Rapporto sulla criminalità organizzata: in Toscana il quarto ambiente mafioso d’Italia

Rapporto sulla criminalità organizzata: in Toscana il quarto ambiente mafioso d’Italia C’è un “mondo di...

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Rapporto sulla criminalità organizzata: in Toscana il quarto ambiente mafioso d’Italia

C’è un “mondo di mezzo” anche in Toscana. E il fenomeno, stando ai numeri, sarebbe anche più radicato che a Roma, dove di recente è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa al sistema di corruzione messo su da Carminati e soci (Mafia Capitale). Così radicata che sarebbe arrivata a costituire dei “veri e propri comitati di affari” con i colletti bianchi. Questo quanto emerge dal secondo Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione presentato venerdì e curato dalla Scuola Normale di Pisa su commissione della Regione Toscana.
Escludendo SiciliaCampania e Calabria, secondo le statistiche ufficiali negli ultimi tre anni la Toscana è la prima regione in Italia per numero di arresti e denunce con l’aggravante del metodo mafioso e per questo “si conferma un contesto economico favorevole, oltre che vantaggioso, per gli investimenti criminali”.
Un quadro desolante riguardo ad una delle Regioni più ricche d’Italia che fino a pochi anni fa si credeva immune da qualunque tipo di infiltrazione mafiosa e che oggi fa gridare l’allarme al Presidente della Regione Enrico Rossi: “Non siamo come la Calabria ma non si può coltivare l’idea di una Toscana felix – ha detto venerdì – dobbiamo invece essere preoccupati, prenderne consapevolezza, reagire”.
Se negli ultimi sedici anni, in Toscana il numero di condanne in via definitiva per il reato di associazione di stampo mafioso rimane piuttosto limitato (14) e in linea con le altre regioni d’Italia a non tradizionale presenza mafiosa, il dato più preoccupante è quello relativo alle denunce e agli arresti con l’aggravante mafiosa che negli ultimi tre anni hanno fatto diventare la Toscana come la Regione d’Italia più colpita dalle inchieste della magistratura, dopo SiciliaCampania e Calabria223 persone che “attraverso le proprie condotte illecite hanno avuto quale finalità il favoreggiamento di organizzazioni criminali di stampo mafioso, e/o abbiano utilizzato un modus operandi mafioso nel realizzarle” (sono 166 nel Lazio, 101 in Lombardia e 43 in Piemonte).

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