I Pm di Caltanissetta chiedono 10 anni per l’ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante

Intanto la società Jonica Trasporti, la cui proprietà è al 51% dell’AST l’azienda della Regione...

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Intanto la società Jonica Trasporti, la cui proprietà è al 51% dell’AST l’azienda della Regione Sicilia e al 49% della Msa di Montante, è in difficoltà.

Era ritenuto uno degli uomini più influente dell’antimafia, tanto da dirsi che decideva nomine e governi. Oggi Montante è agli arresti e da poco ai domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Ci si era occupati del caso montante in precedenti articoli cui citiamo i più riepilogativi “Sicilia, indagato ex senatore precedentemente della commissione antimafia” e “Sicilia, Caltanissetta, 12 rinviati a giudizio dal Gip al processo Montante” e “Il processo Montante rimane a Caltanissetta”.

Durante il processo in corso presso il Tribunale di Caltanissetta, i Pubblici ministeri Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso al termine della loro requisitoria hanno chiesto per Antonello Montante una condanna a dieci anni e sei mesi di carcere. Una richiesta pesante e anche scontata di un terzo poiché Montante ha scelto di essere processato con il rito abbreviato. Secondo la Procura, Montante, per anni ritenuto paladino dell’antimafia, avrebbe messo in piedi una vera e propria rete di “spionaggio” con lo scopo di avere notizie sulle indagini della Magistratura a suo carico e per avere informazioni su quelli che riteneva suoi “avversari”. L’inchiesta sul cosiddetto “sistema Montante” era stata chiamata “Double face“ quasi a simboleggiare la “doppia faccia” della finta antimafia.

Il numero uno di Confidustria in Sicilia avrebbe influito per anni sulla politica regionale, decidendo assessori e nomine varie, grazie a stretti legami con servizi segreti deviati e uomini delle Istituzioni corrotti. Nel “cerchio magico“ di Montante tanti nomi eccellenti: da politici a giornalisti, da imprenditori a sindacalisti, fino uomini delle forze dell’ordine. Solo un mese fa la pubblicazione della relazione dell’Antimafia regionale, guidata da Claudio Fava, ha parlato di “un governo parallelo”. Fondamentali per l’inchiesta le denunce dell’imprenditore Marco Venturi, ex assessore alle Attività produttive del governo Lombardo ed ex amico di Montante, poi diventato il suo più grande accusatore.

Il rito abbreviato era stato richiesto anche dagli altri indagati, accusati di aver fatto parte del “cerchio magico” di Montante. Anche per loro la Procura ha chiesto pesanti condanne. Sette anni, un mese e 10 giorni per Diego Di Simone, l’ex ispettore di polizia diventato il capo della security di Confindustria, il più fedele scudiero di Montante per gli affari sporchi, dai controlli nella banca dati delle forze dell’ordine per i dossieraggi ai contatti con le misteriose talpe istituzionali rimaste senza nome. È stata sollecitata una condanna pure per Marco De Angelis, funzionario della questura di Palermo: 6 anni, 11 mesi e 10 giorni. Anche lui avrebbe avuto un ruolo determinante nell’attività di spionaggio. Due anni e 8 mesi sono stati chiesti per Andrea Grassi, ex funzionario del Servizio centrale operativo della polizia, oggi questore di Vibo Valentia: è accusato di aver fatto parte della catena delle talpe sarebbe prevista per he soffiarono a Montante l’indagine della Procura. Quattro anni e 6 mesi sono stati sollecitati per il colonnello Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta, un altro pezzo del “cerchio magico” di Montante. I Pm hanno invece chiesto l’assoluzione per Alessandro Ferrara, ex dirigente generale delle Attività produttive.

La sentenza del Giudice per le Udienze Preliminari, Graziella Luparello, è prevista per l’inizio di maggio, mentre prosegue col rito ordinario il processo nei confronti di altri 13 imputati, tutti nomi di primo piano: dall’ex presidente del Senato Renato Schifani all’ex capo dei servizi segreti Arturo Esposito, al tributarista Angelo Cuva, tutti accusati di essere stati anelli della catena delle talpe.

Intanto si apprende che è in difficoltà la società messinese Jonica Trasporti, la cui proprietà è al 51% dell’AST l’Azienda Siciliana Trasporti di proprietà della Regione Sicilia e al 49% della Msa (Mediterr Shock Absorbers) di proprietà del presidente della Confindustria siciliana, Antonello Montante,  che a sua volta sarebbe entrata anche nel capitale dell’ Azienda siciliana trasporti di cui oggi detiene lo 0,038% delle quote, una sottoscrizione di poche decine di migliaia di euro che avrebbero garantito all’ imprenditore nisseno un diritto di prelazione nelle operazione di privatizzazione dell’AST. Conseguentemente i 18 lavoratori che l’espletamento il pubblico servizio nella provincia Jonica messinese di trasporto di persone su strada, rischiano il posto di lavoro. L’Azienda Siciliana Trasporti aveva anche indetto un’asta per la cessione della quota del 51% del capitale sociale. Asta che è andata deserta.

La Jonica Trasporti era una s.r.l. costituita nel 1999 a capitale totalmente pubblico con unico socio l’AST, l’Azienda Siciliana Trasporti di proprietà della Regione Sicilia (in sostanza un’azienda pubblica regionale per trasporto di persone all’interno un’altrettanta pubblica del medesimo settore). Per decreto assessoriale regionale, acquisì tutte le concessioni insieme ai rispettivi contributi cosiddetti a chilometro e per acquisto pullman nonché il personale maschile, di una ditta locale di Santa Teresa Riva, la STAT, dopo che quest’ultima venne dichiarata fallita a seguito di una serie di attentati di alcuni anni prima definiti di “matrice mafiosa” che ne minarono il patrimonio economico. Dopo la Jonica Trasporti è stata trasformata in S.p.a. e il 49% ceduto a privati.

Adduso Sebastiano

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