alla Camera e 189 al Senato, ma ancora nessuno l’ha nemmeno ipotizzato.
  4. Meno stabile sarebbe quello basato su una alleanza tra M5s e Pd. Anche supponendo che tutto il Pd lo sostenesse (nonostante il no pronunciato finora dalla direzione del partito e in particolare da Matteo Renzi) l’esecutivo giallo-rosso avrebbe 333 voti alla Camera e 161 al Senato. Non potrebbe dunque permettersi nessun dissenso. Diverso sarebbe se ci stesse anche Leu, che ha 14 voti alla Camera e 4 al Senato.
  5. Non raggiungerebbe la maggioranza invece un eventuale governo Pd-Fi, che avrebbe solo 215 voti alla Camera e 113 al Senato.

A questi calcoli vanno sommati eventuali ‘soccorsi’ di componenti dei due gruppi Misti di Camera e Senato e delle minoranze linguistiche. I loro orientamenti però si potranno verificare solo da mercoledì quando saliranno al Quirinale per le consultazioni.

Questo è quanto ci dice la matematica.

Poi bisognerà vedere:

  • quanto si inventeranno i nostri,
  • quanto deciderà Mattarella

e soprattutto,

  • cosa realmente hanno in mente Di Maio e Salvini, e che accordi hanno preso.

Il nostro pensiero ci porta sempre a pensare che ora, a bocce ferme e mente fredda, il gatto e la volpe si siano resi conto che hanno acceso un fiammifero che può appiccare un grande e devastante fuoco.

Un fuoco devastante:
  1. per la loro credibilità quando, andando a governare, si troverebbero nella condizione di nulla poter realmente fare e a dover ridimensionare tutto;
  2. per la Nazione, se solo dovessero realmente a portare avanti quanto promesso, peggio che peggio a farne somma non algebrica ma pedestremente matematica.

Ed allora ecco che, sempre secondo noi, sono ora alla spasmodica ricerca di ottenere, da Mattarella, che il cerino venga passato nelle mani di un terzo; e che sia poi lui a scottarsi.

Infatti sia l’uno che l’altro, ultimamente, tra i vari dictat e dispettucci di scena, non tralasciano di buttar lì un loro essere in grado di acconciarsi anche ad una soluzione terza. Appunto!

Intanto, sempre l’uno e l’altro, pian pianino cominciano a limare il sogno promesso.

Ultimo, ad esempio, Salvini che, in merito ad una sua apertura al reddito di cittadinanza di Di Maio, ha fatto sapere che la possibilità di affrontare la questione non sarebbe un’apertura al M5S quanto “un’apertura al Paese”.

E così spiega il suo pensiero (del momento):

“se c’è qualcuno che è a casa, disperato, è per colpa della legge Fornero.
Se non ha pensione né lavoro e io gli posso dare una mano, son contento.
Non ho pregiudiziali di nessun tipo”.

E questo è! Sempre, ovviamente, al momento, dato che la navigazione è strettamente “a vista”.

Limature in corso quindi ma non tanto, riteniamo, per un’attualità di un governo prossimo venturo.
Piuttosto, pensando già alle prossime elezioni alle quali – bene o male – sembra che si giungerà, e nemmeno tra troppo tempo.
Giusto il tempo necessario per dare qualche ritocchino alla legge elettorale. Poi di corsa a nuove elezioni.

Nuove elezioni con legge ritoccata (o taroccata che sia) e nuove promesse nel frattempo già limate e ripulite dalle fanfaluche e quindi:

magari, chissà, può darsi fattibili (se ce ne fosse vera volontà).

Nell’attesa del tutto, continuiamo con il nostro mantra del: io speriamo che me la cavo

Stanislao Barretta

vivicentro.it/EDITORIALI • POLITICA

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