Musumeci annuncia: sarò «libero dai pupari»

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CATANIA – Appuntamento alle 10, al Bar Macrì con il presidente in pectore della Regione siciliana che tutti gli exit poll danno in vantaggio ma di soli tre punti su Giancarlo Micari dei 5 Stelle. «Siamo nelle mani del Signore. Sono cautamente ottimista, ma parlerò solo con i dati certi». Allarga le braccia Nello Musumeci quando scende dalla macchina. A Catania ci sono già 19 gradi e i siciliani stanno cominciando, lentamente e pigramente, ad andare a votare. Il candidato del centrodestra si presenta puntuale come un soldato. La sua lunga giornata di attesa comincia con un caffè ristretto e un raviolo di ricotta e cannella. Indica alle sue spalle, seduto a un tavolino, un anziano signore dalla facciata arcigna alla Torquemada. «È Antonio Ferrara, l’implacabile ex procuratore di Catania. Una volta mi disse: “l’unico rammarico della mia vita è di non averla mai potuta inquisire”. Gli è rimasto qui», dice Nello, appoggiando la punta dell’indice sul pomo d’Adamo. E sorride. Va a salutare il vecchio magistrato, lo omaggia con quei suoi modi gentili ed educati da siciliano all’antica.  

Ci mettiamo in macchina con il fascista perbene che piace alla sinistra. Sembra una leggenda metropolitana, anzi siciliana, ma che piaccia a una certa sinistra è proprio vero. Ce ne rendiamo conto quando arriviamo a Militello Val di Catania, il paese di nascita dove ha tenuto la residenza. Lo stesso che ha dato i natali a Pippo Baudo e a Ettore Majorana, lo scienziato scomparso misteriosamente negli anni Trenta mentre viaggiava in nave da Palermo a Napoli. 

Davanti alla scuola dove Musumeci vota, esclamando «Viva la Sicilia» mentre infila la scheda nell’urna, ci sono dei militanti che distribuiscono santini elettorali del giovane Luca Sammartino, supercandidato del Pd a Catania da 25 mila preferenze. Ma per la presidenza indicano Musumeci. «È il voto disgiunto – spiega Gemma Barone, la consigliera Pd più votata a Militello – Micari è fuori gioco e io non voglio far vincere Cancelleri». Dall’altra parte della strada si materializza Luca Sammartino che bacia tutti sulle guance (non è solo abitudine di Totò «vasa vasa» Cuffaro). Bacia pure il cronista che gli chiede quanti voti pensa di portare a Musumeci. Lui capisce di avere baciato un giornalista, non un elettore e si irrigidisce: «Io faccio votare convintamente Micari», e si allontana con i ragazzi e le ragazze del voto disgiunto. 

Non va a salutare Musumeci, il quale conferma che Sammartino non è l’unico del Pd a far votare per lui. «Sono persone che sanno che con me, se verrò eletto, possono dialogare delle cose urgenti da fare per questa terra che ha l’acqua alla gola. Con me non ci saranno accordi al ribasso. Sanno che dirò dei no». Si rimette in macchina dopo aver salutato vecchi compagni di scuola, amici d’infanzia e il deputato Pd e sindaco di Militello Giovanni Burtone. Prima di rientrare in città sale sui monti Iblei per dare da mangiare ai suoi cani Lulù e Bimba. Da lì si vede l’Etna e la piana di Catania. Raccoglie mandarini e limoni. Racconta che è in questa casa di campagna del padre, c’è cresciuto. «Se perdo mi ritiro qui, in santa pace», dice Musumeci che sente però la vittoria ad un passo. Senza preoccuparsi se Forza Italia, Silvio Berlusconi e Gianfranco Miccichè pensano di averlo fatto prigioniero. 

Musumeci si lava le mani con il detersivo in un lavandino fuori dalla casa di campagna. Si leva gli occhiali, guarda dritto negli occhi il giornalista e gli dice di avere detto in faccia a tutti, pure a Berlusconi, che nominerà la giunta senza condizionamenti. «Berlusconi mi ha detto che sono libero di decidere». Ma nella maggioranza ci saranno pure gli impresentabili, gli facciamo notare. «Ma sono solo scassapagghiari (ladri di polli ndr) e in ogni caso sono tutti avvertiti: se mi mettono i bastoni tra le ruote io mi dimetto e loro vanno tutti a casa, chiaro? Tutti sanno che non sono mai stato un pupo in mano a pupari. Io lavorerò esclusivamente per i siciliani. Il mio governo sarà una “muschetteria”, che sarebbe quella treccia di bombette legate tra loro che scoppiano come una mitraglia. 

Questa è la mia ultima esperienza politica, spero di farla da presidente della mia Sicilia: tra cinque anni mi ritiro. Questo significa – spiega Musumeci – che non devo costruirmi il consenso per i prossimi 5 anni, per il prossimo mandato. Per questo dico che non farò accordi al ribasso e non mi farò condizionare da nessuno».  

Guarda il panorama, le vigne, gli ulivi, la casa del padre. «Non ho nulla da perdere. Per me la politica è sempre stata passione. Ho resistito a tante cose brutte, la mia comunità di destra è orgogliosa che io possa vincere. Mi mandano messaggi da tutta Italia. Senza la politica sarei impazzito», afferma l’ex presidente missino della provincia di Catania che è sopravvissuto a uno dei suoi tre figli. «I miei figli, tutti e tre, sono sempre con me».  

Lui dice ai suoi collaboratori che vuole commentare con i dati veri, non con gli exit poll. In serata conferma l’ottimismo, «ma con soli tre punti di differenza non parlo». 

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