Economia italiana in recessione: dato atteso dice Tria, e spande ottimismo

Dopo due trimestri con il segno meno il paese è tecnicamente in recessione per cui,...

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Dopo due trimestri con il segno meno il paese è tecnicamente in recessione per cui, il ministro dell’economia Tria, da New York dove sta concludendo la visita, cerca di limitare l’allarme crisi affermando:

“Poter correggere il tasso di crescita con la sola volontà sarebbe una bella cosa. Il tasso di crescita è quello che si riesce a ottenere.
Al di fuori, diciamo, dello scherzo l’1% è un tasso di crescita previsto dalle stime fatte a novembre, e ogni mese come sapete le stime cambiano.
Adesso, con il dato dell’ultimo trimestre del 2018 abbiamo avuto due trimestri con segno negativo, anche se di poco, e tecnicamente siamo in recessione.
Sono dati che non ci aspettavamo, forse ci aspettavamo un -0,1% e non un -0,2% ma insomma siamo in questo ordine di cose, quindi io credo che l’unica reazione sia quella di accelerare ancora di più il lavoro per rilanciare gli investimenti pubblici, TUTTI, e applicare le misure previste dal governo per sostenere la crescita”

Così Tria e, personalmente, mi sforzo di credergli anzi, VOGLIO CREDERGLI perché, in caso contrario, i guai sarebbero seri e grossi e, a pagarli saremo noi cittadini (inclusi gli attuali plaudenti italioti che, sono certo, spariranno quando tutto dovesse crollare come, in un’epoca “similare”, alla fine sembrava che in Italia non ci fosse mai stati tanti fascisti: si qualcuno, ma ….) epperò.

Epperò non posso non prestare orecchio anche ai tanti altri meno ottimisti tanto più che, cifre alla mano e ad ora, sono quelli che hanno avuto conferma alle loro previsioni e ai loro gridi di allarme ricevendo, nella migliore e più cortese delle ipotesi, il solito:

  • “lo dicono loro”,
  • “si facciano eleggere e poi potranno parlare”,
  • “noi siamo gli eletti, loro no, quindi noi possiamo dire e fare, loro no”,
  • “professori?” vade retro, professionisti e basta,
e via di questo passo con tantissime altre similari amenità, spesso anche più “volgari”

Tra i poco, o niente, ottimisti, ad esempio, ci sono proprio gli industriali che, tramite Confindustria, segnalano ancora che il peggio deve ancora venire, e questi sono quelli che dovrebbero far muovere proprio l’ammalato: l’economia, ed invece ecco il presidente di viale dell’Astronomia, Vincenzo Boccia, a prevedere che a gennaio ci sarà un rallentamento ancora superiore.

E preoccupati sono anche i sindacati: il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha sottolineato che

“bisogna cambiare le regole e rilanciare l’economia: servono investimenti pubblici e privati nelle infrastrutture, per il riassetto urbanistico delle città e per la messa in sicurezza del territorio”.

Sulla stessa linea la presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise, che ha chiesto più risorse per investimenti e consumi.

Presente all’appello dei “pessimisti” (secondo i gialloverde) anche Confcommercio che si è detta “preoccupata per il futuro” e ha chiesto di “evitare l’aumento dell’Iva”.

Infine, ma non ancora ultima, ecco Confedilizia a rinnovare l’invito “a far ripartire il mercato immobiliare”.

E, per concludere questo elenco comunque non del tutto esaustivo, segnalo che, dopo il Fmi che da Washington ci ha fatto sapere che quest’anno il Pil salirà soltanto dello 0,6%, quindi 0,4 punti in meno rispetto alle previsioni pubblicate a ottobre scorso, sembra che ora anche l’Ocse potrebbe tagliare le stime.

Chi ha ragione? I professionisti sul campo o i non professionisti al timone del governo?

Francamente non posso dire di avere la risposta ma, ingenuamente e mi si scuserà, ho la tendenza, – soprattutto in presenza di una qualche malattia -, a fidarmi della diagnosi di un Dottore (inteso come specialista e non semplicemente perché laureato dato che una laurea non esime dall’imbecillità) piuttosto di quella di un xxxxx (evito di fare accostamenti per evitare di offendere chicchessia) che, secondo moda in auge, pur nulla facente e sapente è cortesemente sceso in politica e pretende di portare avanti, – a precindere da scienza e coscienza -, le sue convinzioni, i suoi malesseri caratteriali e/o mentali e quant’altro gli frulla in testa perché “sono stato eletto” – dicono – e poi: “perché così mi và”.

 

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