Maestre violente: ogni giorno 13 denunce

In Italia ogni giorno vengono presentate 13 denunce per maltrattamenti negli asili da parte di...

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In Italia ogni giorno vengono presentate 13 denunce per maltrattamenti negli asili da parte di maestre violente. Come riferisce la onlus La Via dei Colori (che assiste i genitori) sono richieste d’aiuto che le famiglie avanzano per fermare gli abusi delle maestre violente. L’80% dei casi riguarda bambini che hanno meno di 6 anni.

Bambini maltrattati negli asili: ogni giorno tredici denunce

Torino – Maltrattamenti psicologici e fisici. Schiaffi, strattoni, insulti. Bambini legati alle sedie con lo scotch e infanti “shakerati” e derisi. Piccoli innocenti lasciati senz’acqua per giornate intere. E ancora: percosse, trascinamenti, calci, colpi dietro la nuca. Corpicini inermi spinti contro i muri e piccole teste sbattute sui banchi.

È successo. Succede ancora: da Bari a Busto Arsizio, da Milano a Napoli. Al centralino dell’associazione La Via dei Colori Onlus di Pistoia arrivano segnalazioni ogni giorno. Lo scorso anno tra richieste di aiuto, di consulenze e denunce sono stati 5 mila i contatti con l’associazione giunti da tutta Italia, una media di 13 al giorno.

I maltrattamenti sui piccoli degli asili nido e della scuola dell’infanzia sono in crescita. La onlus, l’unica sul territorio nazionale ad occuparsi di minori, anziani e disabili vittime di maltrattamenti in struttura, è nata il 2 dicembre del 2010, lo stesso giorno ed esattamente l’anno dopo in cui la Corte di Cassazione ha scritto l’ultima parola sulla storia dell’asilo lager Cip & Ciop di Pistoia condannando – per la prima volta alla pena più alta in Italia – le due maestre, Anna Laura Scuderi (6 anni e 4 mesi) ed Elena Pesce (5 anni)

Le richieste di aiuto al numero verde 800984871 attivo 24 ore su 24 non si arrestano. C’è voglia di denunciare, ma si teme ancora di rimanere soli. Allo sbando. Sono già cento in soli sette anni i processi che La Via dei Colori segue con il suo staff di dodici legali. Trentuno i fascicoli di indagine al vaglio delle Procure italiane, seicento le parti offese. E a queste famiglie che hanno riconosciuto storie di maltrattamenti a scuola e hanno voluto denunciare maestre e istituti continuano ad unirsi nuovi genitori di piccolissime vittime. Già, le vittime: nell’80 per cento dei casi hanno meno di 6 anni. Sono proprio i più piccoli, i più indifesi ad aver incontrato al nido o nella scuola materna chi, invece di proteggerli, ha alzato le mani, ha strillato oltre ogni limite, li ha puniti. Ha chiuso la porta alle emozioni e ha fatto crescere la paura.

Le maestre incriminate spesso tornano al loro posto. E questo proprio non va giù alla comunità dei genitori delle vittime degli abusi nelle scuole. Un tema che scotta. Da sempre. Ma non si risolve. L’avvocato Giulio Canobbio è il direttore del comitato scientifico dell’associazione La Via dei Colori. Coordina lo staff legale (dei processi civili si occupa l’avvocato Andrea Moretti) e sa bene che le seicento parti offese che assistono si sono trovate, e si ritroveranno ancora, dinanzi a questo problema. «Il tema c’è – sottolinea – e anche l’ultimo passo legislativo fatto di recente che innalza il divieto di esercitare la professione da 3 mesi a un anno di fatto nulla risolve. Abbiamo assistito a casi che si sono chiusi con condanne 2 anni e 8 mesi nei confronti della maestra incriminata, anche in presenza di video con immagini di maltrattamenti sui bambini che in confronto i film di paura sono una passeggiata». C’è poi l’incidente probatorio, questo sconosciuto. In molti casi non viene concesso. Questo è un altro scoglio per chi difende le famiglie delle vittime. «Ci sarebbe necessità di approfondire, di capire quali lesioni sono state inflitte, tenendo conto che per lesioni intendiamo sia quelle del corpo sia quelle della mente».

