Truppe speciali italiane in Libia. Riconquistata Sirte

L’effetto della presenza di truppe speciali occidentali – americane e italiane – sul terreno inizia...

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L’effetto della presenza di truppe speciali occidentali – americane e italiane – sul terreno inizia a farsi sentire: le truppe libiche hanno preso il controllo del quartier generale dei jihadisti nella roccaforte Sirte. Ne da notizia la Stampa con un articolo di Semprini da New York:

Espugnato il quartier generale: a Sirte l’Isis in fuga verso il mare FRANCESCO SEMPRINI

Le milizie di Misurata entrano in città sostenute da corpi d’élite stranieri e raid americani. Jihadisti ed ex gheddafiani asserragliati sulla costa protetti da cecchini e batterie di missili

NEW YORK – Si sgretola giorno dopo giorno l’ultimo bastione di resistenza dello Stato islamico a Sirte, feudo delle bandiere nere dell’Isis da circa un anno. L’offensiva terra-aria, con l’ausilio di truppe speciali occidentali, ha dato una spallata all’Isis facendo perdere loro il Centro congressi Ouagadougou, considerato la grande cabina di regia dei terroristi. Secondo Reda Issa, portavoce delle forze di terra fedeli al Governo di accordo nazionale di Tripoli, gli jihadisti avrebbero trovato però nuovo riparo in tre aree residenziali della città e in un complesso di ville a ridosso del mare che rientrano in quelle che tecnicamente sono chiamate «Area 1» e «Area 2», una superficie che si estende per oltre un chilometro. Sul numero degli irriducibili rimasti non ci sono indicazioni, ma sembra che ci siano molti ex gheddafiani e che abbiano preparato la manovra di copertura già da tempo.

Alla caduta di Ouagadougou si è arrivati dopo una manovra a tenaglia portata avanti dalle milizie di Misurata dopo aver occupato il campus dell’Università, a sud di Ouagadougou, e il «Ibn Sina Hospital» a nord. Si tratta di un passo in avanti per le forze anti-Isis, ma che non si traduce nella vittoria definitiva: «L’annuncio della liberazione di Sirte sarà fatto solo quando l’intera città sarà liberata», avverte Issa. Anche perché a difesa dell’ultimo manipolo di jihadisti potrebbe esserci un tappeto di ordigni rudimentali, cecchini e le ultime batterie missilistiche collocate in punti strategici. La spallata tuttavia è stata possibile grazie ai bombardamenti aerei «chirurgici» delle forze Usa nell’ambito della missione «Operation Odyssey Lightning», giunti su richiesta specifica del capo del governo sostenuto dalla comunità internazionale, Fayez al-Sarraj. Sono 29 i raid compiuti dal 1 agosto a cui si uniscono le attività delle forze speciali inviate da diversi Paesi. Ci sono anche gli italiani, o meglio già erano presenti da prima, una quindicina in supporto ai servizi di intelligence. Secondo fonti informate il numero sarebbe cresciuto in maniera marginale e unirebbero al supporto degli 007 anche quello di addestramento mirato alle attività di bonifica da mine e contro-cecchinaggio. «Due aspetti su cui le nostre forze sono altamente preparate come si vede dai corsi tenuti in Iraq a sostegno dei Peshmerga», spiegano fonti militari.

A questo si uniscono la fornitura dei visori, importantissimi per il confronto notturno e in zone «non illuminate», e dell’attrezzatura di protezione, come i giubbotti anti-schegge e antiproiettile. C’è infine un’ultima attività cruciale che è l’evacuazione dei feriti con la messa in sicurezza e il trasporto in strutture ospedaliere, azione in linea con l’impegno del governo italiano nell’assicurare assistenza medica generale. L’attivazione delle forze speciali è stata possibile senza passaggio parlamentare grazie alla facoltà conferita al premier Matteo Renzi da un provvedimento ad hoc varato a inizio anno.

La variegata platea delle forze speciali vede ovviamente gli americani, la cui presenza era stata anticipata da «La Stampa» il 2 agosto, in concomitanza con l’inizio dei raid. L’impegno per loro si spinge alle prime linee con l’illuminazione di obiettivi e il coordinamento tra milizie libiche e forze aeree, oltre che il supporto logistico. Ci sono poi i britannici che hanno compiti simili: fanno da consiglieri ai miliziani e, come i colleghi Usa, si spingono sulle prime linee. Sono stati loro i primi ad arrivare a Sirte. Meno chiaro invece il ruolo dei francesi che pur essendo presenti nella prima ora tra Tripoli e Misurata si stanno sfilando per spingersi a Est, al fianco delle forze del generale Khalid Haftar impegnate contro le forze islamiste tra Bengasi e Derna.

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