RepIdee, Renzi: “Due mandati per il premier. Con il no nella Ue non ci fila più nessuno”

A Repubblica delle Idee Eugenio Scalfari intervista Matteo Renzi. Il direttore Mario Calabresi: “Due punti...

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A Repubblica delle Idee Eugenio Scalfari intervista Matteo Renzi. Il direttore Mario Calabresi: “Due punti di vista diversi. Ma d’accordo per il ministro unico europeo dell’Economia”. Il premier: “Prima di fare una Fbi dell’Ue, per ogni euro che investiamo in sicurezza, spendiamo un euro in cultura”. Il fondatore di Repubblica: “Se non cambi l’Italicum, voto no”

ROMA  A ‘Repubblica delle Idee’ il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, intervista il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. “Un incontro per mettere a confronto due punti di vista che in questi due anni hanno duellato – ha spiegato il direttore di Repubblica, Mario Calabresi – ma sul tema del ministro unico dell’Economia europeo sono stati d’accordo”. Matteo Renzi esordisce con un “in bocca al lupo per il presidente Berlusconi (ricoverato in attesa di un intervento al cuore, ndr)” . “Anch’io voglio mandare un pensiero a Berlusconi – interviene Scalfari – mio avversario politico dal ’94 in poi. Con tutto quello che ha comportato di pubblico e di privato. Però, mi associo a quello che ha detto Renzi, perché non possiamo che fargli gli auguri di guarigione. Adesso – ha chiosato Scalfari, rivolgendosi a Renzi – mi pongo un problema. Noi due, ci diamo del tu, o ci diamo del lei?” Renzi: “Dipende da lei”. E si danno del tu.

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Claudio Tito, capo della redazione Politica di Repubblica, chiede: “Se a ottobre non  passa il referendum, il governo cade?”.

Scalfari. “Su un punto, sono diventato renziano, il capo comanda da solo, principio che ho criticato in passato. Sono favorevole a un sistema monocamerale. Ma la Camera deve essere eletta liberamente. Nella legge italicum attuale, è in parte nominata perché i capi sono nominati, si possono presentare in due o tre sezioni”. “Parliamoci chiaro – dice Scalfari a Renzi – questa è una Camera tua, allora io sono per votare no al referendum. Io voterei sì, qualora però la legge elettorale venisse cambiata. E ho proposto più volte di adottare nientemeno che quella che allora fu chiamata legge truffa. Pensate, la legge che propose De Gasperi nel 1953. Se un partito, o una lista prende, il 50 % più 1 voto, la maggioranza assoluta, c’è un premio che assicura la continuità. E allora se tu cambi la legge elettorale, io voto sì al referendum. Ma se invece non la cambi, io voto no perché la legge così com’è ti rende per 15 anni padrone del campo, e questo non va bene. Padrone di un pezzo di campo, ma con contropoteri e controforze. Adotta la legge truffa, e ti voto”.

La replica di Renzi: “Se uno mi dice che voglio governare l’Italia per 15 anni lo querelo. Se andiamo verso un sistema di responsabilità, al massimo si possono fare due mandati. Io sarei pronto a firmare qualsiasi proposta di legge in questa direzione. Perché chi governa, checché ne pensasse Andreotti, si logora”. “Sulla riforma costituzionale – dice rivolgendosi a Scalfari – mi pare che tu abbia meno resistenze di quelle che avevo capito. Anch’io avrei preferito un sistema diverso del Senato, ma siccome non sono padrone dell’Italia, la legge è venuta fuori da sei letture e ha dovuto cercare una maggioranza difficilissima da trovare. Per dirla alla fiorentina, ‘se era facile l’aveva fatta qualcun altro’. È una riforma che non tocca i poteri del premier che rimane l’unico capo di governo della storia occidentale che non ha neanche il potere di cambiare un ministro”. “Se il referendum non passa – sottolinea Renzi – vado a casa perchè non sono adatto, non ce la faccio, la politica non fa per me. Ma se passa il no, l’Italia diventa ingovernabile. Se passa il no ci sarà sempre una larga intesa, un inciucio, un accordo. Non ci sarà mai la possibilità per un partito di vincere. Se blocchiamo le riforme, in Ue non ci fila più nessuno. Io sono autenticamente un sostenitore dell’alternanza. Vorrei un sistema in cui il Pd fa il pd: se vince governa, se perde fa opposizione preparandosi a governare. Altro che partito della Nazione. Altro che padrone….”.

