Adesso ci serve il coraggio dei fondatori – GIORGIO NAPOLITANO*

Caro Direttore, al pari non solo di tutti gli europeisti ma di quanti come me...

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Caro Direttore, al pari non solo di tutti gli europeisti ma di quanti come me si sono sentiti sempre profondamente legati alla grande storia, alla cultura e all’esperienza democratica della Gran Bretagna, ho sperato fino alla fine che prevalesse la volontà di restare nell’Unione anziché di uscirne. L’esito del referendum è un duro colpo al progetto europeo, anche se l’Europa comunitaria nacque nel 1950 senza l’Inghilterra che volle restarvi estranea. Perché il successivo ingresso di Londra nella Comunità ridisegnata dai Trattati del 1957 allargò senza dubbio il respiro e la visione di un’Europa unita.

E per quanto nel rapporto con i governi inglesi all’interno della Comunità e poi dell’Unione si sia faticato molto – innanzitutto da parte dei tre maggiori paesi fondatori – a superare via via contrasti e riserve sulla via del processo di integrazione, non si è tuttavia mai sottovalutato il significato della presenza tra noi di questo grande paese che ha tanto dato all’Europa e, nel Novecento, alla sua salvezza dall’oppressione e dalla minaccia nazista. Inesplicabile è stata la decisione del premier Cameron di indire il referendum, dato che il Regno Unito non è mai stato obbligato in questi anni a subire sviluppi dell’integrazione o decisioni comuni da cui dissentisse, ma ha potuto sempre permettersi di restarne fuori ricorrendo largamente alla prassi dell’opting out.

Ormai tutti coloro che hanno contribuito alla vittoria del Brexit dovranno fare i conti con le dure conseguenze che l’Inghilterra soffrirà sulla propria pelle, mentre si dissolverà l’illusione, o l’inganno, dei vantaggi promessi o attesi dalla rottura con l’Unione europea. E ai 27 governi e paesi da cui Londra ha voluto staccarsi, toccherà serrare le file, ritrovare il massimo di fiducia reciproca, definire con coraggio scelte di ulteriore integrazione dell’Europa divenute più di prima ineludibili per superare le contraddizioni e le criticità in cui l’Unione si dibatte. Un ruolo decisivo spetta più che mai ai tre maggiori paesi fondatori, in uno sforzo di più decisa ed equilibrata sintesi e iniziativa tra le posizioni di Germania, Francia e Italia.

E in Italia, riflettano bene tutte le forze sociali e politiche e tutte le persone che abbiano senso di responsabilità, per arginare e superare rischi di destabilizzazione del nostro paese e della nostra democrazia.

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*Senatore a vita e Presidente emerito della Repubblica

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