Brexit, il sì all’Ue torna in testa nei sondaggi

BREXIT – Gli ultimi rilevamenti danno in vantaggio i favorevoli alla permanenza nell’Unione. Secondo gli...

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BREXIT – Gli ultimi rilevamenti danno in vantaggio i favorevoli alla permanenza nell’Unione. Secondo gli esperti lo spostamento è determinato più dai timori delle ripercussioni economiche che dall’emozione suscitata dall’assassinio di Jo Cox. Intervento di Cameron sul Sunday Telegraph: “Da voto non si potrà tornare indietro”. E al Times: “Ma resto qualunque sia risultato voto”

LONDRA, BREXIT  Quando mancano quattro giorni al referendum, il fronte favorevole alla permanenza della Gran Bretagna nell’Ue torna in vantaggio nei sondaggi. Secondo un’indagine realizzata da YouGov per il Sunday Times, è orientato a dire sì all’Unione il 44% degli elettori, contro il 43% che si schiera per il divorzio da Bruxelles e il resto che ancora non ha deciso. Ancora più netto il margine per l’istituto Survation: 45% a 42%. Un terzo sondaggio, effettuato da Opinium per l’Observer, il domenicale del Guardian, dà invece una siutazione di perfetta parità al 44% e un 12% di indecisi o probabili astenuti.

Il Sunday Times ha precisato che le interviste dell’indagine di YouGov sono state realizzate giovedì e venerdì scorsi, ma non risentono dello shock suscitato dall’assassinio della parlamentare laburista Jo Cox che ha portato a sospendere la campagna per il referendum del 23 giugno. I favorevoli alla permanenza nell’Ue prevalgono, secondo gli analisti, più che altro perché nell’opinione pubblica aumentano le preoccupazioni per l’impatto economico che avrebbe la Brexit. Un assaggio si è già avuto nei giorni scorsi, quando i mercati finanziari hanno bruciato miliardi di euro e di sterline e il valore della divisa britannica è calato nettamente.

“Siamo nell’ultima settimana di campagna e sembra molto forte il ritorno al mantenimento dello status quo”, ha commentato Anthony Wells, manager di YouGov.

Con l’approssimarsi del voto si schierano anche i giornali più importanti. Mentre il Mail on Sunday ha preso posizione per il sì all’Ue, il concorrente Sunday Times, che vende circa la metà delle copie, ha esortato i suoi lettori a esprimersi per la Brexit.

E in un intervento sul Sunday Telegraph il premier britannico David Cameron ha sottolineato che ora il Regno Unito si trova davanti ad una “scelta esistenziale” nel referendum sulla Brexit dal quale non si potrà “tornare indietro”. Ma sullo stesso giornale, il ministro della Giustizia Michael Gove, a favore della Brexit, sostiene che l’uscita dalla Ue “causerà una recessione”.

Secondo Cameron, scegliere di lasciare l’Unione europea nel voto di giovedì prossimo sarebbe “un grande errore” e porterebbe ad una “debilitante incertezza” per un decennio.
“Sceglieremo la visione di Nigel Farage, una che porta a ritroso la Gran Bretagna; divide invece di unire e pone dubbi su chi ha una visione diversa. O invece sceglieremo una Gran Bretagna tollerante e liberale, un Paese che non dà la colpa dei suoi problemi ad altri gruppi di persone, che non si tormenta per il passato, ma guarda al futuro con speranza, ottimismo e fiducia? Penso che la risposta determinerà come il nostro Paese si sentirà per un lungo periodo”.

Il premier poi afferma che l’economia “è in bilico con il commercio e gli investimenti che soffriranno in caso di un voto favorevole alla Brexit e una “possibile recessione” che lascerebbe il Paese “permanentemente più povero”. La debilitante incertezza, forse per un decennio fino a quando la situazione non sarà risolta. I prezzi alti, i salari più bassi, pochi posti di lavoro, poche opportunità per i giovani…Come potremmo consapevolmente votare per questo? Io dico: non rischiare”.

Poi, in una intervista al Times, Cameron ha annunciato che rimarrà premier qualunque sia il risultato del referendum. Il premier ammette di sentirsiresponsabile della consultazione in quanto è stato lui stesso a convocarla nel 2015. Tuttavia, Cameron afferma che è lui la persona più adatta a guidare i negoziati con l’Ue in caso di vittoria del sì, grazie alle sue “solide relazioni” con Bruxelles.

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