Bankitalia, Visco al contrattacco

Veltroni, Napolitano e Monti criticano la linea dem definendo le iniziative contro Visco “ingiustificabili e...

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Veltroni, Napolitano e Monti criticano la linea dem definendo le iniziative contro Visco “ingiustificabili e deplorevoli”. Da parte sua il governatore passa al contrattacco: porterà 4200 fascicoli in Parlamento.

L’autodifesa del Governatore: “Al Parlamento 4200 fascicoli”

Visco vede il numero uno della Commissione sulle banche Casini. Le carte alla Finanza, poi l’audizione. Bce preoccupata per lo scontro

ROMA – Quattromiladuecento fascicoli relativi agli atti di vigilanza di ben sette banche: Monte dei Paschi di Siena, le due popolari vicentine, ma soprattutto Etruria e gli altri tre istituti crollati nel 2014. Roma, ore 19 di ieri. Ignazio Visco varca il portone di Palazzo San Macuto, già sede dell’Inquisizione del Papa Farnese. Nell’ufficio al piano nobile lo attende il presidente della Commissione di inchiesta sulle banche Pier Ferdinando Casini. «Un atto irrituale e gravissimo», commentano i Cinque Stelle. Il governatore di Bankitalia ha con sé la lista dei documenti che consegnerà al Parlamento dopo averne definito i criteri di segretezza. Quella lista – che Casini ha già consegnato alla Guardia di Finanza e depositato in cassaforte – costituisce l’atto di autodifesa di Via Nazionale dalle pesanti accuse di Matteo Renzi alla vigilanza. Con il sostegno pieno del Quirinale, dell’establishment, della Bce di Draghi – sempre più preoccupata dalla escalation – e ancora di un pezzo della politica (da Bersani a Calenda, da Monti a Napolitano), Visco ha deciso di dare battaglia per salvare il suo onore e quello dell’istituzione che rappresenta ancora per pochi giorni. Non è chiaro se resterà altri sei anni, di certo ha deciso di vendere cara la pelle.

Dopo il pasticcio della mozione parlamentare del Pd contro la riconferma, nei palazzi è un fiorire di voci. C’è chi attende il gran rifiuto del governatore uscente, chi vede già al suo posto uno dei due vice, chi ancora è convinto che Mattarella e Gentiloni possano scegliere una persona esterna al direttorio della Banca. Benché al Quirinale la via preferita sia quella della successione interna, nei palazzi circola con insistenza l’ipotesi Padoan, la cui credibilità internazionale sarebbe in grado di superare il suo ruolo di ministro. Ma potrebbe mai Mattarella accettare di lasciare Gentiloni senza ministro del Tesoro in piena sessione di bilancio, per di più nella ipotesi che a primavera questo governo possa essere costretto a vivere oltre la sua scadenza naturale in caso di stallo elettorale? A spegnere ogni dubbio si incarica Padoan stesso con uno di quei gesti che nel linguaggio della politica valgono più di mille parole. Accade nella piccola sala di Piazza Venezia dove si svolge un convegno dedicato a Federico Caffé. Visco, non previsto fra gli ospiti, si siede in platea mentre il ministro racconta aneddoti sull’economista scomparso. Padoan scende dal palco, si avvicina al governatore, e gli stringe a lungo la mano in favor di fotografi.

Insomma, a 24 ore dal giorno nero delle quattro mozioni parlamentari contro di lui, Visco trova la solidarietà del Palazzo. Ciò non significa che il percorso per la riconferma sia in discesa. Chi si trova in enorme difficoltà è Paolo Gentiloni, il cui governo ha dato parere favorevole ad una mozione che – seppur edulcorata – era nata con l’obiettivo esplicito di impallinare Visco. Ecco perché resta forte l’ipotesi che l’interessato possa rinunciare alla conferma e fare spazio ad uno dei due vice, il direttore generale Salvatore Rossi o il numero tre Fabio Panetta. Secondo quanto riferisce una fonte di governo che chiede di non essere citata, quest’ultimo sarebbe il candidato di Matteo Renzi e di un pezzo di mondo bancario che ne hanno apprezzato le doti di mediazione nella vicenda che ha portato all’acquisto in extremis di Intesa Sanpaolo delle due ex popolari venete.

Nelle intenzioni del Pd l’audizione di Visco alla Commissione di inchiesta avrebbe dovuto costituire uno spartiacque per la decisione. Proprio per questo l’ordine del giorno dell’ufficio di presidenza della Commissione (i due vice sono Mauro Marino e Renato Brunetta) riunito ieri prevedeva di rivedere il calendario dei lavori delle prossime due settimane. Ma Casini – in chiara sintonia con il Quirinale e meno con la linea di Renzi – si è detto contrario a cambiarlo. La prossima settimana verranno auditi i due procuratori impegnati nelle indagini sui crac veneti (Pignatone e Cappelleri), la settimana successiva toccherà al capo della vigilanza Bankitalia Carmelo Barbagallo e ai commissari liquidatori delle venete. Visco verrà ascoltato solo a novembre, dunque dopo la scadenza naturale del suo mandato il 31 di questo mese. Resta da capire se verrà ascoltato ancora in qualità di governatore o di ex. Il ruolo con il quale entrerà a San Macuto farà la differenza della sua audizione. Per il resto, a fare scudo con i fatti alle accuse, ci saranno in ogni caso i 4200 fascicoli della vigilanza. Verba volant, scripta manent.

Twitter @alexbarbera 

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lastampa/L’autodifesa del Governatore: “Al Parlamento 4200 fascicoli” ALESSANDRO BARBERA

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