I colossi della Rete contro il terrorismo

La guerra al terrorismo passa anche per i social network: lo scorso anno Google, Facebook,...

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La guerra al terrorismo passa anche per i social network: lo scorso anno Google, Facebook, Twitter e Microsoft si sono unite nel Global Internet Forum to Counter Terrorism (GIFCT), un gruppo di lavoro il cui obiettivo è quello di identificare e mettere in atto le migliori strategie per impedire, o almeno rendere difficile, ai terroristi l’accesso alle piattaforme di condivisione online.

UNIVERSO INTERNET. La prima linea di difesa è il monitoraggio continuo di ciò che viene pubblicato sui social. I numeri sono però impressionanti: ogni minuto vengono inviati su Facebook 510.000 commenti e 136.000 immagini, Twitter raccoglie 350.000 commenti e Youtube riceve oltre 300 ore di video.Questa enorme mole di dati viene analizzata grazie all’utilizzo estensivo di sistemi di intelligenza artificiale: Facebook controlla la somiglianza delle immagini caricate dagli utenti con altre precedentemente indicate come “propaganda terrorista”, mentre Youtube blocca i filmati che contengono scene di violenza o inneggiano all’estremismo.

L’IMPRONTA ELETTRONICA. Ma bloccare gli account più espliciti non basta. Crearsi una nuova identità sui social network è molto semplice e non richiede particolari competenze tecniche: molto spesso è sufficiente una nuova casella email.Per questo motivo gli esperti del GIFCT identificano le utenze sospette attraverso l’analisi del fingerprint, una sorta di impronta digitale che ogni macchina collegata alla rete lascia dietro di sé e che è formata da tutte le informazioni relative a indirizzo IP, sistema operativo, set di caratteri installati, identificativi delle varie componenti hardware.Questi dati si trovano codificati in una sequenza numerica univoca, detta hash, che identifica il dispositivo che si collega, per esempio, a un social indipendentemente dall’account usato.Nel primo anno di attività, da giugno del 2017, gli esperti del gruppo di lavoro hanno identificato, stilato e condiviso una lista e infine bloccato oltre 88.000 hash, e contano di arrivare a 100.000 entro la fine dell’anno. Il solo Youtube, nella seconda metà del 2017, ha rimosso oltre 150.000 video di propaganda estremista: la metà di questi è stata cancellata entro due ore dalla pubblicazione.

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