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Renzi risponde sulla legge elettorale. “La legge elettorale si fa con le maggioranze che si trovano.  Abbiamo messo i ballottaggi, che è uno strumento fantastico, perché ti consente di avere un vincitore. Questo è il punto di forza della legge elettorale. Nel 2013 nella sfida tra Bersani Berlusconi e Grillo nessuno avrebbe ottenuto la maggioranza. E il ballottaggio sarebbe stato tra Bersani e Berlusconi.

Il botta e risposta Scalfari-Renzi. La discussione sulla legge elettorale si anima. Scalfari incalza il premier: “La Dc di De Gasperi non arrivò al 50 più 1, prese il 48 % con dentro partiti minori. Ma con la proporzionale quella democrazia cristiana governò il Paese per 30 anni. Con la tua legge elettorale, se tu perdi, poi avremo Grillo“. Replica Renzi: “Se vince Grillo, sarà perché prende un voto in più. Ma se vince lui è colpa nostra e non vincerà perché noi siamo credibili”. Poi, rivolto al fondatore di Repubblica: “Il tuo sistema di governo dura come un gatto in autostrada. Con quel sistema i governi duravano pochissimo. Io sono perché un governo duri 5 anni con un programma chiaro. Scommetto che sia una tesi maggioritaria tra i cittadini. E se poi votano Grillo, e la Raggi, se li prendano”. Scalfari di rimando: “Non è un problema se Grillo si prende Roma. Ma se si prende il governo del Paese, con quella legge elettorale è una cosa diversa”. Renzi è tranchant: “Abbiamo idee diverse”.

Renzi risponde sulla “Camera eletta liberamente”. Renzi non si sottrae alla provocazione di Scalfari a proposito di una Camera non eletta liberamente. “Non condivido questa analisi. C’è una parte di persone indicata dalle segreterie dei partiti? Sì. Ma minori rispetto al passato. Non mi posso permettere di ripensarci, però forse anche noi abbiamo troppo alzato il tono nella discussione referendaria. Vi invito a riflettere l’alternativa al sì: non provoca solo il cambio di governo, ma l’ingovernabilità”.

La domanda di Scalfari: “Saresti d’accordo per una polizia federale?”. Si cambia argomento, e il fondatore di Repubblica, riflettendo sulla necessità che lo vede d’accordo col premier sul ministro unico europeo del Tesoro, estende il ragionamento anche sul ministro dell’Interno. Renzi: “Sul ministro delle Finanze, come lo chiamo io, sono d’accordo. Diverso il discorso sulla sicurezza: prima di partire dalla unificazione delle istituzioni (ministro dell’Interno, Fbi), occorre partire dalle politiche. L’Ue è in crisi dall’interno. I terroristi che hanno disintegrato le speranze dell’Ue a Parigi e Bruxelles erano nati nel cuore delle periferie urbane delle Capitali europee. La nostra proposta dunque è: per ogni euro investito in sicurezza, investiamone uno in cultura”.

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“Fine dell’austerity europea“. A Scalfari che stimola il premier a riflettere sul ruolo guida della Germania, e della Merkel, nella politica economica europea, Renzi risponde: “Usiamo il 2017 per finire la politica dell’austerity che ha provocato tanti danni. E iniziare quella degli investimenti. Se nei prossimi sei mesi l’Italia riuscirà a essere autorevole e credibile, penso che la riflessione di Scalfari su Italia-Germania possa essere interessante. Quello che dobbiamo fare è, più investimenti, meno austerity”.

