A Nizza, con tanti innocenti, è morta la pietà

Il noto giornalista italiano, Domenico Quirico, reporter per La Stampa, inviato di guerra e caposervizio esteri,...

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Il noto giornalista italiano, Domenico Quirico, reporter per La Stampa, inviato di guerra e caposervizio esteri,  è stato anche corrispondente da Parigi e pertanto oggi, sul quotidiano torinese, non poteva mancare un suo articolo che analizzasse e raccontasse l’ennesima vicenda di sangue che tanto nuovo lutto e dolore ha seminato in Francia.

Nel farlo, Quirico porta il suo pensiero e le sue riflessione sui fanciulli e da questi sviluppa l’articolo che vi proponiamo e che lui titola: I volti dell’innocenza cancellati dal fanatismo, così è morta la pietà.

LEGGIAMOLO:

I volti dell’innocenza cancellati dal fanatismo, così è morta la pietà. DOMENICO QUIRICO

Il volto dei bambini morti a Nizza dobbiamo immaginarlo. Quella serietà estremamente misteriosa, quando la morte cancella dal volto tutto ciò che prima rappresentava la giovinezza: il sorriso, la malizia, la bellezza. Quel che rimane è diverso, indefinibile. Non chiede nulla, non ci chiama, non trasmette alcun messaggio. Come se quella piccola vittima avesse appreso troppo presto qualcosa per cui avrebbe avuto diritto di attendere tutta una vita.

Il terrorista autore della più terribile strage di bambini in Europa degli ultimi anni non ha visto e non vedrà i volti delle sue piccole vittime. Il modo di uccidere che ha scelto, calpestarli con il camion lanciato a tutta velocità, lo ha asserragliato nella corazza della bestialità, della sete di sangue, del fanatismo. In fondo l’attimo in cui la belva salta fuori dal fitto della foresta, la rabbia, l’odio, di più: una indifferenza fosca e spietata che erompe a fiammate a cui forse ci si abbandona senza rimpiangere nulla e senza compatire se stessi.

Solo perché non li ha guardati negli occhi prima di schiacciarli a morte ha avuto la forza di uccidere, perché ha evitato la trappola miracolosa della pietà che permette all’uomo di essere per alcuni istanti qualcosa di diverso da quello che spesso, purtroppo, è? E’ questa la soglia davanti a cui per un attimo la bestia insanguinata si arresta. La pietà che non è amore perché l’amore sa essere implacabile egoismo. La pietà non chiede di essere ricambiata, non giudica, è misericordia per un attimo, senza condizioni.

Questo terrorista franco-tunisino che per troppi, purtroppo, la illegittima qualifica di «martire» spingerà tra gli ingiudicabili profeti, ci impone la domanda terribile: come è possibile decidere di uccidere decine di bambini? Anche questa volta è stato in contatto con le sue vittime, ha guardato la folla che inconsapevole ammirava i fuochi artificiali. Fino all’ultimo ha avuto la facoltà di scegliere.

Eppure quest’uomo è fatto come tutti noi, respira mangia dorme legge sente vede. Ma cosa c’era dentro di lui? Chi era quest’uomo? Come può esser stato quello che è stato, aver fatto quello che ha fatto, come è possibile? E quante altre persone esistono come lui nel mondo e che cosa ha prodotto in loro, sani di mente, tanta disumanità?

È la più terribile arma del fanatismo totalitario: la capacità di eliminare l’obbligatorietà del rimorso tra i suoi combattenti e missionari di morte. Se riesci a convincere un gruppo di uomini, e sono ormai migliaia e migliaia, che le loro azioni sfuggono al giudizio morale, sono al di sopra e al di là di una condotta definita universalmente inumana, hai in mano la macchina perfetta per illimitate e pianificate atrocità. Sgozzi un innocente? Schiacci un bambino? Non temere! Sei lo strumento dell’azione di un dio terribile e immanente nella Storia. Allora l’assassino diventa, e si sente, il sacerdote di un sanguinoso ma sacrosanto sacrificio. Aiutare dio a purificare il mondo: che impresa, altro che appassire nella malinconia di certe sventure mediocri, senza nobiltà di catastrofe!

Allora il rimorso non esiste più, ogni azione diventa legittima e neppure quegli occhi di bimbi ti fermeranno. Un mondo in cui nessuno è innocente, salvo tu: avete ucciso la pietà, adesso sì che i carnefici possono mettersi al lavoro.

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