Calatafini Segesta (Tp), sequestrato il parcheggio dell’area archeologica

Prosecuzione dell’operazione “Phimes” in cui sono stati arrestati il Comandante della Polizia Municipale e l’ex-sindaco...

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Prosecuzione dell’operazione “Phimes” in cui sono stati arrestati il Comandante della Polizia Municipale e l’ex-sindaco di Calatafimi Segesta.

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Alcamo, nelle prime ore della mattinata di oggi, hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Trapani, su richiesta della locale Procura della Repubblica, della società che gestisce il parcheggio attiguo al parco archeologico di Calatafimi Segesta (comune situato fra le colline dell’agro segestano, il paese, più conosciuto con l’originario nome di Calatafimi, ha assunto con una legge regionale la denominazione attuale, Calatafimi Segesta, soltanto nel 1997 in quanto nel suo territorio è ricompreso il sito archeologico di Segesta).

Il provvedimento rappresenta la prosecuzione dell’operazione denominata “Phimes” eseguita dai Carabinieri di Alcamo lo scorso febbraio, nella quale erano stati tratti in arresto l’imprenditore Isca Francesco e il vice Comandante della locale Polizia Municipale per il reato di corruzione. L’attività dei Carabinieri, infatti, aveva permesso di dimostrare l’esistenza di un patto corruttivo tra i due soggetti, volto a favorire il parcheggio gestito dall’imprenditore, mediante il sanzionamento di tutte le autovetture posteggiate in altri luoghi.

I successivi accertamenti svolti dai militari dell’Arma, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Trapani, hanno permesso di verificare come la società che gestisce il parcheggio in questione sia stata fittiziamente intestata ad altri due individui, cioè la figlia del vice Comandante della Polizia Municipale e il figlio dell’ex-sindaco di Calatafimi Segesta, Nicolò Ferrara”. Tale stratagemma era stato ideato dall’Isca al fine di eludere l’eventuale emissione di misure di prevenzione patrimoniali, pur continuando a mantenere la gestione e a ricevere gli incassi dell’attività.

L’imprenditore, infatti, appreso delle indagini sul conto di Vito Nicastri, arrestato insieme a Francesco Paolo Arata ed a cui era particolarmente legato anche in affari illeciti, aveva ritenuto opportuno non risultare quale proprietario e gestore diretto della società, nel timore che la stessa potesse essere oggetto di interesse da parte degli inquirenti. Il rischio era ben concreto, non solo perché la medesima sorte era spettata anche alle società di proprietà di personaggi a lui attigui, quali il Nicastri per l’appunto, ma anche perché un’altra ditta di Isca era stata cancellata dalla c.d. “white list” della Prefettura di Trapani (lista delle imprese non soggette a tentativo di infiltrazione mafiosa, operanti nei settori esposti maggiormente a rischio).

Tale provvedimento era dovuto, infatti, ai collegamenti accertatidi Isca – per il tramite dell’ex convivente legata ai Crimi di Vita (TP) – con la criminalità organizzata, in particolare con Musso Vito e Calogero.

Il GIP del Tribunale di Trapani, concordando con le risultanze investigative acquisite dalla Compagnia Carabinieri di Alcamo, ha disposto il sequestro preventivo della società, ora interamente affidata ad un amministratore giudiziario che continuerà a curarne l’attività, garantendo il regolare funzionamento del parcheggio. L’Isca, invece, dovrà rispondere, insieme ai due intestatari fittizi della società, del reato di “trasferimento fraudolento di valori”.

L’operazione Phimes scattò il 20 febbraio 2020, quando alle prime ore della mattinata i Carabinieri della Compagnia di Alcamo trassero in arresto, al termine di una prolungata attività di indagine iniziata nell’agosto 2018, Isca Francesco e Craparotta Salvatore. Il primo noto imprenditore edile titolare dell’area di parcheggio servente il parco archeologico di Calatafimi Segesta (soggetto molto vicino al re dell’eolico alcamese Vito Nicastri), ed il secondo Ispettore e vice Comandante della Polizia Municipale di Calatafimi Segesta (fino al dicembre 2019.

