Flashmob dei Giudici di pace e Magistrati onorari

Flashmob per protesta oggi dei Giudici di pace e Magistrati onorari davanti alla Corte di...

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Flashmob per protesta oggi dei Giudici di pace e Magistrati onorari davanti alla Corte di Cassazione. Recenti sentenze CGUE e Consulta.

I Giudici di pace e i Magistrati onorari sono oggi 12 dicembre 2020 nuovamente scesi in Piazza dopo le recenti manifestazioni di Palermo e Milano, stavolta a Roma in piazza Cavour davanti al Palazzo di Giustizia sede della Corte di Cassazione.

Avevamo scritto poco tempo addietro, richiamando anche i precedenti articoli redatti in merito negli anni, dello stato di agitazione proclamato dai Giudici di pace e Magistrati onorari “1 Dicembre 2020 Giudici di pace e Magistrati onorari … I Giudici e Viceprocuratori, onorari, non hanno contributi previdenziali e sono pagati ad udienza. Inizia da Palermo e Milano il loro sciopero … In uno dei nostri articoli … si riportava una frase detta in una delle tante proteste della categoria: sembra che lo Stato italiano nella Giustizia abbia rivestito i panni del caporalato per assoldare dei braccianti della Giustizia”.

A dieci giorni, in tutta Italia, i Giudici di pace e Magistrati onorari protestano e chiedono “giustizia”. In sciopero della fame a Palermo e davanti ai singoli Tribunali di Bologna, Gorizia, Reggio Calabria, Napoli, Ancona e in altre città.

Stamani 300 Giudici di pace e i Magistrati onorari, per protesta sono rimasti per tre ore sotto la scalinata dello storico palazzo di piazza Cavour sede della Suprema Corte.

Avevano con loro anche un cartonato del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. La figura del ministro è stata però immediatamente portata via dalla polizia presente per vigilare sul flash-mob.

Hanno portato la solidarietà con la loro presenza il Procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e il Pm romano e segretario di Area (il gruppo dei giudici progressisti) Eugenio Albalmonte.

I Giudici di pace e i Magistrati onorari hanno tenuto in mano delle rose gialle spiegando che “La nostra rosa è la prova del tradimento dello Stato nei nostri confronti”. La rosa gialla infatti, un tempo era individuato come il simbolo del tradimento.

Intervistati alcuni, tra Giudici di pace e Magistrati onorari, hanno dichiarato “Noi trattiamo il 60% degli affari civili e penali, ma non abbiamo i diritti costituzionali di cui invece godono tutti gli altri lavoratori”; “Lavoro dal 1998 come magistrato onorario, ma sono senza previdenza, senza maternità, senza ferie pagate, senza pensione”; “Se ci ammaliamo non abbiamo nessuna copertura assicurativa. Però in media uno di noi fa due udienze a settimana, produce dalle 15 alle 20 sentenze al mese per 600 euro”.

Infine i Vpo di Roma (i vice procuratori onorari) che vanno in udienza al posto dei Pm, hanno annunciato che non andranno in aula.

Di recente, la CGUE (Corte di Giustizia UE), Seconda Sezione, sentenza 16 luglio 2020, causa C-658/18, nel decidere una questione pregiudiziale che era stata sollevata nel 2018 dal Giudice di pace di Bologna, statuisce sullo status lavorativo del giudice di pace, quale magistrato onorario, affermando che esso – oltre ad integrare la nozione di “organo giurisdizionale” ai fini della legittimazione a sollevare rinvio pregiudiziale dinnanzi alla Corte stessa – deve essere inteso, a determinate condizioni, quale “lavoratore” a tempo determinato secondo le rilevanti norme del diritto UE. In tale veste, ha aggiunto la Corte, il giudice di pace ha diritto di fruire delle ferie annuali retribuite in misura non inferiore a quelle di cui beneficiano i magistrati c.d. togati, a meno che la differenza di trattamento sia giustificata dalle diverse qualifiche richieste e dalla natura delle mansioni di cui detti magistrati devono assumere la responsabilità, circostanza che spetta al giudice del rinvio verificare.

La Corte Costituzionale italiana con sentenza N. 267 depositata il 9 dicembre 2020 ha considerato in diritto che <<Deve rammentarsi quanto questa Corte ha avuto modo di osservare all’indomani dell’emanazione della legge n. 374 del 1991, istitutiva del giudice di pace, cioè che «mentre il giudice conciliatore era per più ragioni un giudice minore, il giudice di pace si affianca – limitatamente al giudizio di primo grado – alla magistratura ordinaria nell’auspicata prospettiva che questo più elevato livello, così realizzato, consenta una risposta più adeguata, da parte dell’ordine giudiziario nel suo complesso, alla sempre crescente domanda di giustizia» (sentenza n. 150 del 1993) … Attesa l’identità della funzione del giudicare, e la sua primaria importanza nel quadro costituzionale, è irragionevole che il rimborso delle spese di patrocinio sia dalla legge riconosciuto al solo giudice “togato” e non anche al giudice di pace, mentre per entrambi ricorre, con eguale pregnanza, l’esigenza di garantire un’attività serena e imparziale, non condizionata dai rischi economici connessi ad eventuali e pur infondate azioni di responsabilità …>>.

L’opinione.

L’annosa durata di questa vertenza dei Giudici di pace e Magistrati onorari appare di difficile comprensione. Queste figure della Giustizia italiana sono chiaramente importanti al pari di quelle togate delle fasi preliminari e di primo grado, poiché anch’esse parimenti giudicano e decidono su altri cittadini. Eppure queste due categorie sono in modo evidente, quasi deliberato, marginalizzate specialmente nel profilo economico e previdenziale dai Governi e dal Palamento. In tutta Italia da decenni per ogni categoria di lavoratori del sistema pubblico, nazionale, regionale e comunale, sono stati attuati percorsi di formazione, stabilizzazione e persino promozioni a livelli superiori, anche in Magistratura (noto un famoso Pm) attraverso concorsi interni. La categoria dei Giudici di pace e Magistrati onorari sembra invece l’unica verso cui, al contrario, la Politica abbia un manifesto atteggiamento avverso. Oggettivamente non si riesce a capire quale possa essere la motivazione, la quale non dovrebbe rientrare neanche in quelle strettamente giuridiche dopo la pronuncia della Corte di Giustizia UE  (le cui decisioni sarebbero sovrastanti anche alle norme nazionali) e la sentenza di qualche giorno addietro della Corte Costituzionale.

Adduso Sebastiano

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