Così le “stupide” armi russe fanno strage di civili. GIANLUCA DI FEO*

LA PRECISIONE è un optional. Perché gli stormi russi che colpiscono in Siria seguono la...

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LA PRECISIONE è un optional. Perché gli stormi russi che colpiscono in Siria seguono la vecchia dottrina della guerra totale: conta solo la potenza di fuoco. Tonnellate e tonnellate di esplosivo, fino a sbriciolare le città. Non ci sono scrupoli. E non si usano quasi mai armi “intelligenti”: i caccia seminano centinaia di bombe “stupide”. Sganciano ordigni “a caduta libera” con quintali di tritolo come si faceva nella seconda guerra mondiale, sparano raffiche di razzi che spazzano via interi condomini, seminano micidiali cluster bomb che disperdono grappoli di mine tra le macerie. “Un solo mese di raid russi ha causato lo stesso numero di morti civili provocato dalla campagna aerea statunitense in Iraq e Siria in un anno e mezzo”, stima Chris Wood, uno degli animatori dell’ong Airwars che analizza gli effetti delle operazioni militari americane: “Nell’ottobre 2015 i caccia di Mosca hanno ucciso tra i 345 e i 501 civili in Siria, mentre il bilancio attribuito alla coalizione occidentale in 18 mesi è compreso tra 520 e 586 vittime”. È dal 1999 che le aeronautiche della Nato non usano più bombe “stupide”. Gli aerei americani, europei e persino quelli dei loro alleati arabi utilizzano ordigni con sistemi di guida – tramite coordinate satellitari, puntatori laser o monitor televisivi – che cercano di ridurre i margini di errore negli attacchi. Sono state addirittura progettate armi a misura di “missioni di pace” – l’eufemismo che caratterizza gli interventi occidentali dell’ultimo ventennio – come le bombe di piccolo diametro che non si frantumano in schegge, utilizzate anche dai Tornado italiani in Libia. Gli ufficiali che pianificano le incursioni sono obbligati a redigere valutazioni preventive del rischio: in Iraq nel 2003 il Pentagono riteneva accettabile il pericolo di uccidere 30 civili in un singolo attacco. Poi il limite di questa cinica contabilità è stato ridotto a 7 vittime “non combattenti” nel 2007 e a una soltanto nei blitz afghani. I russi invece hanno altre priorità. E in Siria oggi vogliono solo chiudere la partita il prima possibile. Qualunque sia il costo per la popolazione.

*larepubblica

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