Perquisizioni e arresti alla Regione siciliana. Convocato Salvini in Commissione nazionale antimafia

Perquisizioni all’assessorato al Territorio nell’inchiesta sull’ex consulente della Lega per l’energia ed ex deputato di...

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Perquisizioni all’assessorato al Territorio nell’inchiesta sull’ex consulente della Lega per l’energia ed ex deputato di Fi, anch’egli arrestato.

Il Tribunale di Palermo ha disposto innanzitutto la misura cautelare per Paolo e Francesco Arata. Padre e figlio, il primo già consulente della Lega per l’energia ed ex deputato di Fi, che sono stati arrestati all’alba dalla Dia. Sarebbero soci occulti dell’imprenditore trapanese dell’eolico Vito Nicastri. La richiesta infatti è stata fatta dai Magistrati di Palermo, che insieme ai colleghi romani si stanno occupando dell’inchiesta sulle rinnovabili e sui nuovi prestanome che avrebbero portato avanti gli affari di Nicastri, il cosiddetto re dell’eolico, considerato vicino al boss Matteo Messina Denaro e di recente condannato a 12 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

L’arresto è stato disposto dal gip di Palermo Guglielmo Nicastro su richiesta della Dda guidata da Francesco Lo Voi. Gli Arata sono indagati da mesi per un giro di mazzette alla Regione siciliana che coinvolge anche Nicastri, tornato in cella già ad aprile poiché, dai domiciliari, continuava a fare affari illegali. Nel business c’erano anche gli Arata che, secondo i Pm, sarebbero soci di Nicastri.

Ai domiciliari è finito pure l’ex funzionario regionale dell’Assessorato all’Energia Alberto Tinnirello, accusato di corruzione.

Sono inoltre coinvolti nella vicenda anche una serie di pubblici ufficiali, quali Giacomo Causarano, funzionario dell’assessorato al Territorio e Ambiente e del funzionario del Comune di Calatafimi Angelo Mistretta, accusati di corruzione per l’esercizio delle funzioni. Invece il presidente della Commissione Via (Valutazione d’impatto Ambientale) dell’assessorato Territorio e Ambiente Alberto Fonte, risponde di abuso d’ufficio. La Dia sta in merito effettuando perquisizioni all’assessorato regionale al Territorio.

«Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli? (Tinnirello ndr)», diceva Arata non sapendo di essere intercettato. L’ex consulente del Carroccio definiva poi Causarano «un corrotto».

Tinnirello avrebbe incassato una tangente, non quantificata dai Pm, per dare informazioni sullo stato delle pratiche amministrative per la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e l’esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi – Segesta della Solgesta s.r.l., di proprietà di Arata e Nicastri.

Causarano avrebbe avuto 11 mila euro, mazzetta mascherata da pagamento di una prestazione professionale resa dal figlio, pure lui indagato. In cambio avrebbe passato informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti le istanze relative agli impianti di produzione di energia rinnovabile.

Mistretta avrebbe ricevuto 115mila euro per rilasciare una autorizzazione alla costruzione di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Arata e Nicastri.

Le indagini, spiegano gli Inquirenti, “hanno ulteriormente dimostrato che, oltre alla plurima creazione illecita di società dietro cui celarsi e continuare ad operare occultamente, Vito Nicastri, anche attraverso il suo prestanome Arata, intesseva – more solito – una fitta rete di relazioni con dirigenti e politici regionali al fine di ottenere (in un caso anche dietro versamento di denaro) corsie preferenziali e trattamenti di favore nel rilascio di autorizzazioni e concessioni necessarie per operare nel settore”. Così gli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta sull’eolico.

La Procura di Palermo ha pure disposto il sequestro di otto società che operano nel campo delle energie rinnovabili, settore in cui hanno investito gli indagati. A Nicastri, ritenuto dagli inquirenti tra i finanziatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro, tanto che la Procura ne ha recentemente chiesto la condanna a 12 anni per concorso in associazione mafiosa, il Gip non ha dato l’aggravante dell’avere favorito Cosa nostra che, invece, gli era stata contestata dai Pm.

“L’inchiesta è stata coordinata dal Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dal Pm Gianluca De Leo. Dalle attività di indagine è emerso – scrive il Gip di Palermo nella misura cautelare – che Arata ha portato in dote alle iniziative imprenditoriali con Nicastri gli attuali influenti contatti con esponenti del partito della Lega, effettivamente riscontrati e spesso sbandierati da Arata medesimo”.

