Gregoretti: Assente! Droga: Assente! E poi dicono che non è regime!

In Italia “il regime” si è imposto in periodi di grave incertezza politica e/o economica,...

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In Italia “il regime” si è imposto in periodi di grave incertezza politica e/o economica, di solito iniziando come dei normali partiti politici. Ci risiamo?

Gregoretti: Assente! Droga: Assente! Problemi: Assenti! E poi dicono che non è regime!

Un “regime”, ovvero una “dittatura”, nasce sempre dalla volontà popolare. Dalla volontà di un popolo caprone che mette in discussione le istituzioni democratiche pensando così di difendere i propri diritti. E c’è sempre qualcuno che glielo fa credere approfittando di un momento storico di difficoltà e di decadimento culturale, e così alla fine, giorno dopo giorno, senza nemmeno accorgersene, ottiene solo di limitare la propria libertà e si ritrova sotto il giogo prima di un Caporale (non a caso lo furono Mussolini e Hitler), poi di un Dittatore.

Pensateci bene. Fate lo sforzo di ricorrere alla vostra memoria storica, o alla vostra cultura o, in assenza dell’uno e/o dell’altra, provate a farvene una cercando notizie di storia passata. Oggi, nell’era di internet, la cosa vi dovrebbe essere di molto più facile per cui, provateci. Provateci ed allora noterete che, non a caso, tutte le dittature, almeno qui in Europa ed in Italia, sono nate dopo periodi di crisi economico, sociale e culturale e, se magari vi sforzate appena appena un pochino di più, potrete notare anche tant’altro di iquietante.

Lo vedete? Non ancora? Allora vi aiuto io.

Noterete che, alla fin fine, è così che nacquero prima la Lega, poi lo stesso M5S, nonché i vari cespigli e cespuglietti, tipo fratelli d’Italia et simila, che continuano a proliferare.

Ma torniamo a Lega e M5s. Entrambe sono nate dalla volontà di un popolo istigato a mettere in discussione le istituzioni democratiche, a far crescere quello che oggi, apertamente, è diventato il “prima io”, pensando così di difendere i propri diritti.

La prima nacque sulla stimolazione viscerale, e fantasiosa, derivante dall’evocazione di un Popolo superiore, con diritti superiori, il Popolo della Padania. Ed allora ecco lo slogan scatenante, il grido di Padania Libera (ma cos’era niun lo sapeva ed ancora non lo sa) al quale presto si affiancò anche Veneto Libero.

E questo è stato, ed è per l’uno.

Per l’altro poi, essendo storia ancora più recente, dovrebbe essere ancora più facile ricordarsi da cosa è nato. Prima c’erano i Metup, lodevoli ed utili punti di osservazione, meditazione e critica, ma poi. Poi tutto cominciò a degenerarsi e a cambiare. Vennero i vaffanculo vari, quindi i vaffa day e con essi il Movimento che si autoassegnò ben 5 Stelle (come se fosse una guida Michelin, ed in effetti, alla riprova odierna, lo è, ma non della buona cucina. Lo è dei sevizi di sala: dei maitre).

Comunque sia, ora che qualche lumicino ve l’ho acceso, magari noterete che, per l’appunto, entrambi gli attuali “potentati” sono nati proprio come nascono tutte le dittature: dalla volontà popolare, o che almeno tale la si fa intendere. Dalla volontà di un popolo caprone che, opportunamente stimolato e guidato, mette in discussione le istituzioni democratiche pensando così di difendere i propri diritti.

E questo è! E questo è il quanto mi indigna.

Mi indigna vedere un intero popolo non solo regredire ma, addirittura, essere felice di farsi prendere per i fondelli e, quanto più sul fondo li prendono, più beotamente applaudono e finanche godono.

Che delusione, e quanta vergogna, soprattutto da meridionale. Un popolo con tantissima storia alle spalle che, ancora una volta, si sta vedendo ad un Caporale replicando quanto fece con un Generale prima, quel Garibaldi che venne, guarda caso, dal Nord, dal Piemonte.

Poi ad un’altro Caporale che venne da Predappio, ancora Nord quindi, sia pur Emilia Romagna.

Poi, e siamo all’oggi, ad un altro che ama farsi chiamare Capitano dalle sue truppe ma che, alla fin fine, è un Caporale nato come ben li definisce Totò. E qui siamo risaliti nuovamente un tantino, siamo a Milano, quindi in Lombardia, indi ancora e sempre al Nord. E sempre ed ancora in clima di “regime” che ora è anche in rapida crescita tant’è che, con un salto mortale, a ben vedere, abbiamo addirittura baipassato il passaggio per una censura chiara ed evidente, e siamo approdati direttamente all’auto censura, che è peggio.