Insomma, la strada è in salita. Di maestre a colori, perbene, affettuose, ce ne sono tante. Ma le altre, quelle che insegnano paura e angoscia non sono ancora del tutto sconfitte. «Sono una minima parte rispetto a chi insegna con passione e dedizione. Si sono macchiate del reato peggiore. Sono pagate dallo Stato per servire la comunità e invece di aiutarci a crescere i nostri figli creano danni perpetui a decine di bambini», raccontano distrutti alcuni genitori. Stanno ancora vivendo il lungo e difficile travaglio del processo nei confronti delle maestre dei loro figli. Mentre provano a ricostruire una nuova vita a colori in famiglia.

LE STORIE

I PICCOLI IN CASTIGO PER ORE. OBBLIGATI A PULIRE SE SI FACEVANO PIPÌ ADDOSSO 
Urla, strattoni e spinte violente a bambini di tre anni di una scuola per l’infanzia, Il Delfino di Rimini, nella primavera di un anno fa avevano portato all’arresto di un’insegnante, Loredana Pacassoni. L’udienza preliminare di ieri ha ammesso sedici parti civili, fra le famiglie e la onlus La via dei colori, che tutela i minori vittime di maltrattamenti in strutture scolastiche, ma ha spostato tutto al prossimo 17 gennaio, quando verrà discusso il rinvio a giudizio della maestra. Il Comune di Rimini invece è stato ammesso in qualità di responsabile civile, cioè verrà chiamato a rispondere dell’eventuale risarcimento danni perché la donna lavorava alle sue dipendenze e l’amministrazione doveva garantire per la sicurezza dei piccoli.

L’imputata, che oggi ha 63 anni, aveva passato ai domiciliari il primo periodo successivo alla denuncia, resa possibile dalle riprese video delle telecamere sistemate dai carabinieri nella sezione «cuccioli» della scuola dopo che una collega aveva segnalato alle forze dell’ordine i metodi violenti dell’insegnante. Il tempo passato dai bimbi con lei è stato costellato da esplosioni di collera e da maltrattamenti veri e propri, al punto che la psicologa incaricata dal pm Davide Ercolani aveva parlato del rischio concreto di conseguenze pesanti e forse irreparabili sulle loro relazioni comportamentali e sul sistema cognitivo e di apprendimento.

L’aspetto paradossale della vicenda è che la maestra non era nuova a comportamenti del genere: nel 2010, quando insegnava alla Vela, un’altra scuola per l’infanzia della città romagnola, era solita tenere in castigo per ore i piccoli ospiti, e quando un bambino si è fatto la pipì addosso lo avrebbe obbligato a pulire. Ne era nato un procedimento per abuso di mezzi di correzione, per cui il Comune l’aveva spostata a tutt’altra mansione, in un museo di Rimini. Poi le stesse mamme della Vela hanno firmato una petizione perché venisse riammessa all’insegnamento e la donna è tornata a insegnare, stavolta alla scuola Delfino. Qui però la situazione è peggiorata, come testimoniano le registrazioni dei carabinieri: le spinte e gli strattoni scattavano per motivi futilissimi, anche solo per l’incapacità dei bimbi di tirarsi su i pantaloni o per la presunta lentezza nell’obbedirle.

“TROPPO ESUBERANTI”. COSÌ SCATTAVA LA TEMUTA PUNIZIONE
Percosse, trascinamenti, calci, colpi dietro la nuca, forti scossoni. È passato solo un anno da quando tre maestre della scuola dell’infanzia Arcobaleno dell’Istituto Comprensivo Aristide Gabelli di Santo Spirito di Bari sono finte agli arresti domiciliari.

Passarono pochi mesi tra le prime denunce dei genitori e la conclusione delle indagini preliminari, fino alla contestazione di 37 episodi di violenza accertate con intercettazioni e telecamere nascoste tra il 31 marzo e il 22 aprile.

In un caso, una bimba sarebbe stata spinta dalla maestra in modo così forte da sbattere su un banco, per poi rimbalzare e sbattere il viso sul pavimento. La piccola sarebbe rimasta esanime per qualche minuto, senza alcun soccorso da parte dell’insegnante.

