Elezioni 2018: M5S passa da Rimborsopoli alla cacciata dei massoni

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L’ultimo sondaggio prima del black out elettorale fotografa lo stallo: l’esito più probabile del voto alle Elezioni 2018 è un pareggio, dicono i dati dell’Istituto Piepoli. Intanto i protagonisti si muovono e i Cinque Stelle passano da Rimborsopoli alla cacciata dei massoni con altri due espulsi.

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Il leader: «Ci hanno mentito, chiederemo i danni». Ma ora rischiano di essere eletti. Le Iene: i furbetti dei rimborsi salgono a 14. E a Roma scintille tra Calenda e Raggi

ROMA – Il Movimento si sta sgretolando tra le mani di Luigi Di Maio. Spuntano due nuovi candidati massoni nelle liste elettorali e quattro nuovi Cinque stelle sospettati di essere implicati nello scandalo Rimborsopoli. Fuori dai confini nazionali, a Bruxelles, arriva un nuovo addio dopo quello di David Borrelli, mentre a Roma scoppia una lite furibonda tra Virginia Raggi e il ministro Carlo Calenda, che tra reciproche accuse di «incompetenza», rischia di far chiudere il Tavolo di contrattazione da un miliardo di euro in investimenti vitali per la città.

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Osserva la frana da lontano Beppe Grillo, che si dice «deluso» e assillato dai «dubbi». Tanto da non avere più certezze su chi vincerà alle prossime elezioni: «Perché gli italiani non dovrebbero votare Berlusconi?», si chiede in un’intervista rilasciata al programma “Kronos”. «Abbiamo perso qualsiasi faro di moralità in questo Paese» e così «tornano sempre gli stessi», chiosa il padre fondatore, che tenta poi blandamente di alleviare il peso delle responsabilità di Di Maio: «Siamo dei rabdomanti con un iPhone e a volte scopriamo acqua, a volte scopriamo fogna».

Intanto, tra i rabdomanti, emergono altri due iscritti alla massoneria. Il primo, scovato da Il Foglio, è negli elenchi del Grande Oriente d’Italia: Piero Landi, candidato nell’uninominale di Lucca, iscritto alla loggia “Francesco Burlamacchi” e “in sonno” dallo scorso 5 febbraio. Appena tre giorni prima, il 2 febbraio, su Facebook lanciava la sua candidatura, convinto «dalle idee di buon senso» del Movimento tra le quali – per assurdo – sottolineava proprio la «lotta alla massoneria». Il secondo “illuminato” è Bruno Azzerboni, candidato in Calabria e come Landi cacciato per direttissima dal Movimento. «Gli verrà chiesto di rinunciare al seggio», affermano i vertici M5S, riservandosi il diritto di «agire nelle opportune sedi al fine di risarcire eventuali danni di immagine». I due andranno a far compagnia a Catello Vitiello, il primo massone scoperto tra i Cinque stelle, cacciato e nonostante questo convinto della propria candidatura.

Le Iene, nel frattempo, annunciano altri quattro grillini, dopo i primi otto rei confessi, sospettati di aver truccato i bonifici di restituzione del proprio stipendio. I nomi non sono emersi, ma c’è un buco di circa 800 mila euro nel bilancio. Per questo, fonti del Movimento assicurano che sono in corso verifiche approfondite tra consiglieri regionali e europarlamentari. Ed è proprio a Bruxelles che si stanno concentrando i sospetti più forti. Sarebbero state notate troppe coincidenze nell’addio, a un giorno di distanza da quello di Borrelli, dell’europarlamentare Giulia Moi. Lei lontana da tempo dal M5S, lui solo da qualche mese, e accomunati dal rifiuto di firmare nel 2014 la liberatoria sul trattamento dei dati personali chiesta dal Movimento per poter controllare i versamenti.

Una questione di soldi anche a Roma, dove la sindaca Raggi accusa Calenda di fare campagna elettorale sulla pelle dei romani invece di parlare di investimenti. «Incompetenza e arroganza», replica Calenda, promettendo di chiudere il tavolo di contrattazione. E anche qui, Di Maio rischia di perdere un’altra pedina nello scacchiere sempre più complicato della sua campagna elettorale.

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