Eurozona. Cresce oltre le attese l’indice di consumatori e imprese

Al di là delle aspettative i risultati  sull’indice di fiducia di consumatori e imprese in...

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Al di là delle aspettative i risultati  sull’indice di fiducia di consumatori e imprese in Eurozona, relativo a dicembre 2016, salito al top dopo 5 anni, ossia ai massimi dal marzo  2011. I rilevamenti sul cosiddetto ‘sentimento economico’, sono effettuati dalla direzione Ecfin della Commissione europea, tenendo conto di indici di fiducia diversi, provenienti dai vari settori economici e dagli ‘umori’ dei consumatori. Il ‘business climate indicator’, è salito a +0,79% in Eurozona, il traguardo più alto dal 2011.
L’indicatore fa un salto notevole nel volgere di un mese e sale, da 106,6 di novembre, a 107,8 di dicembre. Tanto se si considera che il target era previsto cautamente in rialzo,  non oltre 106,8. Un indice di fiducia che riflette anche lo stato di un’economia in forma nonostante tutto, nonostante qualche arresa nel 2016, e un sentore di crisi, in particolare nel comparto bancario.
Incertezze che hanno portato il Governatore della BCE Mario Draghi, ad andare oltre il planning stabilito per la ‘terapia d’urto’ del Qe, prolungandone gli stimoli per tutto il 2017, e riducendo solo la portata del piano di acquisto di asset (da 80 mld a 60), lasciando comunque invariati i tassi. I risultati gli danno ragione, anche se, come sempre, il Governatore della Bundesbank non concorda con la politica monetaria portata avanti dalla BCE.
I riflessi sono incoraggianti anche per i dati macro dell’ultimo trimestre. Un buon segno dell’efficienza in Eurozona viene dall’indicatore macro economico PMI (Purchasing Managers’ Index). Alla fine di dicembre si può dire che il tasso di espansione si è mantenuto su solidi livelli. L’ultimo trimestre si è concluso così in accelerazione, con risultati inaspettatamente lusinghieri, lievitati anche i prezzi, e conseguente crescita dell’inflazione (1,1% a dicembre).
L’Indice PMI della Produzione Composita in zona euro, alla fine di dicembre è salita a 54,4, e anche qui il trend, rispetto a novembre (che era del 53,9), è più che positivo (L’indicatore PMI è positivo quando si attesta al di sopra di 50, e negativo quando va sotto il parametro).
Un grande balzo lo ha fatto l’industria, che è passata dallo 0,1 a 1,2 – l’indice dei consumatori si è stabilizzato a 5,1 – mentre l’indice dei servizi è in salito, e passa da 12,2 a 12,9.
In questa performance si è distinto il manifatturiero, che anzi ha trainato tutto il resto, con un sostenuto ritmo di crescita, da oltre due anni. Si spinge in avanti anche il terziario, che ha rivelato un notevole stimolo alla crescita. Tra i 4 paesi principali dell’Eurozona (Germania, Francia, Italia e Spagna), la Spagna ha marciato con maggiore impulso rispetto agli altri paesi, il ritmo di espansione economica è stato infatti record negli ultimi sei mesi del 2016.
La Germania, come c’era da aspettarsi, segue con il solito zelo.
Sono risultati che fanno ben sperare per i tempi incerti che attendono questi paesi, considerati anche gli appuntamenti elettorali in Olanda, Francia e Germania, che non presentano quadri di stabilità politica, e potrebbero portare segni di sfiducia nei mercati e negli stessi consumatori.
I dati positivi sull’espansione economica in Eurozona sono stati certamente migliorati dai volumi dell’export e da un afflusso di nuovi ordini che hanno dato una scossa alla produzione e alle vendite, mettendo in evidenza movimenti di crescita più veloci rispetto al 2015. In generale la Germania costituisce il traino principale di questi andamenti in positivo, nonostante un buon volume di espansione sia stata riscontrata anche negli altri paesi della zona euro, in particolare nei 4 più rappresentativi. In aumento le commesse in giacenza a dicembre, ancora migliorate rispetto al mese precedente.
Come tutti gli avvicendamenti di carattere macroeconomico (in positivo o in negativo), se il motore dell’economia esprime prestazioni efficienti, l’effetto si riverbera anche negli altri settori – in questo caso in positivo – sull’occupazione (per esempio), che mantiene la tendenza al rialzo degli ultimi due anni. Si distingue la Spagna, che come abbiamo visto nell’analisi dei dati sull’espansione economica, vede crescere anche i livelli di occupazione. Non rilevanti i dati concernenti l’Italia, nonostante un incoraggiante trend in salita.
Il prezzo del petrolio e del carburante ha stimolato l’aumento dei prezzi, e dunque l’inflazione, ma vi hanno contribuito anche i costi sull’import, considerato che l’euro negli ultimi mesi ha registrato un tasso di cambio più debole. Bisogna anche sottolineare che un debole tasso di cambio se è svantaggioso per l’import, agevola l’export. Per quel che riguarda il Pil, nell’ultimo trimestre in termini di espansione, si attesta su un +0,4% – (+0,3% novembre), in rilievo il balzo a dicembre.
I dati del PMI (Purchasing Managers’ Index) si rivelano migliori rispetto alle aspettative, nei confronti della stima precedente. Si attende in ambito Eurozona una spinta decisiva per l’anno in corso, che consolidi i dati incoraggianti dell’ultimo trimestre, portandosi via anche i detriti di una lunga e tormentata crisi.
Purtroppo, come già si è accennato, decisivi saranno i risultati delle consultazioni elettorali in programma nei mesi a venire in alcuni paesi dell’area euro,e proprio l’aleatorietà di questi eventi politici potrebbero condizionare la ripresa, in positivo qualora esprimessero stabilità, o in negativo invece se i partiti populisti salissero al potere, con virate ostili nei confronti della politica economica dell’Ue.

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