Le voci di chi è sopravvissuto al terremoto: temono di essere dimenticati

La Stampa ha raccolto le voci di chi è sopravvissuto al terremoto: temono di essere dimenticati...

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La Stampa ha raccolto le voci di chi è sopravvissuto al terremoto: temono di essere dimenticati e non vogliono «vivere come fantasmi». La Croce Rossa lancia l’allarme per i più piccoli: serve assistenza. Soffrono i più piccoli e soffrono gli adulti.

Il dovere di ascoltare i loro cuori

L’importante è che ascolti. C’è anche una sedia, per te, pure se sei un giornalista, oggi eccezionalmente non sei uno scocciatore: siedi e ascolta. «Ho bisogno di parlare», diceva due giorni fa Gabriela, che a 69 anni aveva scoperto il mare, lì al camping Holiday di Porto Sant’Elpidio, sua destinazione di sfollata. «Parlo e mi calmo un poco», aveva detto. Venga qui, ascolti, avevano detto gli abitanti di Pieve Torina, i pochi rimasti, mentre il loro sindaco discuteva su che fare col presidente della Marche, Luca Ceriscioli; avevano allargato il cerchio e aperto un posto per il cronista.

Devi ascoltare anche se non puoi fare niente. «Avrei bisogno di soldi», aveva detto una signora, una vecchia curva con lampi d’intelligenza, seduta nel cortile dell’hotel Velus di Civitanova Marche: era scappata di casa con cinquanta euro in tasca perché pensava di tornare presto, e poi i cinquanta euro sono finiti alla svelta.

«Le posso dare qualcosa, signora? E’ solo un prestito». «No, ma che dice? No, ho bisogno di soldi ma non da lei, non mi dia niente, quando la rivedo? Ascolti, mi ascolti un po’: ho bisogno che mi facciano tornare in casa perché i miei soldi sono lì: ascolti bene, e scriva».

Ascolta: uno ha bisogno di biancheria intima, uno ha bisogno di sapere se la scuola dei figli sarà organizzata in campeggio o al paese, uno ha bisogno di un’auto per tornare dalle sue pecore, uno ha bisogno di salire al paese perché ha due prosciutti e vuole portarli in albergo per offrire l’antipasto, uno ha bisogno di andare a Rieti dove vivono i figli che per la paura dormono in macchina, uno ha bisogno di cibo per il cane, uno ha bisogno di sistemare le bollette perché sono in scadenza e non le ha pagate, uno ha bisogno di un supermercato per comprare il dentifricio, uno ha bisogno che qualcuno parli con la madre e la tranquillizzi un po’, uno ha bisogno di stringere una mano e di dire grazie, «grazie di essersi fermato un po’ con noi».

C’è anche chi non ha bisogno di niente, di essere lasciato in pace. Poi non c’è soltanto il bisogno, c’è anche il desiderio. Per fortuna gli italiani lo sanno quanto è fondamentale il superfluo. Arrivano i giocattoli per i bambini, i fumetti, le carte da gioco, le saponette, i profumi, le donne in macchina ad accompagnare questa gente dove deve essere accompagnata. A Civitanova, in una settimana, gli sfollati sono stati ospitati in tre ristoranti diversi, per un pescetto alla griglia, una pizza, qui tutti insieme, quel che si può. Certo, all’inizio è facile, c’è tutto lo slancio del cuore, e poi alla lunga ci si distrae e si dimentica. Ma ecco che cosa serve: esserci, ascoltare, portare i pasticcini, le parole incrociate, i figli perché giochino coi figli degli altri. Oggi, e poi domani, e sarà necessario soprattutto la settimana prossima e il prossimo mese e finché durerà. Questa è gente che è stata costretta ad abbandonare tutto, e adesso ha paura di essere abbandonata. Basta sedersi e ascoltare, è già più di un po’.

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lastampa/Il dovere di ascoltare i loro cuori MATTIA FELTRI

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