Sempre lo stesso giorno, la maestra ha nuovamente strattonato la bambina, mettendola in punizione, tenendola bloccata con forza su una sedia con una gamba, per 15 minuti, mentre la piccola cercava invano di divincolarsi. E questo accadeva in presenza dei suoi compagni.

È solo uno degli orribili casi subìti dai piccoli e contenuti nei video che il giudice per l’indagine preliminari di Bari, De Palo esaminerà in Camera di consiglio. La sentenza in primo grado è attesa lunedì 14 novembre.

Secondo l’accusa i bambini sarebbero addirittura stati immobilizzati al fine di tenerli «buoni». Ma, in particolare, si legge negli atti, sarebbero stati vittime di «schiaffi, colpi sferrati su tutto il corpo, strattonamenti, pedate, calci, forti scossoni sugli arti superiori, accompagnati anche dalla immobilizzazione delle mani, trascinamenti lungo il pavimento, colpi dietro la nuca, vessazioni e torture psicologiche, seguite da urla, minacce e gravi ingiurie».

La prima udienza si è svolta lo scorso 18 settembre 2017, giorno in cui il pubblico ministero Simona Filoni ha chiesto per le imputate la condanna a tre anni e dieci mesi di reclusione.

Agli atti del processo c’è anche una lettera inviata dalle imputate, alla dirigente scolastica in cui spiegavano che nei confronti di alcuni bambini ritenuti «prepotenti ed esuberanti» era stato necessario ricorrere al cosiddetto «metodo della punizione».

STRATTONI E URLA RIPETUTE. “I BIMBI HANNO RIPORTATO DISTURBI DALLE VIOLENZE”
Hanno scelto di affrontare il processo le due maestre e l’addetta delle pulizie dell’asilo Peter Pan di Ficarolo (Rovigo). Le tre donne sono accusate di maltrattamenti verso i piccoli scolari, secondo le indagini i loro comportamenti intimorivano i piccoli. Non solo strattoni e quindi violenze fisiche ma anche urla ripetute in grado di condizionare il comportamento di quei bambini. La decisione è stata presa ieri dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Rovigo, Alessandra Martinelli. La prima udienza del dibattimento è prevista il prossimo 23 aprile.

A segnalare i comportamenti sospetti delle tre donne, Maria Crivellaro, Andrea Contiero e Barbara Calza, è stato un ex dipendente dell’asilo che aveva deciso di rivolgersi alla squadra mobile della polizia di Rovigo. Gli agenti avevano quindi ricevuto l’autorizzazione per installare alcune telecamere nascoste all’interno della scuola materna. Ben presto i filmati avevano supportato le ipotesi degli investigatori e per le tre donne era anche scattato il divieto di dimora nel comune di Ficarolo dove ha sede l’asilo.

Nell’udienza di ieri mattina le parti civili, assistite dagli avvocati Giulio Canobbio e Silvia Peraldo Gianolino, hanno chiesto la citazione del responsabile civile dell’asilo, il Comune di Ficarolo. Una richiesta che è stata accolta dal giudice. Tra gli atti del dibattimento finirà anche l’incidente probatorio, eseguito su tre bimbi (le presunte vittime sono in totale 18), che era stato richiesto dalle parti civili. Uno snodo cruciale dell’intera indagine. Il risultato di quegli accertamenti irripetibili è già nelle mani dei difensori delle tre imputate e in quelle dei legali che rappresentano le parti civili.

«Le conclusioni dell’incidente probatorio – ha spiegato ieri l’avvocato Canobbio, che assiste l’associazione La Via dei Colori – non sono state completamente dirimenti rispetto alla gravità delle lesioni subite dai bambini, ma hanno comunque evidenziato dei disturbi nei tre bambini». Nessuna delle tre imputate ha quindi chiesto di avvalersi dei riti alternativi, ma tutte hanno preferito la strada del dibattimento per dimostrare in aula la propria estraneità da quel che è accaduto in quell’asilo.

Elisa Forte, Franco Giubilei, Andrea Zambenedetti/ilsecoloXIX

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