Corsa alle elezioni in autunno: Renzi si candida a premier

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Con l’intesa sul sistema elettorale tedesco, parte la corsa alle elezioni in autunno. Pd, Forza Italia e Cinque Stelle sono d’accordo sulla soglia al 5%. L’ultima incognita è legata alle mosse di Alfano che potrebbe far cadere il governo prima del varo della legge.

C’è l’intesa sul sistema tedesco, corsa alle elezioni in autunno

Sì della direzione Pd, Orlando si astiene. Accordo con Fi, la soglia resta al 5%. Ira di Alfano, che potrebbe far cadere il governo prima del varo della legge

ROMA . La strana alleanza tra Renzi, Grillo e Berlusconi procede come un bulldozer. Il segretario «dem» ha travolto in Direzione le barricate degli orlandiani, cosicché la linea ufficiale Pd adesso non è più per il «Rosatellum» ma favorevole al sistema elettorale tedesco: proporzionale puro con soglia di sbarramento del 5 per cento. Come desidera il M5S. Come piace a Forza Italia. Come la stessa Lega è disposta ad accettare pur di andare presto alle urne. È stata quindi fissata una impegnativa «road map» che dovrebbe portare alla discussione in Aula della legge il 5 giugno prossimo. Pochi giorni per metterci il timbro, e poi di corsa in Senato dove varare definitivamente il testo «entro la prima settimana di luglio»: così hanno deciso nel pomeriggio le delegazioni Pd e di Forza Italia. Dell’intesa raggiunta sulla tempistica ha dato per primo notizia Brunetta, capogruppo «azzurro», a riprova che i due partiti procedono di conserva. Così pure i rispettivi leader. Una prova? Ieri mattina, dopo una chiamata nervosa di Renzi, Berlusconi ha spazzato via ogni dubbio sulla soglia di sbarramento che fino a qualche ora prima non sapeva se preferire al 3 o al 5 per cento: «Dipendesse da me la porterei addirittura all’8», è stata la pubblica puntualizzazione del Cav, per dire che lui non solleverà certo ostacoli.

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La mina vagante
Le resistenze continuano semmai da Alfano: con la soglia al 5 per cento dovrebbe congedarsi dalla politica perché il suo partito galleggia un po’ sotto. Continuano a circolare “rumors” di qualche possibile mossa di Ap e degli altri centristi disperati, che lo sarebbero al punto da far cadere il governo per impedire al “tedesco” di arrivare in porto. La crisi scoppierebbe non subito ma durante lo scontro finale in Senato, dopodiché si andrebbe alle urne con i monconi della normativa elettorale in vigore (più generosa verso i partiti piccoli). Alfano sembra l’ultima vera mina vagante sulla strada della legge. La penultima, rappresentata dagli orlandiani, è in parte disinnescata. Ben 31 senatori che fanno capo al ministro della Giustizia avevano sottoscritto ieri un appello-manifesto contro il proporzionale e, soprattutto, contro il ritorno immediato alle urne. Un altro documento dello stesso tenore era stato lanciato da Campo Progressista (Pisapia), con un certo numero di adesioni tra parlamentari della sinistra. Però Renzi se n’è bellamente infischiato.

Il piano di Renzi
L’ex premier non ha avuto pietà per Alfano («Il veto di un piccolo partito non può costituire un blocco»), ripetendo ben tre volte, nel suo discorso in Direzione, che il 5 per cento non lo abbasserà mai. Quindi ha detto “okay” al modello tedesco in quanto garantisce «la più larga condivisione». Dopo averne discusso al suo interno, è stata l’aggiunta, il Pd dovrà sostenerlo compatto. Così del resto si regoleranno i 31 senatori orlandiani al momento del voto in Aula. Approvare la legge entro il 7 luglio per Renzi è questione vitale, altrimenti non ci sarebbe più tempo per andare alle urne il 24 settembre, in diapason con le elezioni tedesche. Per riuscirci, occorrerà ridisegnare al voto i 303 collegi della quota uninominale, ma che problema c’è? Alla ripartizione provvederà una semplice tabella allegata alla legge. Il Colle osserva e per ora tace, sebbene chi lo frequenta gradirebbe un po’ meno precipitazione. I tecnici della materia elettorale fanno presente che, per votare il 24 settembre, le liste dei candidati andrebbero depositate il 21 agosto, con gli uffici chiusi per ferie, e i comizi si svolgerebbero sulle spiagge. Ritardando di un mese, non si correrebbe il rischio di guastare le vacanze degli italiani; ci sarebbe però da anticipare qualche pezzo della manovra economica per il 2018. Con il ministro delle finanze Ue Moscovici, l’Europa ci guarda speranzosa: «Le elezioni non sono mai un problema, ma un esercizio di democrazia», minimizza. Chissà se ci crede davvero.

Il diavolo nel dettaglio
Oggi capiremo meglio certi aspetti tecnici della legge, che così marginali non sono. Si voterà su una sola scheda anziché su due come avviene in Germania. Il numero degli eletti sarà direttamente proporzionale ai voti, ma secondo un ordine ben preciso. Per primo verrà eletto il numero uno del «listino» circoscrizionale; quindi toccherà a quelli che vincono nei collegi uninominali; infine scatteranno (percentuale permettendo) gli altri candidati del «listino». Con questo congegno, le classi dirigenti Pd, Fi e M5S non rischieranno alcuna bocciatura.

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