Le indagini dei Carabinieri consentirono di dimostrare l’esistenza di un patto corruttivo tra Isca e Craparotta. Quest’ultimo infatti, sfruttando il proprio ruolo di Vice Comandante della Polizia Municipale di Calatafimi Segesta, utilizzava indebitamente gli strumenti in suo possesso per agevolare l’attività economica e incentivare gli introiti del parcheggio gestito dalla società “Nuovi Sistemi Edili srl” riconducibile al citato Isca, multando con assiduità– sia su chiamata di Isca che di iniziativa – gli automobilisti che parcheggiavano le loro auto fuori dal parcheggio a pagamento lungo la strada che conduce al tempio.

Il totale asservimento del Craparotta al volere di Isca è risultato essere il prezzo da pagare per l’assunzione, da parte di quest’ultimo, dei parenti più stretti dell’Ispettore all’interno delle società riconducibili ad Isca operanti all’interno del parcheggio: infatti la figlia è socia al 50% della “Segesta Green Tour srl” (incaricata della gestione dell’area di parcheggio di Isca) mentre la moglie e il genero sono dipendenti. Un altro figlio di Craparotta Salvatore,è assunto presso la “Nuovi Sistemi Edili srl”, società proprietaria del parcheggio e amministrata direttamente da Isca.

L’attività di indagine, protrattasi meticolosamente per più di un anno, è stata condotta sia con metodi classici (servizi di osservazione, pedinamenti e raccolta di informazioni) sia con attività tecniche (intercettazioni telefoniche ed ambientali) oltre che con acquisizioni documentali presso gli uffici del Comune di Calatafimi Segesta.

Sono stata inoltre notificate informazioni di garanzia ad altri cinque indagati: Craparotta Maria (moglie di Craparotta Salvatore), dall’ex sindaco di Calatafimi Segesta Vito Sciortino e dal Comandante e due appartenenti alla Polizia Municipale di Calatafimi Segesta per i reati di favoreggiamento, abuso d’ufficio e falsità materiale ed ideologica.

La moglie del Craparotta infatti, convocata dai militari della Compagnia per essere interrogata nell’aprile 2019, concordava preliminarmente con il marito la versione da fornire ai militari e, successivamente, contattava la moglie di Isca per informarla, aiutandolo così ad eludere le investigazioni.

L’ex Sindaco Sciortino dovrà invece rispondere di abuso d’ufficio e falsità materiale ed ideologica, perché senza averne titolo (in quanto l’area archeologica, prima di diventare Ente Autonomo, dipendeva direttamente dal Dipartimento dei Beni Culturali della Regione Sicilia), imponeva alla direzione del parco archeologico di Segesta, mediante l’adozione di un atto a sua firma – informale e privo di protocollo – di non far parcheggiare veicoli al suo interno, in tal modo favorendo l’attività di parcheggio di Isca.

Gli altri tre componenti della Polizia Municipale di Calatafimi Segesta coinvolti nella vicenda e che hanno ricevuto avvisi di garanzia sono il Comandante della Polizia Municipale Collura Giorgio, l’Ispettore Accardo Leonardo e l’Agente Accardo Vito. Gli stessi saranno chiamati a rispondere, a vario titolo, di abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e falsità materiale ed ideologica in atti pubblici, condotte finalizzate ad agevolare l’attività dell’azienda di Isca ed a penalizzare quelle concorrenti.

L’attività di indagine si è conclusa dopo una lunga serie di accertamenti posti in essere dalla Compagnia dei Carabinieri di Alcamo che hanno consentito di dimostrare le condotte delittuose sopra meglio delineate.

Isca Francesco, è un imprenditore edile originario di Vita e coinvolto marginalmente nella recente inchiesta giudiziaria palermitana sul caso Nicastri/Arata. Lo stesso sino al 2004 conviveva con Crimi Paola Anna Maria, figlia del mafioso Crimi Leonardo e sorella del pluripregiudicato Crimi Salvatore nonché cognata del mafioso Musso Calogero.

Il GIP del Tribunale di Trapani, concordando con le risultanze investigative acquisite dalla Compagnia Carabinieri di Alcamo sotto la direzione della Procura della Repubblica di Trapani, aveva quindi disposto l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dei due principali indagati, Isca Francesco e Craparotta Salvatore, mentre per gli altri (Sciortino Vito, Craparotta Maria, Collura Giorgio, Accardo Leonardo e Accardo Vito) sono stati emessi cinque informazioni di garanzia.

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