Il governo diviso sulle Ong: divergenze tra Minniti e Orlando

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«Alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti». La tesi di Carmelo Zuccaro, procuratore di Catania, divide il governo.  «Le questioni sollevate non possono essere sottovalutate», ma bisogna «evitare generalizzazioni», dice il ministro dell’Interno Marco Minniti, mentre il Guardasigilli, Andrea Orlando, spera che «la procura di Catania parli attraverso le indagini e gli atti».

Le Ong dividono il governo: Orlando le difende, Minniti chiede chiarezza

Il Guardasigilli contro il procuratore di Catania: atti, non parole

ROMA – Sulla vicenda delle Ong, nel governo si parlano lingue diverse. A qualche giorno dall’esplosione della polemica su quale sia il ruolo delle organizzazioni non governative nel salvataggio dei migranti in mare, dopo che ancora ieri il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ad «Agorà», ha affermato che «alcune Ong potrebbero essere finanziate da trafficanti» (salvo poi chiarire che si tratta di «ipotesi di lavoro, non prove») impostazioni diverse si sono chiaramente avvertite ieri, quando sono intervenuti il ministro della giustizia, Andrea Orlando, e quello dell’Interno, Marco Minniti. Ma anche l’ex segretario ricandidato del Pd, Matteo Renzi.

«Spero che la procura di Catania parli attraverso le indagini, gli atti, perché credo sia il modo migliore. Se il pm ha elementi in questo senso faremo una valutazione», richiama il Guardasigilli Orlando a evitare di esprimersi con valutazioni personali. «In generale, non è giusto ricostruire la storia delle Ong come la storia di collusi con i trafficanti, è una menzogna», bacchetta, dopo che già mercoledì sera, nel corso del confronto tra candidati alle primarie Pd, aveva attaccato il grillino Di Maio per le sue parole sui «taxi del Mediterraneo»: «Dovrebbe vergognarsi». Perché, oltre che ministro del governo Gentiloni, Orlando è candidato alle primarie, e non dimentica di voler rappresentare l’ala sinistra del partito. Quella che sta con le Ong, che le difende, e sull’inchiesta si mostra più che prudente.

E se sulla frase di attacco a Di Maio c’è sintonia col resto del governo («evitare giudizi affrettati», ha raccomandato anche Minniti) e con Renzi («la visione degli operatori delle Ong che sono tutti al servizio degli scafisti, come detto da qualche aspirante statista, non va bene»), è sull’impostazione generale che si individua una linea di frattura.

«Che qualcuno non si stia comportando bene direi che è possibile. Arrivo a dire, è probabile», dichiara l’ex premier a «Porta a porta»: «Che ci siano state alcune vicende discutibili, per me è innegabile. Se qualche Ong va a qualche miglio dalla costa, credo si debba intervenire», considera, «dopodiché vanno combattuti gli scafisti, non i volontari». Altro che la cautela di Orlando. Una linea che, nel governo, incarna bene il ministro Minniti: «Le questioni sollevate non possono essere sottovalutate», ha spiegato ieri in un question time alla Camera, per questo il governo «segue lo sviluppo» di numerose indagini – da quella della procura di Catania a quella della Commissione difesa – e «ha aperto un canale di scambio informativo con la Commissione europea e l’agenzia Frontex».

Certo, anche il responsabile del Viminale invita a «non generalizzare», ma anche a non sottovalutare, e garantisce che «gli esiti finali» di tutte le inchieste in corso «verranno valutati con grande attenzione». D’altra parte, quando il presidente della Commissione difesa del Senato, Nicola Latorre, propose un’indagine conoscitiva sul tema, i segnali che gli arrivarono dall’esecutivo furono di incoraggiamento.

Due linee a confronto, insomma. Quella «dura» di Minniti sulla questione migranti in generale, secondo qualcuno stava rischiando di trovarsi isolata: più vicina a un approccio solidale è considerata la ministra Pinotti, legata al mondo scout, così come il cattolico Delrio, o anche la Farnesina, dove il viceministro Mario Giro è molto legato alla comunità di Sant’Egidio ed è stato il primo a rifiutare di considerare il salvataggio in mare da parte delle Ong come «pull factor», fattore di attrazione per le partenze. «Ma il Parlamento e l’opinione pubblica sono con Minniti», assicura un sostenitore del governo. E, soprattutto, è con lui il quasi certo nuovo segretario del Pd.

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vivicentro.it/cronaca
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