L’Ue promuove la crescita italiana ma non il deficit

L’Ue migliora le stime sulla crescita del Pil italiano ma restano i dubbi sulla manovra. Come...

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L’Ue migliora le stime sulla crescita del Pil italiano ma restano i dubbi sulla manovra. Come scrive Marco Bresolin, nelle stime che Bruxelles pubblicherà oggi si passerà dal +0,9% del Pil indicato in primavera a un più incoraggiante +1,5%. Esattamente lo stesso valore indicato da Roma nella bozza di manovra spedita il mese scorso alla Commissione. Quanto alla finanziaria il “buco” indicato dall’Ue ammonta a 3,5 miliardi. Per Mario Deaglio “sulla ripresa pesa l’incognita delle urne”.

L’Ue: crescita più forte, ma nella manovra mancano 3,5 miliardi

Oggi le stime di Bruxelles, il 22 il giudizio sulla finanziaria

BRUXELLES – Un notevole balzo avanti della crescita e il debito pubblico che inizia effettivamente a scendere. Dopo le nubi dei mesi scorsi, sui conti pubblici italiani iniziano a splendere alcuni raggi di sole. Non lo dice il Tesoro, ma la Commissione Ue. Che solitamente è molto più prudente dei governi (in particolare del nostro). Oggi infatti Bruxelles rivedrà al rialzo le sue previsioni di crescita per il 2017: secondo quanto risulta a La Stampa, si passerà dal +0,9% del Pil indicato in primavera a un più incoraggiante +1,5%. Esattamente lo stesso valore indicato da Roma nella bozza di manovra spedita il mese scorso alla Commissione.

C’è però un neo, che rischia di rovinare i festeggiamenti. Perché i conti non tornano nella casellina dedicata al deficit strutturale, quello calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum. È da questo numero che dipende il giudizio sulla manovra. E le cifre sono ancora molto diverse. La differenza principale riguarda il miglioramento del saldo strutturale, condizione-chiave per il rispetto delle regole del Patto di Stabilità. A prima vista, l’Italia è ampiamente fuori. Ballano quasi tre miliardi e mezzo e si rischia una «deviazione significativa»: questo vuol dire che il giudizio positivo sulla manovra (atteso per il 22 novembre) è tutt’altro che scontato. Padoan dovrà trattare ancora con la sua controparte Ue, rappresentata dal vicepresidente Valdis Dombrovskis e dal commissario Pierre Moscovici. E certamente non potrà permettere al Parlamento di tirare la corda.

Stando ai parametri lordi, al netto della flessibilità, l’Italia dovrebbe migliorare il proprio deficit strutturale di uno 0,6% del Pil, oltre 10 miliardi di euro. Prima dell’estate, però, il governo e la Commissione avevano raggiunto un’intesa informale che prevedeva un dimezzamento dello «sforzo strutturale»: 0,3% anziché 0,6%. In pratica un maxi-sconto di cinque miliardi che a Bruxelles hanno deciso di chiamare «margine di discrezionalità». Uno spazio di manovra che la Commissione si è presa, in deroga alla matrice del Patto, per trovare il giusto equilibrio tra risanamento dei conti e sostegno alla crescita.

Si parte dunque dallo 0,3%, che il governo ha promesso di fare nella sua bozza di manovra: nel testo mandato a Bruxelles il deficit strutturale è fissato a quota 1,3% nel 2017 e a quota 1% per il 2018. Il miglioramento è dunque pari allo 0,3%. Ma secondo i calcoli fatti nelle scorse settimane dai tecnici della Commissione, lo sforzo reale sarebbe solo dello 0,2%. Motivo per cui era stata inviata una lettera con richiesta di spiegazioni. Metodologie di calcolo differenti, si era giustificata l’Italia. Dalla tabella che verrà resa nota oggi, però, lo scostamento è ancora più ampio. La Commissione vede un miglioramento del saldo strutturale minore: solo 0,1%. Per il 2017 indica infatti il 2,1%, che scende a quota 2% nel 2018. Molto potrebbe dipendere dagli arrotondamenti (si usa un solo decimale), ma lo scostamento con i dati italiani è comunque significativo. E c’è il rischio di una deviazione anche per l’anno in corso: in primavera la Commissione aveva indicato il 2% per il 2017 (oggi il 2,1%).

La consolazione arriva dalla crescita, che balza all’1,5% nel 2017. Le previsioni per i prossimi anni sono invece un po’ meno ottimistiche del governo: Bruxelles indica l’1,3% per il 2018 e l’1% per il 2019 (l’Italia aveva fissato l’1,5% per l’intero triennio). Buone notizie anche sul debito pubblico, che Bruxelles vede in discesa: 132,1% per l’anno in corso, 130,8% per il prossimo e 130% nel 2019. In calo anche il deficit nominale: 2,1% nel 2017 che scende a quota 1,8% nel 2018.

vivicentro.it/economia
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lastampa/L’Ue: crescita più forte, ma nella manovra mancano 3,5 miliardi MARCO BRESOLIN – INVIATO A BRUXELLES

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