Claudio Tito solleva un tema: “Basta la crisi economica a giustificare la crescita dei populismi?”

Scalfari. Il fondatore di Repubblica fa una analisi dei populismi in Italia, rappresentati da Lega e M5s. “Per fortuna – spiega Scalfari, con sottile ironia – che abbiamo il capo della Lega, Salvini (un giornalista non si dovrebbe permettere a fare apprezzamenti….), che non becca palla. E qui bisogna chiedersi come mai, invece, beccano palla i 5Stelle. Debbo dire che i 5Stelle in alcuni comuni sono abbastanza forti, a Roma e a Torino. Ma cosa sono i 5Stelle ora che Grillo ha fatto il passo di lato, e Casaleggio poverino è morto? Sono l’aspetto degli indifferenti, degli assenti. C’è una massa crescente di astenuti. Poi c’è una massa notevole di 5Stelle che è come fossero astenuti che vanno a votare. Ma è la stessa cosa.  Loro, i grillini, dicono, ‘noi vogliamo smontare quello che c’è, man mano che smontiamo facciamo quel che vogliamo fare’. Gli astenuti fanno la stessa cosa. Ora dico una cosa: quando concorse a diventare sindaco, Veltroni prese 900 mila voti. Giachetti ne ha presi 300 mila. Da 900mila a 300mila…. c’è questo disinteresse, un affare addirittura epocale. I giovani hanno un altro linguaggio. Girano con nell’orecchio la musica. Gli piace la civiltà delle immagini. Parlano usando twitter. L’indifferenza-più-Grillo, questo è un pericolo epocale”.

Renzi: Il premier mette a fuoco la contraddizione rappresentata dai populismi nei Paesi dell’Est. “I Paesi dell’Est che l’Europa ha salvato dalla crisi – osserva Renzi – sono, oggi, quelli che tirano su i muri. Quei Paesi ci danno lezioni di morale sull’immigrazione, ignorando che, se c’è un bambino che annega in mare, i valori italiani sono di andare a salvarlo e dargli un futuro. E non ci importano le lezioni di morale dei Paesi dell’est Europa. C’è chi, come Salvini, dice che i migranti vanno aiutati a casa loro. Ma questo vuol dire andare a fare cooperazione internazionale in Africa, e su questo c’è un deficit della politica italiana. Sono il premier numero 27 e il mio è il 63esimo governo in questi 70 anni della Repubblica. E il mio è il primo governo il cui premier è sceso sotto il Sahara. Ma cooperazione internazionale non vuol dire portare i diamanti in Tanzania, come hanno fatto i leghisti predecessori di Salvini“.

Sul M5s, l’attacco di Renzi: Parlando dei populismi nel nostro Paese, Renzi non si fa sfuggire l’occasione, ad una settimana dai ballottaggi, di pungolare il M5s. “Il M5s – attacca il premier – è un partito che nasce antieuropeo. Raggi (l’ho letto sull’Huffington Post) promuove i banchetti per uscire dall’Euro. I 5Stelle sono contro l’idea europea come la conosciamo noi. Noi vogliamo portare i giovani a Ventotene per educarli ai valori dell’Europa, loro propongono il baratto e l’uscita dall’euro. Proviamo a mettere insieme i voti in Italia, in questo momento, se ci fosse il ballottaggio a livello nazionale, sarebbe tra Pd e centrodestra. Perché il M5s è andato bene a Roma. A Torino, a Carbonia. Poi basta. E nei 17 comuni dove governano, in 3 hanno espulso i loro sindaci, in metà hanno problemi giudiziari“. “E se vince la Raggi a Roma – conclude il presidente del Consiglio – sarà poi un problema dei romani”.

vivicentro.it/politica –  repubblica/RepIdee, Renzi: “Due mandati per il premier. Con il no nella Ue non ci fila più nessuno” di ALBERTO CUSTODERO

 

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