Prosegue quindi anche il filone di inchiesta della Procura di Roma che vede l’ex consulente della Lega ed ex sottosegretario Armando Siri. L’indagine era stata avviata a Palermo ma poi trasferita, per la parte riguardante il politico, ai colleghi della Capitale. Secondo la Dda Siri sarebbe il destinatario di una tangente da 30 mila euro in cambio di un emendamento nell’ambito di un affare sull’eolico insieme con l’imprenditore Nicastri. Nel corso delle indagini che hanno portato all’arresto di Arata “tra i fatti di reato sono emersi anche ipotizzati accordi corruttivi raggiunti a Roma nel settembre 2018 da Paolo Arata, dal figlio Francesco e dell’attuale senatore Armando Siri”.

Scrive ancora il Gip nella misura cautelare “Ufficio con il quale è in corso pieno e proficuo coordinamento investigativo che ha consentito tra l’altro, lo scorso 18 aprile, l’esecuzione congiunta di attività di perquisizione e sequestro nei confronti di alcuni indagati iscritti sia nell’ambito del presente procedimento che nell’ambito di quello pendente innanzi alla A.G. di Roma.

Secondo il Gip, Paolo Arata “ha fatto tesoro della sua precedente militanza politica, in Forza Italia, per trovare canali privilegiati di interlocuzione con esponenti politici regionali siciliani ed essere introdotto negli uffici tecnici incaricati di valutare, in particolare, i progetti relativi al bio-metano. Dalle attività di indagine, infine, è emerso che Arata ha portato in dote alle iniziative imprenditoriali con Nicastri gli attuali influenti contatti con esponenti del partito della Lega, effettivamente riscontrati e spesso sbandierati”.

Il settore delle energie rinnovabili “è stato oggetto in tempi recenti di particolari attenzioni da parte di Cosa Nostra e degli imprenditori a questa vicini e/o contigui” scrive ancora il Gip di Palermo. Una “confluenza di interessi, da parte di più articolazioni mafiose“, che “è stata plasticamente rappresentata dal suo capo assoluto”, Totò Riina, “il quale durante la sua detenzione nel carcere milanese di Opera, nell’affrontare temi e vicende relative ad altre questioni criminali, commentava già nel 2013 con il suo interlocutore la decisione di speculare nel settore eolico da parte del latitante Matteo Messina Denaro, reo a dire del Riina di tralasciare gli affari tradizionalmente oggetto delle attività criminale di Cosa Nostra e di dedicarsi ai “pali”, figura retorica utilizzata dal boss per indicare l’attività imprenditoriale riferibile al settore dell’eolico”.

“Era assolutamente prevedibile, dunque -sottolineano i magistrati- che in ogni affare che dovesse e potesse interessare tale settore venisse coinvolto proprio Vito Nicastri” è quanto commenta con un tweet il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Nicola Morra “Arrestato Arata. Corruzione e mafia vanno combattute con durezza. Ora in Regione Sicilia chi aveva dato concessioni per i due parchi eolici in questione con grande leggerezza dovrà fornire risposte! Ho richiesto con lettera ufficiale in data 7 maggio 2019 la convocazione del Ministro dell’Interno Salvini in commissione Antimafia. Lettera ufficiale che è partita solo dopo numerose sollecitazioni informali per fissare una data di audizione già dalla terza settimana d’insediamento della commissione stessa, ovvero a dicembre 2018. Il rispetto istituzionale avrebbe richiesto una veloce risposta alle interlocuzioni informali anche per dare precedenza a chi è preposto con le sue linee guida alla lotta alla mafia – sottolinea Morra -. La lettera ufficiale è solo l’ultimo passaggio che oggi, anche alla luce dei nuovi arresti in Sicilia, mi vede costretto a renderlo pubblico e ribadire l’urgenza dell’audizione del ministro Salvini”.

Sugli arresti è intervenuto anche il Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci che ha dichiaratoSe dirigenti e funzionari saranno ritenuti responsabili devono marcire in galera, io butterei la chiave“.

L’opinione.

Non basta avere successo nelle elezioni in Sicilia venendo dal Nord se non si conosce la dissimulata (neanche tanto) regola nella Regione siciliana: Da un punto A a un punto B, scorre il grande fiume, tutti gli altri punti, c, d, e, f, ecc. sono solo affluenti del grande fiume”.

Adduso Sebastiano

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