La censura è un qualcosa che si subisce e che quindi è cosa che è lì da vedere e quindi da poter biasimare ne più ne meno del come si deplorerebbe e ci si ribellerebbe alla schiavitù. Ma l’autocensura è cosa ben più insidiosa e grave perché nasce ancor prima di qualsiasi pensiero, di qualsiasi azione, per cui, essendo tutto abortito in partenza, nemmeno si sa, si pensa, o si vede di essere stati gravidi. Si ignora e basta. E si sa, occhio che non vede, cuore non duole e quindi: allegria. Tutti beotamente soddisfatti e plaudenti. Tutti Servi volontari, quindi non retribuiti, quindi, ancora: schiavi.

Schiavi volontari tali resi da un germe inculcato attraverso la breccia creata dal decadimento economico congiunto (o seguito subito dopo) da quello culturale ed infine morale.

Queste mie righe odierne le ho titolate, non a caso: Gregoretti: Assente! Droga: Assente! Problemi: Assenti! E poi dicono che non è regime! Ed anche di questo vi do spiegazione, ove necessitasse.

Prime Pagine del 300719Come ogni mattina, la prima cosa che faccio, è consultare le Agenzie e visionare anche i vari Quotidiani, quantomeno quelli a diffusione nazionale. Orbene, sono giorni che ormai, pur considerando il DOVUTO e DOVEROSO spazio che dovevasi dare (come noi stessi abbiamo fatto) all’efferato omicidio del vicebrigatiere Mario Cerciello Rega ucciso a Roma il 26 luglio prima, e poi al suo funerale, non ho potuto non notare un buco enorme nelle prime pagine di quasi tutti i quotidiani (nonché nei notiziari).

E che diamine, almeno uno spazietto nella colonna di spalla, in un qualche occhiello o riquadro qualsiasi, sopra, sotto a lato o ovunque si trovasse un angolino, per dare nota del “Caso Gregoretti, replica conforme del precedente “Caso Diciotti”, si poteva pur trovare. È una “creanza” (come recita Totò in ‘ A livella) ed un’onestà intellettuale che si dovrebbe avere, o che si sarebbe dovuto avere, ed invece, NULLA per cui, appunto: Gregoretti. Assente! (vedi img Combi sopra)

Ed assente è anche, ad esempio, qualsiasi annotazione al non esercizio di una vera funzione di controllo delle vere emergenze crescnti in Italia, tra cui la Droga. Ma anche qui nulla quindi: DROGA. Assente!

Ben presenti invece i giochi tanto in voga all’odierno Viminale: quello della battaglia navale e del piccolo, ruspante, demolitore.

E nelle depandance (Farnesina, Baracchini, Palazzo delle Finanze, Palazzo Madama etc etc), è sempre più in auge il corso per: come diventare un perfetto maitre a 5 Stelle.

Insomma. Di tutto si parla, di tutto si da nota, salvo che di quanto potrebbe essere dispiacente per l’attuale governo. O meglio, per l’attuale Dominus, uno e trino, che rappresenta e racchiude in se tutto.

Insomma, un Governo Trinità di nome: Conte, Salvini, Di Maio, ma UNO di fatto: Salvini.

E tutti plaudono. E nessuno trova niente da dire, o da ridire. Tutti beotamente sorridenti e soddisfatti tanto che il Dominus ha ultimamente potuto permettersi di dire, e far capire, sempre più apertamente e chiaramente: e qui comando io, e questa è casa mia ….. rassegnatevi e smettetela di provare a contrastarmi, e nemmeno a contestarmi.

la_stampa-2019-07-30E che diamine, dice il Dominus Uno e Trino, un po’ di rispetto e di presa coscienza della realtà: io so io e voi non valete un cazzo. E se non vi sta bene quanto io voglio, dimettetevi e togliete il disturbo. E voi altri, voi del popolo, se avete qualcosa da ridire, prima fatevi eleggere e poi … beh, poi non illudetevi, dovrete anche voi genuflettervi e venire a baciare le mie regali pantofole. Andiamo Bubù. Sì Yoghi, ti seguo. Tranquillo. Ti sarò sempre accanto e sempre ti resterò fedele.

E questo, anche per oggi, è su quasi tutta la stampa che “conta” (come si suol dire) e in TV, salvo che su La Stampa (vedi a lato), e sull’unico faro che brillacchia ancora, La 7, il che apre ancora a speranza mentre partono i titoli di coda:

dissolvenza, musica evocativa di sottofondo e, in lontananza, ecco Yoghi e Bubu, in arte Salvini e Di Maio, che si allontanano e vanno verso un (loro) sereno futuro, forse!

Forse perché un suono familiare e di speranza sembra che comincia a farsi sentire già da ora, già in questa colonna sonora finale, e  ve la rendo disponibile in anteprima: ASCOLTATE

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