Allerta terrorismo! Più controlli dalla Liguria alla Sicilia: da Sirte spariti 4 mila miliziani

L’Italia innalza l’allerta terrorismo lungo le coste per rispondere a nuove minacce. L’analisi delle intelligence...

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L’Italia innalza l’allerta terrorismo lungo le coste per rispondere a nuove minacce. L’analisi delle intelligence dei Paesi Nato rivela che a Sirte mancano all’appello quattromila jihadisti: fino a poche settimane fa occupavano la città. In parte sono caduti sotto gli attacchi americani, ma in parte potrebbero essere in fuga, via mare, e qualcuno di loro potrebbe essere intenzionato a raggiungere l’Italia. Grazia Longo, su la Stampa, ci aggiorna sulla situazione e sulle misure prese.

“Pericolo di jihadisti in fuga via mare”. E nei porti si alza l’allerta terrorismo GRAZIA LONGO

Più controlli dalla Liguria alla Sicilia: a Sirte mancano all’appello 4 mila miliziani

ROMA – C’è il pericolo di fuga via mare dei jihadisti dietro l’innalzamento dell’allerta terrorismo nei porti italiani. Da Genova a Palermo, passando per Bari, Napoli e Reggio Calabria, da ieri le capitanerie di porto del Paese hanno iniziato ad applicare la circolare diramata dal comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Vincenzo Melone, sull’allarme estremismo islamico. Il livello di security sale da 1 a 2 (su una scala di 3) con maggiori controlli a viaggiatori e veicoli.

Il provvedimento «Mar Sec» (mare security), adottato in accordo con il governo, nella persona del ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Graziano Del Rio, è particolarmente prezioso per i porti del Sud d’Italia, più facilmente raggiungibili dalle coste libiche.

L’analisi dell’intelligence dei Paesi Nato rivela, infatti, che a Sirte mancano all’appello 4 mila jihadisti. Dei 4 mila e 500 presenti un mese fa, prima dei bombardamenti Usa, ne sono rimasti solo più 500. È probabile che una parte sia rimasta uccisa durante gli attacchi americani e che alcune frange siano scappate, attraverso il territorio sub sahariano, verso il Ciad e la Nigeria. Ma a preoccupare l’intelligence è il rischio che altri jihadisti potrebbero essere pronti a raggiungere l’Italia (anche come tappa intermedia per poi finire in altre città europee) allo scopo di compiere attentati o fidelizzare nuovi soldati del Califfo.

È un dato acclarato dagli 007: ogni volta che una cellula jihadista viene smantellata dalle forze nemiche, si assiste alla dispersione delle altre unità. E proprio il mare è l’itinerario privilegiato. Come dimostrato, del resto, anche da quanto accaduto in passato per i terroristi di Al Qaeda: nel 2003 scapparono dall’Afghanistan diretti in Yemen attraverso il Pakistan. Ora, secondo Reda Issa, portavoce delle forze di terra fedeli al governo di accordo nazionale di Tripoli, i jihadisti avrebbero trovato nuovo riparo in ville a ridosso del mare di Sirte, in quelle che vengono definite «Area 1» e «Area 2». Si stanno organizzando per partire? Il nostro Paese punta ancora una volta sulla prevenzione. Perché se è vero che, in materia di terrorismo, il rischio zero non esiste, è altrettanta assodata la necessità di cautelarsi.

Da ieri quindi, nei porti italiani si sono intensificati i controlli agli imbarchi sui traghetti e sulle navi da crociera. Si provvede, inoltre, a disciplinare l’accesso ai porti sia delle persone sia dei mezzi di trasporto. E se finora veniva controllato un passeggero ogni quattro che si imbarcavano, da ieri le verifiche interesseranno un passeggero su due. Il rischio, naturalmente, è che si formino lunghe code e attese agli imbarchi dei terminal traghetti nei giorni più caldi dell’esodo estivo, in particolare oggi e soprattutto domani, quando è in programma la partenza di molte navi nell’arco di poche ore. Ancora impresse nella memoria sono le 14 ore di coda degli automobilisti al porto di Dover, due settimane fa, per il piano anti-terrorismo predisposto dall’Inghilterra.

L’innalzamento del livello d’allarme interesserà migliaia di passeggeri – già sottoposti in passato a controlli ai checkpoint di imbarco – e di auto. Ma ora gli interventi saranno maggiori e si svolgeranno grazie alla collaborazione del personale portuale delle compagnie di navigazione, di fatto costrette a potenziare il numero degli addetti ai controlli. Si ricorrerà all’«autoperquisizione»: i passeggeri, in pratica, dovranno mostrare che cosa trasportano nelle valigie e nel bagagliaio delle loro automobili. Non basta. Saranno, inoltre, utilizzati anche metal detector portatili.

Il progetto «Mar Sec» verrà adeguato alle singole esigenze e disponibilità delle varie capitanerie di porto. Ma ovunque sarà applicata una strategia di cooperazione tra le varie forze che agiscono sul territorio. Mobilitati quindi anche gli agenti della polizia di frontiera, carabinieri, vigili del fuoco, oltre alla polizia municipale e alla polizia stradale a cui spetterà gestire eventuali rallentamenti e ingorghi che si verificheranno in ambito urbano ai margini delle zone d’imbarco.

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